Poche cose fanno capire il rapporto che uno studioso ha con i suoi libri come l'addentrarsi nella sua biblioteca. Le due sale al piano terra che da oggi ufficialmente accolgono gli oltre 35.000 volumi di Giuseppe Galasso, all'Accademia dei Lincei a Roma, ne sono prova «vivente», ricostruite con le librerie sistemate nel modo più simile all'appartamento dello storico napoletano (19 novembre 1929-12 febbraio 2018), con una delle sue scrivanie, la poltrona ed altri arredi.
La volontà di dar vita nella medesima sede dei Lincei anche al Centro studi per gli studi interdisciplinari sul Meridione conferma l'attaccamento di Galasso alla sua Napoli, come a tutto il Mezzogiorno sul quale si concentrarono spesso i suoi studi e scritti: «Volevamo che la biblioteca di nostro padre rimanesse integra, noi figli abbiamo conservato solo pochi volumi, vederla oggi in questa sede è una grande gioia», commenta Giulia Galasso, felice per l'inaugurazione alla presenza del presidente Mattarella, «che ha espresso vivo compiacimento per l'iniziativa».
Grazie a un fondo di 25.000 euro avuto dalla Direzione generale biblioteche e diritto d'autore, da luglio scorso è stato possibile catalogare circa 8.000 volumi ma è ancora presto avere una data certa di ultimazione e relativa fruizione della biblioteca.
Immancabili, nella vita di uno studioso, foglietti con appunti, fotografie, ritagli di giornali con date e segnalibri custoditi tra le pagine: «Sfogliando i volumi per la catalogazione ne abbiamo trovati molti», ricorda Alessandro Romanelli, responsabile dei fondi moderni dell'Accademia dei Lincei, «e sono stati anch'essi oggetto di una parallela catalogazione, in un apposito contenitore».
Accademico dei Lincei dal 1977 Giusppe Galasso fu docente universitario di Storia medioevale e moderna alla facoltà di Lettere dell'università di Napoli. Da sottosegretario al ministero per i Beni culturali e ambientali si rese promotore della legge 8 agosto 1985, n 431, dispositivo giuridico lungimirante e antesignano per la tutela del paesaggio e dell'ambiente, poi universalmente nota come «legge Galasso». «Le sue cariche politiche e accademiche, fu tra l'altro presidente della Società napoletana di storia patria, testimoniano, unitamente alla monumentale Storia del Regno di Napoli (1261860) in sei volumi, della sua sterminata, appassionata e documentatissima produzione scientifica sulla storia d'Italia d'Europa, e del Mezzogiorno, di Napoli in particolare, e delle sue componenti economico-sociali e istituzionali, dal Medioevo ai nostri giorni», sottolinea Roberto Antonelli, presidente dell'Accademia dei Lincei. A lungo collaboratore de «Il Mattino», per Giuseppe Galasso non era concepibile una storia di Napoli che non fosse anche storia europea. È anche per questo che oggi la sua biblioteca al Licei e l'apertura del Centro studi per gli studi interdisciplinari sul Meridione ci appaiono quale porta aperta della stessa Europa verso il Mediterraneo. Anche se Napoli, la sua Napoli, non ha fatto niente per conservare in città i libri che il professore aveva conservato per una vita.