Telescopio da record, i moduli da San Nicola al mare di Malta

I moduli ottici costruiti nei laboratori di Capacity

Uno dei moduli del maxi telescopio
Uno dei moduli del maxi telescopio
di Nadia Verdile
Martedì 29 Agosto 2023, 08:56 - Ultimo agg. 13:26
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Sarà il telescopio più grande al mondo, in parte "Made in Caserta", ed è targato Università della Campania "Luigi Vanvitelli".
Partite ieri mattina dai laboratori Capacity (Campania AstroPArtiCle InfrastrucTure facilitY) a San Nicola la Strada, sette unità di rilevamento che raggiungeranno, nei prossimi giorni, le acque internazionali al largo di Malta. Composte da moduli ottici digitali, le Du, così chiamate in termini tecnici, andranno a realizzare, con le altre che seguiranno, questo straordinario strumento di studio, il più grande e più potente mai realizzato. Nell'infrastruttura nata dalla sinergia tra l'Università "Vanvitelli", dipartimento di Matematica e Fisica, e l'Istituto nazionale di fisica nucleare, sezione di Napoli, si lavora a tambur battente al ritmo di tre moduli al mese per un risultato straordinario che racconta di un team affiatato e fortemente competente.

«Di dimensioni colossali spiega il professore Lucio Gialanella, direttore del dipartimento di Matematica e Fisica della "Vanvitelli" e del progetto coordinatore il telescopio sarà di circa un chilometro cubo di volume».

Delle costruzioni umane solo la muraglia cinese precederà sul podio dei primati questo telescopio in via di realizzazione. «Questo telescopio continua Gialanella non segue le modalità degli strumenti a cui siamo abituati, cioè non raccoglie la luce che viene emessa, oppure rimbalzata, dai corpi celesti. Posto nelle profondità marine, osserva ciò che consegue ad eventi massimamente energetici dell'universo, come può essere una collisione di buchi neri, stellari o l'esplosione di una supernova. Da questi fenomeni avviene non solo una produzione di luce ma anche l'emissione di altre particelle e tra queste i neutrini che hanno una peculiarità, viaggiano lungo distanze cosmiche ben più lunghe di quelle che percorre la luce, senza interruzioni, con una traiettoria rettilinea, fino ad arrivare a noi dalle più lontane sorgenti dell'universo».
Una sorta di macchina del tempo, per usare un'espressione per niente scientifica, che farà arricciare il naso al professor Gialanella, che consente di "guardare", attraverso i neutrini, quello che è accaduto anche miliardi di anni fa nello spazio.

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«L'universo dice il professore Pasquale Migliozzi, responsabile del progetto per l'Infn ha un'età stimata tra i 13 e i 15 miliardi di anni.

Quindi il lavoro che faremo sarà quello di cercare di osservare gli eventi che sono accaduti in tempi remotissimi. Per fare questa cosa straordinaria utilizziamo la nostra Terra come bersaglio attraversato dai neutrini che vengono dagli angoli più remoti del cosmo. Questo esperimento viene condotto da una collaborazione internazionale diffusa su tutto il pianeta, cinque continenti, sessanta istituti di ricerca, centinaia di scienziati. Il tempo di vita previsto per questo telescopio è di una ventina di anni».

Un centro di eccellenza allocato nei locali che furono dell'ex Ciapi e che oggi è per il mondo scientifico un avamposto di ricerca, punto di riferimento per nazioni di tutto il mondo. Le sette unità di rilevamento partite ieri da San Nicola la Strada stamattina lasceranno il porto di Catania alla volta dell'isola di Malta. Da lì poi, sempre seguite, monitorate e controllate da cinque esperti del progetto, saranno portate al largo e calate ad una profondità di tremilacinquecento metri. Intanto, grazie ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), sono in corso lavori di ampliamento del laboratorio che, di qui a breve, sarà il più grande in Europa per l'integrazione, calibrazione e test dei moduli di rivelazione dell'esperimento Km3NeT.
 

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