La famiglia di Sara Mesa: parte dalla Campania l'onda ispanoamericana

La scrittura della Mesa ci cattura e ci invischia, e diventa dopo pochissime pagine il vero motore della storia

Sara Mesa
Sara Mesa
di Giuseppe Montesano
Sabato 9 Marzo 2024, 08:00 - Ultimo agg. 10 Marzo, 09:00
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Si è già parlato su queste pagine delle scrittrici ispaniche e ispanoamericane, quel mondo immenso che va dalla Spagna alla Terra del Fuoco e fino al Messico, e che nonostante muri di vario genere entra anche negli States e lì si mescola ad altri mondi: scrittrici e scrittori che da decenni fanno una narrativa viva e soprattutto dalle molte facce, una narrativa che, pur assediata come ovunque dalla pappa pronta richiesta dal mercato del «romanzo», cerca di trovare spazio alla diversità e alla qualità della scrittura. E ora arriva in libreria La famiglia, un romanzo di Sara Mesa pubblicato da La Nuova frontiera che segue i precedenti Cicatrice e Un amore, vincitore dello Strega europeo: il romanzo di una scrittrice vera, una scrittrice che fa letteratura e non pappa pronta. E si dirà: però che noia i romanzi sulle famiglie, quasi diventati un genere a parte, smarriti invano tra la piattezza e l'estremismo senza davvero parlarci, senza toccare i doppi fondi delle anime e delle realtà, già pronti per farne una sceneggiatura per film che riescono ad essere anche più noiosi e inutili dei libri da cui sono tratti.

Sì, solo che Sara Mesa racconta la sua famiglia partendo dall'essenziale: ciò che non appare evidente e che si scopre solo per pezzi e frammenti, per schegge e visioni, per rivelazioni e sussulti fatti di scrittura.

Così la storia di un padre tiranno senza rendersi conto di esserlo, fallito da ogni punto di vista ma capace di imporre il suo moralismo soffocante sulla moglie e sui figli, generando menzogne e segreti che ricadranno sui più fragili, viene raccontata dalla Mesa senza fare il «romanzone», tagliando e montando le scene per illuminare ora uno ora un altro aspetto, e lasciando al lettore la libertà di riempire i vuoti lasciati dai tagli, di comporre le cicatrici e di indovinare ciò che non è detto. Per questo la fabula, che a raccontarla in sintesi sembrerebbe tra neorealistica e minimalista, passa in secondo piano senza però far cadere l'attenzione del lettore: il lettore vuole sapere «come va a finire» anche se in realtà niente finisce.

Come riesce questo piccolo sortilegio? Riesce perché la scrittura della Mesa ci cattura e ci invischia, e diventa dopo pochissime pagine il vero motore della storia, anzi delle storie, degli amori e amicizie e disamori dei componenti della famiglia, i genitori, due fratelli e due sorelle di cui una adottata. La scrittura cattura il lettore con minimi slittamenti, ferite chirurgiche, incisioni impreviste, tagli a tradimento, sorprese non sensazionali ma insieme logiche e assurde come lo è la realtà in apparenza più comune, e noi che leggiamo non possiamo smettere perché la scrittura della Mesa ci fa sentire parte della storia, ci fa sentire che per quanto diversi e lontani, i protagonisti di La famiglia vivono in parte anche in noi o accanto a noi. Con questo romanzo La Nuova Frontiera continua ad arricchire il suo catalogo ispano e ispanoamericano già ampio, ponendosi tra gli editori che fanno libri e autori importanti, come i grandi Julio Ramon Ribeyro e Silvina Ocampo, la magnifica Lina Meruane, il sorprendente Mario Levrero, per non dire dei romanzi di Juan José Saer, forse da noi il più ignoto e il più da scoprire tra i grandi scrittori argentini. 

E un'altra buona notizia sugli editori che pubblicano latinoamericani viene da Napoli e dintorni: da Polidoro, che ha pubblicato la Diamela Eltit di Manodopera e la sorprendente Monica Ojeda di Mandibula, e dalle edizioni Wojtek, che hanno tradotto lo sfrenato, demenziale e irriverente Per favore, plagiatemi! dell'argentino Alberto Laiseca, Laiseca che ritorna con tre libri da Arcoiris, a Salerno, che ha un catalogo già vasto di ispanoamericani e, soprattutto, ha un progetto evidente. Con Loris Tassi e altri specialisti, Arcoiris traduce autori sghembi, sorprendenti e ignorati in Italia nella collana «Gli eccentrici», autori che, tra alti e bassi e medi, praticano una letteratura di confine, avventurosa e acuminata, da Max Polleri a Luis Gusman e fino a giovani come Ariel Luppino con i suoi romanzi inferi.

A questi editori, come a Sur, Edicola, Gran via, Calabuig, De Vecchi, Safarà, auguriamo di continuare a contrabbandare ispanoamericani, e a quelli di Arcoiris di pubblicare le 1400 pagine di Las Sorias, romanzo ignoto ma cult del lucido-delirante Laiseca.

Lettore, dimentica il Sudamerica allendizzato o cohelizzato e anche il realismo magico, e entra in questo inedito Sudamerica che sta fuori dai giardinetti pettinati e dove si scorrazza ancora in cerca di un po' di letteratura. 

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