Virginia Woolf e la sorella di Shakespeare, la poetessa che non c'è

La sorella di Shakespeare fa bene a noi lettori

Virginia Woolf
Virginia Woolf
di Giuseppe Montesano
Sabato 15 Aprile 2023, 09:00
4 Minuti di Lettura

Si guarda la copertina del libro, si legge il nome dell'autrice, che è Virginia Woolf, si compita il titolo, La sorella di Shakespeare e altri ritratti di scrittrici, e si comincia immediatamente a fantasticare. Ma chi è questa sorella del grande William? E sarà stata lei a scrivere le opere di Willie? Non è che la Woolf ha scritto un racconto pre-borgesiano? Poi si apre La sorella di Shakespeare, appena uscito negli Oscar Cult Mondadori a cura di Oriana Palusci, e la realtà è migliore della fantasticheria: infatti bastano poche righe e si scivola dentro una scatola delle sorprese piena di pagine brillanti e della nervosa, inventiva, mutevole scrittura woolfiana.

Con il pezzo intitolato Judith Shakespeare la Woolf ha scritto un piccolo capolavoro: Judith, una ipotetica sorella di Shakespeare, è dotata dello stesso talento di William; ma mentre Willie studia e legge libri, a Judith devono bastare le faccende domestiche; la ragazzina cerca di leggere i libri del fratello, forse come lui scrive anche qualche pagina di nascosto, ma poi deve distruggere le pagine e chiudere i libri perché la chiamano a lavare il pavimento; William, il maschio, fugge da un matrimonio coatto a Londra e entra nella vita che ne svilupperà il talento, e Judith, la femmina, fugge a Londra perché vorrebbe recitare, ma è irrisa e le consigliano di fare la prostituta: le donne, nella Londra di fine Cinquecento, non possono recitare; Judith allora, incinta di un impresario teatrale che anche il fratello conosce, e soffocata dalla situazione e dal non poter dare sfogo al suo talento per la poesia, si uccide.

E Judith Shakespeare si chiude così: «Lei morì giovane, e ahimè non scrisse neanche una parola. È sepolta là dove oggi si fermano gli autobus, di fronte alla stazione di Elephant and Castle. Ora, è mia ferma convinzione che questa poetessa, che non scrisse mai una parola e fu seppellita nei pressi di un incrocio, è ancora viva. Vive in voi, e in me, e in molte altre donne che non sono qui stasera perché stanno lavando i piatti e mettendo a letto i bambini» Altro che uno pseudo-Borges! Judith Shakespeare non è né un racconto né un saggio, ma è un originale intreccio di entrambi, fantasioso e favoloso ma anche bruciante, realistico e stupendamente esatto: e potrebbe essere un testo sacro della liberazione femminile molto più di tanti testi teorici o filosofici.

E dopo Judith ecco comparire l'incredibile ritratto della duchessa di Cavendish e della sua passione per lo scrivere, e il ritratto di lady Temple che poteva essere una grande romanziera ma essendo una donna poté scrivere solo lettere, e i ritratti di autrici di grandi romanzi come Jane Austen e le sorelle Bronte e George Eliot, il ritratto di una poetessa bizzarra come Elisabeth Barrett Browning e quello stupefacente di Mary Wollstonecraft, rivoluzionaria, femminista e filosofa che nel Settecento sposò il padre dell'anarchismo William Godwin, e con lui ebbe una figlia, che sposò un poeta rivoluzionario e scrisse il mitologico Frankenstein: una figlia che si chiamava Mary Wollstonecraft Shelley.

La Woolf racconta queste e altre donne adoperando con grande sensibilità elementi biografici e letterari, rivelando molto di sé stessa sia nei ritratti con cui maggiore è l'identificazione, come nel caso della «preraffaellita» Christina Rossetti, sia in quelli più in chiaroscuro, come nel caso della «sociale» Elizabeth Gaskell: perché Virginia non esalta una scrittrice solo perché è una donna, ma pesa accuratamente i suoi giudizi letterari su quella che è la sua personale bilancia stilistica e la sua idea di scrittura e di romanzo. Insomma questo La sorella di Shakespeare e altri ritratti di scrittrici è un libro insieme divertente e letterario, si potrebbe dire "impegnato" senza essere impegnato in modo schematico, e che forse farebbe un gran bene a tante impolverate e noiosissime mummie politiche, che parlano di donne e uomini e omosessualità e gender senza mai aver letto un libro né aver pensato un pensiero.

Intanto, aspettando che la lettura si diffonda anche presso le mummie che non leggono, La sorella di Shakespeare fa bene a noi lettori: merito anche della curatrice Oriana Palusci che lo ha «inventato», scegliendo i pezzi e il loro «montaggio» secondo un'idea precisa, e grazie alle traduzioni della stessa Palusci per quasi tutti i pezzi, e per alcuni di Nadia Fusini, Masolino D'Amico, Maria Antonietta Saracino, Livio Bacchi Wilcock e Juan Rodolfo Wilcock: traduzioni che seguono con attenzione lo stile nervoso e cangiante di Virginia Woolf. 

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