Una gigantesca interpretazione scultorea dell’occhio umano, realizzata in alluminio riciclato al cui interno è posta un’iride interattiva, sta per invadere il Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano dal 12 giugno all’8 settembre: è la mostra “Collòculi / Intro-spectio” di Annalaura di Luggo, curata da Gabriele Perretta, con il patrocinio del Ministero della Cultura.
Con questi lavori l’artista napoletana gioca con i materiali e le consistenze per restituire una suggestiva tridimensionalità agli spettatori. L’esposizione vede il coordinamento di Marcello Palminteri, ed è organizzato con il supporto dello Jus Museum di Napoli, della Fondazione Banco Napoli, di Luca de Magistris Private Fideuram e della Lead Broker & Consulting.
La mostra si divide in due sezioni, una è “Collòculi”, che prende il nome dalla fusione di due parole: “collŏquĭum”, conversazione, dialogo, incontro, e “ŏcŭlus”, occhio, organo della vista, e ne combina i significati incoraggiando lo spettatore al colloquio attraverso lo sguardo ed assume vitalità grazie alla tecnologia, la “pupilla” di Collòculi, infatti, trasmette contenuti multimediali interattivi “real time”, attraverso un sistema di telecamere “gesture recognition” che permette al fruitore di diventare parte integrante dell’azione.
L’altra è dedicata all’“Intro-Spectio”, che ospita un ciclo di opere realizzate attraverso il duplice processo di stampa e diforatura su Dibond e Plexiglas, con dei fori sulla superficie fotografica che appaiono come un “grembo di luce”: qui si annidano iridi di uomini e animali, fotografati dall’artista con un obiettivo speciale.
Le opere formano, così, uno o più livelli, che propongono una piattaforma creativa grazie all’organizzazione di piani paralleli o vagamente asimmetrici, che cambiano secondo il punto di vista dell’osservatore.
Al centro dell’attenzione c’è sempre l’iride, con il suo occhio - fotografico o video – che si affaccia dalla zona cardiaca, e, mimando battiti di visioni, anima di ogni cosa, e in cui lo spettatore è invitato a rispecchiarsi. Il filo conduttore dell’esposizione permette di scoprire il lavoro di Annalaura di Luggo, che si orienta tra la ricerca multimediale, la fotografia, le videoinstallazioni e la regia, secondo una coerenza stilistica che si nutre delle infinite possibilità suggerite dall’organo della vista.
L’iride, in “Collòculi”, dà vita al video multimediale “We Are Art”: qui il punto di partenza sono gli occhi di quattro ragazzi (Pino, Youssouf, Larissa e Noemi) che svelano il proprio universo umano raccontando poeticamente come hanno affrontato avversità quali bullismo, discriminazione razziale, cecità, alcool e criminalità.
“Collòculi > We Are Art” afferma il valore dell’individuo come parte attiva della società, invitando i soggetti più fragili a recuperare la propria identità, a partire dalla riscoperta e dalla custodia del senso autopoetico di sé nella consapevolezza che tutti siamo opere d’arte: “WE ARE ART!”, da cui il documentario “We Are Art Through the Eyes of Annalaura”, di cui l’artista cura anche la regia e che sarà proiettato durante l’inaugurazione della mostra.