Noemi Serracini dalla radio al libro, sempre in musica

Noemi Serracini dalla radio al libro, sempre in musica
di Alessandra Farro
Martedì 1 Giugno 2021, 17:13
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Noemi Serracini, conduttrice radiofonica del programma “Rock Morning Week End” di Radio Freccia, ripercorre la storia di dieci grandi musicisti in “Rock’n’Soul – Storie di musica e spiritualità”, edito da Arcana. La musica di George Harrison, Patti Smith, Leonard Cohen, Joni Mitchell, Bob Dylan, ToriAmos, Yusuf / Cat Stevens, Sinéad O’Connor, Nick Cave e PJ Harvey viene raccontata attraverso il legame degli artisti con la propria spiritualità, qui intesa non soltanto come religiosa, ma come rapporto intenso con il proprio mondo interiore, capace di influenzare a tal punto la loro creatività da dare corpo e anima ai loro successi.

Perché ha scelto questi dieci artisti?
"Il modo in cui li ho scelti è stato un po' magico. Per il progetto sono partita dalle storie di alcuni di questi artisti, che già sapevo avevano vissuto esperienze interiori forti, per esempio nel caso di Sinéad O' Connor o in quello di George Harrison e del suo avvicinamento al misticismo indiano. Da lì, mano a mano, ho cercato esperienze simili, basandomi anche sul mio desiderio di raccontare sia l'universo femminile che quello maschile. Per la selezione ho seguito l'isitinto, che mi ha condotto subito da Patti Smith. In lei il misticismo va al di là della religione, con cui ha sempre avuto un rapporto controverso. Poi mi ha spinto da Joni Mithcell, un'artista profondissima con una grande densità spirituale. Può sembrare banale definire 'magica' la modalità con cui ho trovato gli artisti, ma a pensarci la musica suscita magia, con l'ascolto ci regala. Credo che  il tema spirituale nell'arte sia fortemente ricercato e che con la musica in particolare e con questi artisti in partucolare emerga questa dimensione spirituale attraverso i loro processi creativi".

Ce ne sono altri che avrebbe voluto aggiungere?
"A priori avevo deciso di escludere i gruppi.

Questo mi ha permesso di circoscrivere subito il campo. Ho lasciato fuori Bob Marley, per esempio, perché ho scelto di mantenere anche una coerenza di genere durante il mio racconto, non sono state scelte sofferte, quanto scelte stilistiche".

Come il loro percorso spirituale ha influito sul processo creativo secondo lei?
"Credo che il loro processo interiore abbia infuocato la loro creatività, senza questa loro indole di ricerca interiore e spirituale la loro musica non sarebbe quello che è. Senza passare per le domande che hanno attraversato, non sarebbero gli stessi. Per esempio O' Connor non esisterebbe affatto, molte delle sue rinascite creative sono passate attraverso il suo credo. Lei stessa dichiara di credere in Dio ed è grata a questa fiducia che ha riposto nella fede, che, nel caso specifico, l'ha portata alla conversione alla fede musulmana".

Quindi si tratta di una spiritualità religiosa?
"No, la spiritualità non è necessariamente religiosa, nel caso di PJ Harvey non è interessante sapere se lei credesse in dio o meno, ma la sua interiorità, capace di entrare e penetrare il mondo con uno sguardo da vera esploractrice, spirituale e profonda. Senza questa spiritualità e le domande che si sono posti non sarebbero esistite determinate opere e questi artisti non sarebbero stati completi come ci sono giunti".

Quindi ciò che differenzia un grande artista da un altro è il processo interiore che si compie in concerto con la musica?
"Penso di sì. credo che se devi rispondere a delle logiche di mercato e la tua musica deve essere un prodotto commerciale può venir fuori una cosa confezioanata bene, divertente, ma all'ascolto avverti la differenza rispetto a qualcosa che passa per un processo ben più profondo. Con la scomprsa di Battiato  ho riguardato una sua intervista, gli chiedevano cosa pensasse di un cantautore che aveva affermato di aver scritto in pochi minuti una canzone. Disse: 'Eh si senbte'. In quel 'Si sente' credo ci sia la chiave della risposta alla domanda".

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