“L'altra scommessa” di Antonio Pascale al Capua il Luogo della Lingua festival

Dialogo sul pessimismo con Francesco de Core

Antonio Pascale
Antonio Pascale
di Mariamichela Formisano
Giovedì 6 Luglio 2023, 17:03 - Ultimo agg. 19:32
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Antonio Pascale, scrittore casertano, giornalista, saggista, autore televisivo, è un amico storico del Capua il luogo della lingua festival che, con la direzione artistica di Giuseppe Bellone, da diciotto edizioni promuove tutto l'anno la lettura e i linguaggi della cultura nella città del Placito Capuano, primo documento scritto in volgare datato 960 d.C.

E all'appuntamento al Museo Campano di Capua, nella giornata dedicata alle belle firme casertane, Antonio Pascale ha presentato il suo libro "L’altra scommessa.

Pascal, indagine sul pessimismo" (Marsilio, 2023), un pamphlet sulla necessità del pessimismo e sulla novità dell’ateismo.

E mentre la scommessa di Blaise Pascal, di cui a giugno di quest'anno è ricorso il 400° anniversario della nascita, riguardava Dio, la scommessa di Antonio Pascale è un’altra e non riguarda l’esistenza di Dio, ma parte dalla seguente domanda: possiamo usare il pessimismo di Pascal per indagare laicamente sulla natura umana? Per capire perché gli esseri umani si sono inventati Dio e le storie?

«E' una indagine sul pessimismo - spiega - del quale ritengo abbiamo un’idea sbagliata pensando che sia un sistema di pensiero depressivo. Invece è anche vero che, abbassando le illusioni e guardando con più attenzione la natura umana, possiamo capire meglio chi siamo. E se capiamo meglio la materia che ci struttura, sogniamo anche meglio».

E quale debba essere la scommessa per il futuro di un festival che  promuove i linguaggi della cultura in una forma sempre più contemporanea e adatta a comunicare la bellezza, Antonio Pascale non ha dubbi:

«Credo che il problema sia proprio quello della lingua. Tutto ruota intorno ad un codice, e spesso i letterati hanno un codice che pochi conoscono. Invece la scommessa credo sia quella di spostare o comunque aprire questo codice, contaminarlo con altri codici. Perché se la lingua resta in un circuito chiuso, poi si finisce a parlare da soli o tra le stesse persone. Se invece si riesce a contaminare i codici è più probabile che si buttino ponti verso gli altri e gli altri verso di noi. E già che ci incontriamo a metà strada è buona cosa per un festival». 

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In dialogo con Pascale, Francesco de Core primo casertano alla guida del quotidiano Il Mattino.

«Essere qui oggi per me, nella giornata che celebra la bella scrittura casertana, è un momento importante anche proprio da un punto di vista emotivo e non solo professionale. Perché c'è il riconoscimento di una stagione che Caserta sta vivendo oramai da anni e che vede qui oggi insieme scrittrici di nuova generazione come Carmen Verde, Olga Campofreda, insieme a scrittori come Francesco Piccolo ed Antonio Pascale che sono punti di riferimento anche per loro.  Il che vuol dire che c’è un ricambio generazionale, ed è molto importante per una città piccola come Caserta e per un festival, come il Capua il luogo della Lingua, che sta crescendo sempre di più e che sono felice dia riconoscimento anche a queste nuove realtà territoriali che si impongono a livello nazionale».

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