Luigi Del Vecchio, Un'insospettabile presenza: ​c'è un serial killer ad Ostuni?

Il generale della Finanza in pensione presenta il suo primo thriller, romanzo interamente calato nell'amata Ostuni

Luigi Del Vecchio
Luigi Del Vecchio
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Domenica 24 Settembre 2023, 18:27
3 Minuti di Lettura

Alla fine quando sei immerso nel caos degli avvenimenti e ti senti sopraffatto da episodi che ti scoppiano in mano al punto da stravolgere sistematicamente i tuoi programmi, la svolta, il rimedio, la soluzione arrivano grazie all'ordine di un archivio. O meglio. Grazie alla lucida assunzione di responsabilità di un uomo che ha fatto della classificazione dei dati sensibili la propria ragione di vita. Un bravo archivista, appunto. Sembra essere questa la chiave interpretativa del bel giallo-poliziottesco di Luigi Del Vecchio, generale della Finanza in pensione, uno che – a proposito di dati sensibili e archivi top secret – ne sa tantissimo (dopo una carriera che lo ha visto al top dei reparti di pg nei principali distretti giudiziari italiani). Si chiama Un'insospettabile presenza (Viola editrice, 18 euro) il suo primo thriller, romanzo interamente calato nell'amata Ostuni, la città bianca che – nella ricostruzione offerta dall'autore – si tinge drammaticamente di rosso. 

Romanzo pulp, ritmo incalzante, roba che non ti riesci a scollare dal testo, perché mentre stai per immedesimarti in un momento di relax (un fritto di pesce o un appuntamento romantico) succede l'impensabile: una catena di delitti, tanto che non si fa in tempo ad immagazzinare gli indizi abilmente disseminati nel testo, che bisogna ricominciare daccapo.

Dunque, c'è un serial killer ad Ostuni? Di sicuro c'è che in un posto meraviglioso, a due giorni da Natale, certe cose non sono tollerabili, pertanto va da sè che il nostro bel commissario Vito Berlingieri (ombroso e impacciato, romantico e vorace sotto il profilo sessuale) è quasi destinato a fare le valigie, a mollare il caso ai superiori, a quelli della Mobile, in vista di un trasferimento rimozione che lo avrebbe portato lontano dai vicoli più belli d'Italia. 

Come fare a evitare un insuccesso scontato? Come dare la stura a un'inchiesta gestita male da una pm inetta e poco disposta verso il nostro commissario? La risposta – e non sveliamo altro – sta nel lavoro di un un onesto impiegato dei nostri uffici pubblici, uno che – diversi anni prima dai fatti – è stato capace di mettere ordine al caos; di mettere apposto le informazioni immagazzinate all'interno del commissario e di fornire una traccia che si rivelerà decisiva nella tessitura del giallo. Non aggiungiamo altro, ovviamente, ma basta l'accenno al bravo e scrupoloso archivista per trarre una conclusione che andrebbe bene nella gestione di qualsiasi indagine o nella definizione di qualunque problema ordinario: mettere apposto le carte, indicare ai propri colleghi possibili nodi irrisolti, fare l'uomo prima ancora che il burocrate, diventa la cifra esistenziale e narrativa del generale-scrittore Luigi Del Vecchio. 

Ultima avvertenza, prima di affrontare la lettura: guai ad abbassare la guardia e pensare di avere la chiave del giallo in tasca, sbagliato cullarsi tra le onde del mare più bello d'Italia, dopo aver affrontato il rigore di un inverno demoniaco a rincorrere i morti ammazzati. Già, perché, il calo di tensione delle ultime pagine è qualcosa in più di un semplice espediente letterario: perché il finale ci lascia di sasso o magari in attesa di una nuova impresa del commissario Vito Berlingieri.

© RIPRODUZIONE RISERVATA