Piero Angela e Massimo Polidoro: «La sua eredità un manifesto morale»

Il curatore del libro postumo del grande divulgatore: «Lo progettò molto prima di andarsene come riflessione sui temi della vita»

Piero Angela con Massimo Polidoro
Piero Angela con Massimo Polidoro
di Giovanni Chianelli
Mercoledì 3 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo agg. 4 Aprile, 07:16
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Il suo ultimo libro Piero Angela lo aveva progettato molto tempo prima di andarsene, e aveva chiesto però che uscisse dopo la sua morte: «Voleva che fosse una sorpresa per i tanti che lo seguivano e lo amavano» dice Massimo Polidoro, curatore del testo. Nato a Voghera, 55 anni, per 35 collaboratore, in tv e nella pubblicistica, del grande divulgatore scomparso nel 2022: «Fu lui a lanciarmi quando avevo 18 anni». Il libro è La meraviglia del tutto (Mondadori, pagine 540, euro 22), Polidoro lo presenta dopodomani a Napoli, alle 18 alla Feltrinelli di piazza dei Martiri. 

Un lavoro fluviale, di oltre 500 pagine, con postfazione scritta da Alberto Angela con cui Polidoro, tra i fondatori del Cicap e impegnato anche a teatro nella divulgazione scientifica, continua a lavorare nel programma Rai «Noos». È diviso in una decina di grandi temi: libertà, sapienza, illusioni, altre dimensioni, futuri: «Su molti argomenti sarà la prima volta che esprimerò la mia opinione», dichiara Angela nella prefazione.

Dopo aver esordito così: «Questo è probabilmente l’ultimo libro che scrivo». Tra gli spunti di riflessione, in anticipo sui tempi, c’è spazio anche per quelle che gli autori chiamano le «intelligenze»: «Piero era curioso dei primi dibattiti attorno l’intelligenza artificiale», racconta Polidoro. Il libro ha una struttura socratica, è una lunga conversazione tra i due perché, scrive ancora Angela, «già nell’antichità i filosofi avevano capito che il dialogo è una forma particolarmente efficace per discutere di tematiche complesse». Insomma, anche ora che non c’è più il metodo Angela non cambia: rendere accessibili le conoscenze riservate a tecnici e specialisti. 

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Polidoro, come nasce il libro?
«Nel 2019 Piero mi contattò perché voleva offrire al suo pubblico un ultimo testo. Una sorta di manifesto morale centrato sui grandi temi della vita, e non solo sulla scienza: lui era appassionato di etica e di società almeno quanto lo era del progresso. Allora iniziai a registrare le nostre chiacchierate che si conclusero poco prima della sua fine. La prefazione l’ho trovata solo dopo la sua scomparsa, quando andai ad ordinare alcuni documenti: come se fosse spuntata fuori da sola».

Come è stato lavorare senza lui? 
«Speravo che lo avremmo redatto insieme, poi ho scoperto che lavorarci era un privilegio. Leggere le sue opinioni e trascriverle è stato un modo per averlo ancora accanto per qualche tempo. Un dono inatteso per uno che come me gli era legato da una lunga collaborazione professionale e da affetto familiare».

Angela era un uomo di scienza, eppure il titolo ha un sapore spirituale. 
«Lo è nella misura in cui anche un laico coltiva una propria spiritualità. Lui, che era laico al 100%, continuava a stupirsi di diverse cose, soprattutto di come ogni aspetto del cosmo fosse collegato, in connessione. E sono proprio alcune osservazioni su credenze e religioni i temi su cui forse per la prima volta Piero interviene in modo esteso».

Si parla anche di intelligenze. 
«Due anni fa un dibattito vero ancora non era partito, neanche si parlava di chat gpt. Eppure Piero qualcosa aveva letto e si mostrava molto interessato all’argomento, per nulla intimorito. Dubitava che presto un’intelligenza esterna all’uomo avrebbe potuto prendere il sopravvento, e che questa fosse in grado di far nascere una mente come quella di Leonardo Da Vinci: ricordava, sorridendo, che alla madre del genio toscano era bastato pane e salame. Come su ogni altro aspetto del progresso Piero metteva in guardia dagli abusi, ovvero rifletteva sull’etica della tecnologia. Lo abbiamo visto con i social network: all’inizio sembravano innocui strumenti di comunicazione e oggi spesso si rivelano veicoli dell’odio».

Angela era social? 
«Per niente! Non aveva alcun canale, ma dirò di più, non usava neanche il computer. I suoi scritti li redigeva a mano, penna e carta. La redazione provvedeva a curare le pagine dei suoi programmi, lui su questo era all’antica».

Quanto manca Piero Angela? 
«Tanto. Manca soprattutto la sua capacità, praticamente unica, di avere una visuale di insieme, l’intuizione e la comprensione dei collegamenti tra gli elementi, come diciamo in questo libro. E il talento ineguagliabile nello spiegare cose complesse in modo semplice». 

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