Usura, sequestrate auto e ville per oltre 6 milioni di euro: incontri al cimitero per minacciare le vittime

Usura, sequestrate auto e ville per oltre 6 milioni di euro: incontri al cimitero per minacciare le vittime
Martedì 3 Febbraio 2015, 11:12 - Ultimo agg. 11:17
2 Minuti di Lettura
CASERTA - La Procura della Repubblica di S. Maria Capua Vetere ha disposto il sequestro preventivo di beni mobili e immobili, nei confronti di Angelo Pontillo di Capodrise, 54 anni, e di Marco Ricciardi, 55 anni di Marcianise, indiziati del reato di usura continuata aggravata in concorso. Il provvedimento di sequestro ha riguardato tre ville, otto appartamenti, terreni, locali ad uso commerciale, depositi e rimesse in vari comuni della provincia di Caserta, per un valore complessivo stimato di oltre 6 milioni di euro, nonché autovetture di lusso e conti correnti nella disponibilità degli indagati e dei loro prossimi congiunti.



Le indagini, condotte dalla Stazione dei carabinieri di Macerata Campania e coordinate da Sezione Criminalità economica della Procura, hanno preso avvio nel 2012 e hanno consentito di far luce su un vasto giro di prestiti di carattere usurario gestito dagli indagati, anche con la complicità di altri soggetti, ai danni di imprenditori e operatori commerciali del casertano.

I tassi di interesse applicati si aggiravano tra il 7% ed il 10%, al mese. L'attività investigativa, svoltasi in una prima fase attraverso intercettazioni, perquisizioni e sequestri, si è avvalsa successivamente della collaborazione di alcune

delle vittime, costrette, in alcuni casi, a cedere immobili o ad operare forniture di merci e materiali in favore degli indagati per estinguere i debiti

contratti.



In tale quadro, nel dicembre 2012, furono arrestati Pontillo e Ricciardi, e veniva imposto il divieto di dimora nella provincia di Caserta a Simmaco Zarrillo, 50 anni di Marcianise, indagato nel medesimo procedimento, in quanto coinvolto in alcune delle vicende usurarie.



L'adozione delle misure cautelari personali si è resa necessaria, visto che gli indagati, percepita in qualche modo l'esistenza di un'attività di indagine a loro carico, avevano dato inizio ad una intensa e capillare opera di "avvicinamento" delle vittime, volta ad indurre le persone offese a rendere agli organi inquirenti versioni di comodo, prospettando loro, in qualche caso, la possibile remissione dei debiti residui.



In una circostanza uno degli indagati, al fine di eludere le investigazioni e di evitare possibili intercettazioni delle conversazioni, aveva convocato le proprie vittime all'interno di una cripta del cimitero di Capodrise, sollecitando in maniera minacciosa il pagamento dei debiti ed invitando le vittime stesse a non collaborare con l'Autorità giudiziaria.



Solo dopo l'arresto degli indagati alcune delle vittime più reticenti, che, in una prima fase, avevano ostinatamente negato di avere fatto ricorso a prestiti usurari, si erano aperte con gli investigatori, ricostruendo nei dettagli i rapporti economici con gli indagati e le condizioni "capestro" loro imposte.