Riardo, Francesca uccisa con un fucile
in camera da letto: «È stato un incidente»

Francesca
Francesca
Marilu Mustodi Marilù Musto
Giovedì 27 Ottobre 2022, 23:10 - Ultimo agg. 1 Novembre, 16:19
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Il colpo in faccia ha cancellato per sempre il viso giovane e bello di Francesca, 28 anni e una vita stroncata per un folle gioco finito con la morte in camera da letto. Vicol Ciprian, moldavo residente a Riardo, ha esploso il colpo dal fucile calibro 12, doppia canna, puntando al volto della ragazza, durante una performance che simulava uno scherzo ancora poco chiaro agli inquirenti. Queste, al momento le ipotesi più accreditate per spiegare quanto avvenuto a Riardo. La ragazza era vestita, e Vicol ha dichiarato che «stavano maneggiando l’arma per curiosità». L’avevano trovata lì sul letto. Ma puntare al volto significa la fine, certa. Ed è per questo che Francesca Compagnone, 28 anni di Teano, ma residente proprio a Riardo, è morta senza nemmeno rendersi conto di ciò che le stava succedendo. L’esplosione ha fatto sobbalzare il corpo per poi bloccarlo, per sempre. È stato in quel momento che Vicol, ventitreenne, amico di vecchia data della ragazza, in preda al panico è uscito di corsa dall’abitazione della giovane di via Sant’Antonio Abate chiedendo aiuto, telefonando lui stesso ai carabinieri: «È successo un incidente, correte», avrebbe detto.

In casa non c’era nessuno, al momento dell’incidente e, a quanto pare, tre fucili si trovavano nell’abitazione incustoditi: uno (quello utilizzato da Vicol, era sul letto). Ma cosa ci facevano tre fucili semiautomatici in una comune abitazione di Riardo? Per gli inquirenti, erano detenuti legalmente dal padre di Francesca, per motivi di caccia. La dinamica, tuttavia, ha dei punti oscuri: non è chiaro se Francesca sia finita in camera con Vicol per sua volontà o sia stata costretta. Ma non si può parlare di femminicidio, almeno non ancora, fanno sapere dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere che sta seguendo il caso. Di certo, Vicol, origini moldave ma da anni residente in Italia, giovane lavoratore in una società che si occupa di ristorazione a Riardo, ora si trova agli arresti domiciliari con l’accusa pesantissima di omicidio colposo. La tragedia si è consumata nella tarda serata di mercoledì, nella casa quasi vuota della famiglia Compagnone, alle prese con un trasloco da Teano nei giorni scorsi. 

A commentare l’accaduto è stato anche il sindaco di Riardo, Armando Fusco: «Una tragedia assurda – ha spiegato - Francesca sembra aver trascorso la serata in un locale pubblico, in compagnia di un giovane, residente in Riardo, poco più che adolescente, con il quale, successivamente, si è recata presso l’abitazione di proprietà, all’interno della quale ha perso la vita a causa di un colpo d’arma da fuoco», ha ricostruito Fusco, che ha anche lanciato un appello: «In questo doloroso momento, che ha sconvolto e rattristato tutti, rivolgo un accorato appello al giovane che era in sua compagnia, affinché collabori senza alcuna riserva con le autorità inquirenti e la magistratura per chiarire ogni aspetto di questa dolorosa vicenda.

Purtroppo, nulla potrà restituire Francesca alla vita, ma è necessario affermare la verità su quanto accaduto sia per onorare la memoria della vittima, che per dare, se possibile, conforto ai familiari». 

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Nelle prime ore della mattinata di ieri, la notizia circa la terribile vicenda ha percorso le strade del comune riardese, lasciando increduli ed esterrefatti gli abitanti del posto. Una volta venuti a conoscenza dei primi tragici dettagli sulla scomparsa della povera Francesca, amici e parenti hanno letteralmente invaso i social. Gli amici si sono stretti intorno al dolore della famiglia della ventottenne, facendo sentire tutta la vicinanza a Nino e Maria, i genitori di Francesca e ai fratelli Alex e Simona. La famiglia Compagnone, in verità, è molto conosciuta in città perché gestisce un noto supermercato. Anche Francesca dava una mano all’impresa di famiglia.

Alla famiglia Compagnone si sono stretti anche gli abitanti di Pietramelara, città d’origine della signora Maria, la mamma della povera Francesca. I tre fucili detenuti dal padre della vittima sono stati sequestrati dai carabinieri della compagnia di Capua che stanno indagando sul caso e il corpo della povera ventottenne si trova ora nel reparto di Medicina legale di Caserta. L’autopsia svelerà la dinamica e getterà forse luce su questa morte assurda mentre il genitore rischia una denuncia per omessa custodia delle armi da fuoco.

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