Riardo, svolta in Cassazione per l'omicidio di Halloween

Francesca Compagnone fu uccisa nella sua camera da letto

L'addio a Francesca Compagnone
L'addio a Francesca Compagnone
Marilu Mustodi Marilù Musto
Venerdì 23 Giugno 2023, 08:19 - Ultimo agg. 24 Giugno, 15:36
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Ricorso fondato: la corte di Cassazione accoglie l'appello della Procura di Santa Maria Capua Vetere sul giallo della morte di Francesca Compagnone, la 28enne uccisa per «gioco» dal suo amico Vicol in camera da letto, con un colpo di fucile in faccia. È "omicidio volontario" l'accusa contestata dalla Procura di Santa Maria nei confronti di Vicol Ciprian, 23 anni di origini moldave, che però fu scarcerato dal giudice del tribunale che cambiò il capo di accusa in "omicidio colposo". Questo portò alla liberazione del ragazzo. Ora, la Cassazione chiede una nuova valutazione al tribunale del Riesame perché nè la motivazione del giudice nè quella del tribunale della libertà è stata ritenuta esaustiva sul reato di omicidio colposo.

Tutto si gioca sul filo del rasoio. La domanda è solo una: Vicol uccise volontariamente Francesca dopo una lite o quel colpo partì per un gioco macabro? Per l'ufficio inquirente di Santa Maria Capua Vetere vale la prima ipotesi. Ed è per questo che, dopo una prima bocciatura del giudice, i magistrati sono ricorsi alla corte suprema di Cassazione che ha accettato la legittimità del ricorso. Gli atti, ora, dovranno tornare ai giudici del tribunale per decidere sulla base anche della motivazione degli ermellini di piazza Cavour.

Di fatto, il ragazzo oggi è libero di circolare sotto gli occhi dei genitori di Francesca che gestiscono un supermercato nei pressi dell'abitazione di Vicol, a quanto pare. I pm Nicola Camerlingo e Gionata Fiore non si sono mai arresti e hanno sempre ritenuto che l'omicidio fosse aggravato da futili motivi e dall'esistenza di una relazione burrascosa tra i due.

Un'altra circostanza avrebbe fatto insospettire gli inquirenti: Vicol avrebbe premuto il grilletto tre volte, le prime due volte il fucile non espulse proiettili, ma la terza (dopo aver «scarrellato» caricando), il colpo bucò il viso di Francesca, distante solo un metro e mezzo da Vicol, seduta sul letto. Il suo cadavere venne trovato ai piedi del letto, in un lago di sangue. La sequenza dell'orribile morte di Francesca emerge dagli atti allegati all'ordinanza di scarcerazione firmata dal gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere dove si "legge", fra le righe, che i protagonisti di questa vicenda avevano messo in scena uno strano scherzo in stile Halloween dopo una serata trascorsa in un locale con la ragazza, mirando però alla fronte di Francesca con il fucile Benelli semiautomatico calibro 12. L'arma detenuta legalmente dal padre di Francesca, cacciatore, è ancora sequestrata. Quale fu il reale motivo dell'esplosione?

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Una cosa è certa: la ricostruzione del delitto è sempre stata affidata solo al racconto di Vicol, incensurato e «protetto» dal sentimento di rimorso per aver premuto il grilletto. «Vuoi vedere come si spara?», avrebbe detto a Francesca. Tra gli elementi che hanno portato gli investigatori a ipotizzare, però, un quadro più grave di quello emerso inizialmente, tanto da contestare l'omicidio volontario, c'è una circostanza precisa: il 23enne avrebbe premuto il grilletto per tre volte puntando sempre verso Francesca, ferma davanti alla finestra della camera, per cui lo avrebbe fatto accettando il rischio che potesse partire un colpo dal fucile. Il giovane aveva, comunque, riferito ai carabinieri che Francesca gli aveva assicurato che l'arma fosse scarica Per questo fu scarcerato prima ancora che il corpo di Francesca, 28 anni, venisse seppellito. Da allora sono trascorsi sette mesi e la verità fatica ad arrivare. 

 

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