Mario Martone e Ippolita di Majo al Campania libri festival: «La nostra storia d'amore oltre lo schermo»

«C'è stata sin da subito una sintonia artistica e culturale tra noi»

Mario Martone e Ippolita di Majo
Mario Martone e Ippolita di Majo
di Alessandra Farro
Lunedì 9 Ottobre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:09
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È diventato il racconto di una love story vissuta anche attraverso lo schermo l'ultimo incontro di «Scrivere il cinema», ciclo a cura di Titta Fiore nell'ambito della giornata conclusiva di «Campania libri festival» al Palazzo Reale di Napoli. Protagonista la coppia, nell'arte e nella vita, Mario Martone e Ippolita di Majo.

«Il nostro amore nasce immediatamente, condividendo determinate passioni, su tutte quella per il cinema e per la scrittura», ha raccontato il regista napoletano, di solito restio a parlare del suo privato. «C'è stata sin da subito una sintonia artistica e culturale tra noi.

Ippolita mi ha insegnato ad apprezzare la musica classica, non avrei mai pensato di ascoltare Wagner prima di lei. Abbiamo cominciato a lavorare insieme ai soggetti e alle sceneggiature dei miei film. È un procedimento buffo: mentre litighiamo o siamo in cucina a lavare i piatti o a fare la spesa, se a uno dei due viene un'idea non riusciamo a trattenerci dal condividerlo con l'altro».

«Se mi viene in mente un'idea per un film, penso sempre e subito, senza neanche ragionarci su, se è una cosa che potrebbe essere nelle corde di Mario o meno», ha certificato la di Majo.

Il cineasta si è raccontato come un autodidatta: «Non ho fatto corsi di scrittura per il cinema, né altro. Ho letto libri sull'argomento, ma quando ho scritto la mia prima sceneggiatura mi chiedevo se avrebbe funzionato». Quando è arrivato lo spunto per un film su Leopardi, «Il giovane favoloso», ha continuato, «ho capito che era il momento di cimentarci con Ippolita in una sceneggiatura solo nostra. Oggi le scelte di carattere emotivo dei miei film spesso dipendono da lei. C'è una scena in “Nostalgia” in cui i due protagonisti, Felice ed Oreste, girano tra i vicoli della Sanità in motocicletta. Nel romanzo di Ermanno Rea da cui è tratto il film Felice è solo. L'intuizione di raccontare e sintetizzare l'amicizia tra i due in quel modo, sulla sella di una moto, è sua».

Quindi spazio alla genesi di «L'amore molesto», tratto dal romanzo di Elena Ferrante, con cui il regista ha intrattenuto un rapporto epistolare («Uno scambio che si riduce a tre lettere a testa, in cui ci siamo accordati sulla sceneggiatura»), finito anche in La frantumaglia, la raccolta epistolare della scrittrice, mentre la presidente della Fondazione Film Commission Campania lasciava dialogare i due, tanto presi dalla conversazione da dimenticarsi degli spettatori. Ma, ha chiesto poi, di Majo se non ha mai pensato di realizzare un progetto slegata dal marito? «No, anzi... Ho scritto un adattamento di Il filo di mezzogiorno di Goliarda Sapienza. Ho scritto i dialoghi per Donatella Finocchiaro. Volevo realizzare uno spettacolo sulla base dello scritto. Maturata l'idea, l'ho fatto leggere a Mario, non perché lo mettesse in scena, non pensavo potesse essere un progetto per lui, ma per avere il suo parere. Invece, timidamente, dopo averlo letto, lui mi ha detto: Se non vuoi farlo da sola, io vorrei farlo, e così è stato. Quindi, confermo, no, non ho mai realizzato un progetto da sola e forse non mi riuscirei neanche a vedermi nel ruolo di autrice per qualcun altro. Vado sempre sui set con Mario, partecipo in maniera attiva, guardo la scena sul monitor, intervengo dove e se serve, ma non mi interesso mai alla fase successiva, il montaggio, quello è un lavoro che lascio a lui di cui sono curiosa di vedere il risultato finale, per scoprire se siamo stati davvero in gradi di tramutare le nostre parole in un'opera audio-visiva». 

E ora? La coppia è al lavoro su un film sulla vita della Sapienza. 

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