Manuel Vilas al Campania libri festival: «Cara Napoli, salvati l'anima»

«Spagna e Italia sono culturalmente simili, convergenti: i nostri popoli si capiscono come pochi»

Manuel Vilas al Campania libri festival
Manuel Vilas al Campania libri festival
di Giovanni Chianelli
Lunedì 9 Ottobre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 10 Ottobre, 06:52
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È uno dei big dell'ultima giornata del «Campania libri festival», Manuel Vilas. Lo scrittore spagnolo, tradotto in mezzo mondo e vendutissimo in Italia, ha presentato il suo Amor costante (Guanda) ieri mattina a Palazzo Reale. Il pubblico della rassegna ha superato le presenze dell'anno scorso: circa 35.000 persone hanno preso parte al salone partenopeo che, con i suoi 200 eventi, sembra avere superato i test al suo secondo anno, confermando che Napoli - la città con più scrittori d'Italia - può e deve avere una sua fiera del libro, come dimostra l'interesse della grande editoria con la presenza dei maggiori marchi.

L'autore di Barbastro è un habitué del capoluoco campano, quando ne parla gli brillano gli occhi: «Ormai è una tappa fissa nei miei tour promozionali, e sono io a volerla: mi fa impazzire» ha confessato, prima di soffermarsi su un romanzo che sconfessa i luoghi comuni sull'amore che non sa resistere ai colpi della monotonia.

Anche se nella sua storia a interromperlo è il destino: una malattia fa fare morire Marcelo e mette Irene sulla strada della ricerca del piacere, nel tentativo di ritrovare, come in un mosaico, la persona che non c'è più. E sé stessa.

Vilas, lei che la frequenta spesso, come ha trovato Napoli questa volta?
«Piena di turisti: che accade? Le città spagnole che bazzico, come Madrid e Barcellona, sono abituate al turismo, qui sembra in atto un'invasione. Non mi fa piacere, io non voglio che i luoghi storici del Mediterraneo, diventino un divertimentificio. Il rischio è snaturare la la loro storia».

Però le piace, Napoli.
«Estremamente. Mi piace il tipo di vita che si conduce qui. C'è un contatto con l'umanità immediato, c'è sorriso vero nei volti delle persone. Mi sento attraversato da vibrazioni positive quando vengo qui. La solarità, le somiglianze con la Spagna, il fatto che la vita si consuma soprattutto all'aperto... ma c'è anche qualcosa di magico, che mi fa sentire a casa e contemporaneamente con la voglia di scoprire la città».

Lei ama la cultura italiana.
«Soprattutto per il cinema italiano: ho visto ogni film di Federico Fellini, Roberto Rossellini e Luchino Visconti. Sono innamorato di Calvino, Sciascia, Pasolini. E del pensiero di Gramsci».

E i lettori italiani amano lei.
«Credo che accada perché siamo Spagna e Italia siano culturalmente simili, convergenti. I nostri popoli si capiscono come pochi, sarà l'identità mediterranea, e infatti funziona così anche con i greci. Il Mediterraneo è un bacino di sentimenti e saperi, ha formato l'umanità, e ci fa percepire un'unità di base».

Al centro del suo ultimo romanzo c'è una donna forte.
«È capace di riprendersi dalla scomparsa del suo uomo. Nonostante l'amore che porta non vuole finire come la donna di... Mette al primo posto sé stessa, il diritto a vivere in modo migliore».

Il titolo, «Amor costante», è preso da un sonetto di Quevedo, e di amore costante parla un altro sonetto celebre, di Shakespeare.
«È rara, la costanza, in amore, eppure è ciò che lo fa vivere. Conosco pochi amori costanti ma sono la più completa delle verità. Interroghiamoci sul perché sia così difficile avere continuità in questo sentimento».

Nei suoi ultimi libri parla spesso di amore e morte.
«Sono l'essenza dell'uomo: il principio, ovvero il meccanismo vitale, e la sua fine. Ma nel prossimo romanzo parlerò del passare del tempo: un altro modo di relazionarsi alla morte». 

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