Carlo Emilio Gadda, la ristampa di scritti vari riporta a galla la figura del napoletano Ernesto Cacace

L'omaggio al pediatra dell'istituto nipiologico

Carlo Emilio Gadda
Carlo Emilio Gadda
di Ugo Cundari
Giovedì 9 Novembre 2023, 11:00
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Ri(leggere) Carlo Emilio Gadda fa sempre bene. E può ancora riservare sorprese, (ri)scoperte.

Si prenda I viaggi la morte, raccolta di scritti sparsi appena ripubblicata a cura di Mariarosa Bricchi per Adelphi in (pagine 423, euro 24) non più edita in singolo volume dalla fine degli anni Settanta.

E, più specificatamente, si prenda Emilio e Narcisso, del 1949, dedicato ad una branca della medicina, la nipiologia, ed al suo fondatore, Ernesto Cacace, oggi entrambi dimenticati.

La prima è quella parte della pediatria che si occupa della prima età, cioè dell'età in cui non si parla, ossia lo studio integrale del lattante da tutti i punti di vista: biologico, psicologico... Il suo fondatore fu un pediatra napoletano il cui nome dall'onomatopea casareccia probabilmente contribuì a stimolare la fantasia di Gadda: «La scuola napoletana, che il nome del proprio restitutore e direi padre onora nel sommo nome di Ernesto Cacace, ha voluto sceverare e disgiungere dal voluminoso digesto di Pediatria un particolare e antistante libro o paragrafo e lo ha intitolato Nipiologia o scienza del lattante, nonché infante e giacente». Diventato subito nello scoppiettante stile gaddiano il «dottor Cacace», il medico nel 1905 aprì a Capua il suo istituto nipiologico e con la partecipazione al congresso pediatrico di Rio de Janeiro (1922) ottenne il riconoscimento della nipiologia come disciplina, «per quanto le parole valgano, speciale ed autonoma. Fu proclamata a maggioranza opprimente la indipendenza della Nipiologia dalla Pediatria».

Si consumò quindi una «guerra di secessione incruenta, misericorde anzi: e oggi noi ci felicitiamo di poter distinguere con sicurezza i lumi dai lumi: la lampada di Nipiologia da quell'altra, di Pediatria» così da avere il dovere di sentirci «nipiologi alla culla, pediatri alla Cresima». Alla fine della sua erudita disquisizione, Gadda demolisce i meccanismi di sviluppo di ogni personalità, sempre gli stessi, in base ai quali si diventa prima egoisti, poi egotisti, infine narcisisti spesso dotati di una «carica narcissica», con due esse, «di una potenza anomala». Così irride e smonta ogni costruzione di identità, sempre finta, perché hai voglia a gonfiarlo, l'io rimarrà sempre «vagotonico, soccombente per partito preso cioè per deliberata poetica a una storia bugiarda». Nessuno si salva, neanche lo scrittore, e qui ci sono le più impietose pagine che un autore abbia mai concepito per sporcare il mito della propria arte: «L'io rappresentatore-creatore veduto nella sua saldezza, e nella fissità centrica che è propria di quel cavicchio ch'egli è, circonfuso d'un tempo stolido e inerte, a versar luce nella tenebra come riflettore nelle paure della notte, è idolo tarmato, per me. È bambolotto della credulità tolemaica».

Ma torniamo al dimenticato Cacace. Se di nipiologia oggi si parla poco di lui anche meno: nato il 21 agosto 1872 a Napoli morì a Torino il 25 giugno 1956. La nipiologia, cardine «intorno a cui ruotò la sua vita» ricorda la scheda che la Treccani gli dedica, iniziò un lento declino dopo la morte sua e dei suoi più stretti e diretti collaboratori, tra cui, a Napoli, Luigi Auricchio. Ma prosperò quanto bastò perché l'ingegner Gadda se ne occupasse tra un pasticciaccio brutto e l'altro. 

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