Claudio Fracassi, Un uomo da bruciare: riabilitato l'eretico Giordano Bruno

Il filosofo francese Pietro Bayle nel suo Dizionario storico e critico liquidò Bruno in poche righe definendolo uomo «abominevole»

Giordano Bruno
Giordano Bruno
di Ugo Cundari
Sabato 4 Novembre 2023, 12:00
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Quando il puzzo acre delle carni bruciate vive si disperse e sul rogo di Campo dei fiori rimase un mucchietto di cenere e ossa di quel che un tempo era stato un grande pensatore, gli uomini del papa Clemente VIII diedero avvio alla polverizzazione anche della memoria e delle opere dell'eretico Giordano Bruno. Nessuno avrebbe dovuto ricordarlo, nessuno conoscere le sue anticristiane teorie sul multiverso, la magia, l'alchimia, la memoria, la vera natura di Dio. Giordano Bruno non era mai nato. L'oblio imposto durò per due secoli dopo quella tremenda notte del 17 febbraio 1600.

Quasi cento anni dopo il rogo il filosofo francese Pietro Bayle nel suo Dizionario storico e critico liquidò Bruno in poche righe definendolo uomo «abominevole», un empio, un ateo, un libertino. Gli storici si sono confrontati a lungo per stabilire quando iniziò la riabilitazione del filosofo nolano, non da parte dell'accademia, perché si sa che il merito fu di Schelling nella prima metà dell'Ottocento, ma da parte del grande pubblico. Oggi a offrire una lettura nuova della rinascita popolare di Bruno è il giornalista Claudio Fracassi in Un uomo da bruciare (Mursia, pagine 276, euro 18).

Era il 1865 e un gruppetto di studenti universitari napoletani, particolarmente impegnati e dall'animo rivoltoso, partecipò a quella che fu definita «l'inaugurazione artistica» del cortile delle statue in via Mezzocannone. Tra i busti scoperti c'era anche quello, realizzato nel 1863, di Giordano Bruno che l'allora senatore Paolo Emilio Imbriani, sensibile alla libertà di pensiero lui che era stato condannato a morte dai Borbone, definì «un filosofo libero, indagatore dei segreti della natura, che consumò a Roma le carni ma non lo spirito». Non si conoscono i nomi degli studenti ma da quel momento loro, poi quelli romani e infine i movimenti studenteschi europei, elessero a eroe della libertà di pensiero Giordano Bruno. La mobilitazione napoletana portò alla sottoscrizione internazionale per erigere la statua a Campo dei Fiori, con comitati che nascevano spontaneamente in tutte le città, a cominciare da Napoli. il monumento fu inaugurato nel 1889, da allora si susseguono le pubblicazioni sulla sua vita e la ristampa delle opere del filosofo nolano, che ha trovato la meritata fortuna non riconosciutagli per duecento anni. Il saggio di Fracassi riporta in appendice i verbali delle accuse degli inquisitori, e fa impressione ricordare che la Chiesa ammise le proprie colpe per il rogo bruniano solo il 18 febbraio del 2000, quando papa Giovanni Paolo II inviò una lettera ai partecipanti a un convegno su Bruno a Napoli in cui ammise che quel rogo «costituisce oggi per la Chiesa un motivo di profondo rammarico, un triste episodio della storia cristiana moderna», pur precisando che la valutazione sull'opera del nolano non cambiava perché «il cammino del suo pensiero lo condusse a scelte intellettuali che progressivamente si rivelarono, su alcuni punti decisivi, incompatibili con la dottrina cristiana». Quella stessa dottrina che l'aveva mandato al rogo. 

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