Caravaggio va a Donnaregina da Capodimonte, dove arriva l'abbonamento formato famiglia

La «Flagellazione» trasportata per 20 metri con una scala elettrica nel museo diocesano di Napoli, sotto gli affreschi di Francesco Solimena

L'inaugurazione con il ministro Sangiuliano
L'inaugurazione con il ministro Sangiuliano
Maria Pirrodi Maria Pirro
Giovedì 29 Febbraio 2024, 20:03
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Trasportata per venti metri con una scala elettrica e sistemata in tutto il suo splendore nel coro delle monache, sotto gli affreschi di Francesco Solimena. La «Flagellazione» di Caravaggio si può ammirare ad altezza occhi, di ritorno finalmente a Napoli, nel centro storico, dopo il «tour» a Parigi e dintorni.

Al centro Cristo è investito da un fascio di luce, tra gli aguzzini raggiunti dall'ombra e il gioco dei chiaroscuri, più forti nella nuova collocazione, avviene nella chiesa barocca del museo di Donnaregina. Non a San Domenico Maggiore o, almeno, non ancora: il progetto che punta a riportare il capolavoro al suo posto originario resta nel cassetto. Perché? Mancano i presupposti per realizzarlo, chiarisce con rammarico Eike Schmidt, presidente del Fondo edifici di culto, proprietario del dipinto, nonché direttore del museo di Capodimonte che dal 1972 lo custodisce: «A fine settembre, rientrerà a casa», dopo un ulteriore prestito per una mostra alla Venaria Reale. Fino al 31 maggio si potrà vedere qui, tra le volte colorate. E, per Pasqua, verrà presentato nelle visite guidate ad hoc con le scuole, le associazioni di volontariato e non solo. «Per la città tutta, sarà uno stimolo a non arrendersi alle difficoltà incontrate lungo il cammino del proprio riscatto sociale», il senso dell'iniziativa voluta dall'arcivescovo Mimmo Battaglia che rafforza i percorsi turistici in zona, all'insegna della grande bellezza.

Da domani alla Fondazione Banco Napoli sarà esposta «La cattura di Cristo», la cosiddetta opera «sconosciuta» di Caravaggio, mentre il celebre «Martirio di sant'Orsola» è nelle collezioni delle Gallerie d'Italia in via Toledo. E, con un unico biglietto, lo stesso della mostra, al costo di 15 euro (ridotto a 12 euro), da oggi si può entrare anche al Pio Monte per incantarsi davanti alle «Sette opere della misericordia», il dipinto più enigmatico e costoso della produzione partenopea di Michelangelo Merisi, il pittore tormentato, nell'ottobre 1606 in fuga da Roma per aver ucciso in una rissa Ranuccio Tommasoni.

La sua storia, i committenti delle pale d'altare, il contesto, la chiesa, la cappella scelta per la «Flagellazione» sono spiegati con semplicità e mille dettagli da Pierluigi Leone de Castris, curatore dell'esposizione.

All'inaugurazione il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, promette qualcosa in più: «Le risorse per intervenire nel complesso di Donnaregina vecchia, per farlo tornare al suo antico splendore», annuncia di aver individuato i fondi. «Occorre rifare il tetto», chiarisce il direttore del museo diocesano, Elio de Rosa: suo l'Sos per aprire il cantiere inviato e raccolto da Roma.

Intanto, i lavori a Capodimonte proseguono. «Ma sono oltre cento le sale aperte, il museo resta ugualmente uno dei più belli d'Italia» dice orgoglioso Schmidt che, per le festività, ha in animo di lanciare le sue prime iniziative per attrarre i visitatori che scarseggiano. «Penso a un abbonamento annuale: ce ne sarà anche uno formato famiglia con sconti maggiori, ma il bosco resterà sempre ad accesso gratuito», ragiona, spiegando che è al lavoro con il sindaco Gaetano Manfredi («Ottima la collaborazione») finalizzata a rafforzare i trasporti. «Anche se io sono arrivato a piedi qui dalla collina: in soli 22 minuti: ne impiegherò 25 probabilmente per fare la salita», sostiene il tedesco-napoletano, dribblando le insistenti domande sulla sua discesa in campo come candidato sindaco di Firenze per il centrodestra. «Ma, in questo momento, io non faccio altro: da gennaio mi dedico a tempo pieno alla direzione di Capodimonte, che non è un altro pianeta, così distante dal centro, resiste una barriera innanzitutto psicologica», afferma. A proposito della debacle elettorale sarda, Sangiuliano si smarca: «Non credo che sia un campanello d'allarme, ma mi occupo di cultura». Cultura che «deve avvicinare le persone e i popoli», schierandosi contro l'esclusione di Israele dalla Biennale. E, sui manifesti contro il governo, commissionati da Vincenzo de Luca con i fondi della comunicazione della Regione, il ministro taglia corto: «Io non li ho visti...»

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