Pino Daniele, Lou Reed e Harlem: la foto a Napoli è come un rock. O un jazz

Pino Daniele fotografato da Guido Harari
Pino Daniele fotografato da Guido Harari
di Federico Vacalebre
Martedì 16 Aprile 2019, 23:39 - Ultimo agg. 17 Aprile, 06:30
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Made in Cloister continua a coniugare l’arte con la musica. Ieri sera il concerto di Giada Colagrande, tra l’altro moglie di Willem Dafoe, il 2 marzo scorso la giornata per il compleanno di Lou Reed... E rock, ma anche jazz, e in ogni caso soniche, saranno le tre mostre fotografiche in programma prossimamente nel chiostro rinascimentale napoletano trasformato in polo culturale e spazio espositivo. Il tutto grazie al progetto «Domori e la fotografia», in cui il marchio del cacao del gruppo Illy ha affidato a Guido Harari il ruolo di direttore artistico della prossima campagna promozionale, ma soprattutto di una programmazione articolata tra Napoli, (Made in Cloister appunto), Coazzolo (borgo dell’astigiano, tra le Langhe e il Monferrato, noto per le installazioni d’arte permanenti e per l’accoglienza ad artisti di tutto il mondo) e Alba (la Wall Of Sound, la galleria fotografica di Harari).

Harari, nome di spicco della fotografia, non solo musicale, ha seguito in tour e firmato copertine di dischi di Bob Dylan, Fabrizio De Andrè, Pino Daniele, Lou Reed, Paul McCartney, Miles Davis, Peter Gabriel, Mia Martini, Kate Bush, Vinicio Capossela, Paolo Conte, David Crosby, B.B. King, Vasco Rossi, Simple Minds, Frank Zappa... E proprio Pino Daniele e Lou Reed saranno protagonisti di due delle tre esposizioni che Harari, visto spesso alle iniziative di Made in Cloister, porterà in città. Al Lazzaro Felice Guido dedicherà tra la primavera e l’estate dell’anno prossimo uno «Sguardo d'autore», raccogliendo le foto scattate seguendolo in tour, ma soprattutto per collaborazioni discografiche, ma anche quelle di altri colleghi come Cesare Monti (un cui scatto è dietro l'immagine di copertina di «Terra mia», Mimmo Jodice, Luciano Viti e Lino Vairetti (più noto come rocker con gli Osanna, firmò il primo servizio in assoluto della carriera del Mascalzone Latino): «Non era certo felice di essere ritratto, fosse stato per Pino lui non si sarebbe mai fatto fotografare. Ma negli anni avevamo instaurato un bel rapporto e ogni tanto mi regalava la sua faccia migliore: il suo sguardo non si perdeva più nel nulla, ma mi cercava o sembrava scrutare l’orizzonte. Era un attimo, dovevo coglierlo, spero di esserci riuscito», racconta il sessantasettenne artista, italiano nato al Cairo.

Di Lou Reed, invece, amico personale di Guido come di Davide De Blasio, motore della fondazione Made in Cloister, vedremo, sempre nel 2020, un’ampia e attesa raccolta della sua opera da fotografo, già assaggiata nel 2006, in occasione di una sua mostra al Pan interamente dedicata a New York. Ma prima, tra il prossimo giugno e settembre, sarà il turno di «Art Kane. Visionary», ampia retrospettiva di uno dei giganti della fotografia mondiale. Newyorkese, Kane (1925–1995) ha esplorato il mondo della moda, oltre a quello della musica, soprattutto del jazz, senza tralasciare Rolling Stones, Bob Dylan e gli Who. Il suo primo scatto è diventato storico, tanto da meritare persino un documentario, arrivato sino alla nomination all’Oscar: il 12 agosto 1958, partendo da un’idea di Robert Benton, editor di «Esquire» e futuro regista, il giovane freelance Art convocò 57 grandi jazzisti ad Harlem, per l’esattezza sulla 126esima strada, tra la Fifth avenue e la Madison avenue.

«A great day in Harlem», mai titolo fu più sincero: seduto a terra in prima fila con dei ragazzi del quartiere c’era Count Basie. Accanto a lui: Dizzy Gillespie, che fece una linguaccia al suo maestro Roy Eldridge proprio mentre Kane premeva il pulsante della sua macchina fotografica; Coleman Hawkins, Art Blakey, Gene Krupa, Gerry Mulligan, Red Allen, Thelonious Monk (con l’immancabile cappello), Jimmy Rushing, Sonny Rollins, Lester Young (anche lui con l’inseparabile copricapo), Max Kaminsky, Pee Wee Russell, Oscar Pettiford, Maxine Sullivan, Mary Lou Williams...

A Pino Daniele e a Lou Reed una siffatta compagnia sarebbe piaciuta, eccome.

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