Tiziana Maffei direttrice della Reggia di Caserta: «Opportunità di crescita»

«La Reggia non è il parco della città, dove andare a correre, ma un luogo monumentale da vivere nella sua interezza»

Tiziana Maffei
Tiziana Maffei
Maria Pirrodi Maria Pirro
Martedì 27 Febbraio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 28 Febbraio, 07:29
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«La Reggia resta una astronave per Caserta: dobbiamo trasformarla in traino culturale». La direttrice Tiziana Maffei è pronta ad accogliere il presidente della Repubblica, dopodomani alle 11, in occasione dell'inaugurazione della Gran Galleria: nuovi spazi per mostre temporanee e non solo.

Quanto è importante e cosa si aspetta dall'arrivo di Mattarella?
«Ritengo sia un riconoscimento d'alto valore simbolico, la dimostrazione della vicinanza dello Stato a questo luogo, patrimonio dell'umanità ancora sottovalutato, dalle incredibili potenzialità».

Qual è l'identikit dei visitatori? Non tutti riescono ad apprezzare tanta bellezza?
«Maggiormente 40enni e 50enni, ma il pubblico è anche molto giovane (uno su quattro è under 24, grazie alle scuole) e ha una dimensione un po' più internazionale, con prevalenza di americani e francesi.

Su 6.500 abbonamenti annuali, meno del 10 per cento è sottoscritto dai residenti, ma cresce il senso di appartenenza».

Qual è il suo posto del cuore?
«Dipende dai momenti. Per motivarmi sul lavoro, vado allo Scalone, se ho bisogno di solitudine nel Bosco vecchio, alla ricerca di poesia nel Bagno di Venere. Ma, nei sottotetti, nelle scale improbabili e nei sotterranei trovo gratificazione come architetto».

Con la Gran Galleria prevede di aumentare gli ingressi, che in alcuni orari e giorni sono contingentati? Quanti nel 2023 e qual è l'obiettivo per il 2024?
«Nel 2023 abbiamo avuto 1.028.292 visitatori; nel 2024 puntiamo a un 20 per cento in più: i segnali sono già molto positivi. La restituzione degli spazi da parte dell'Aeronautica ci permette di diversificare l'offerta culturale, evitando nelle sale più piccole la fila come al supermercato e organizzando mostre al di là del percorso tradizionale».

Ritiene definitiva l'ultima sistemazione della collezione di Lucio Amelio? Continuano le polemiche per riportarla a Napoli.
«Sì. Le opere sono collocate negli appartamenti storici seguendo un filo logico; la polemica è inutile ma, forse, la potenza della collezione stessa fa porre domande e crea dibattito: lascia un fuoco vivo. Mi auguro sia un'occasione per costruire opportunità di collaborazione con le gallerie d'arte contemporanea, e Napoli. Qui è in corso anche un ragionamento per trasformare alcuni spazi in residenze per pittori e scultori, recuperando lo spirito di sperimentazione di allora».

Prossime grandi mostre?
«Nel 2025 una sulle regine, dalla capostipite Elisabetta Farnese. E valorizzare Terrae motus».

Che rapporti ha con le istituzioni museali partenopee?
«Credo sia arrivato il momento di lavorare anche con Schmidt (Capodimonte) a una revisione degli allestimenti del patrimonio comune borbonico, al momento confuso, visto che le opere nel tempo sono state spostate un po' a caso. Con Epifani (Palazzo Reale) abbiamo già cominciato a riconsegnare alcuni oggetti a e a riaverne altri».

Il direttore di Capodimonte, Eike Schmidt, invita i napoletani ad andare al museo e non solo al bosco. Come funziona a Caserta?
«La situazione è simile. Ma io, appena arrivata, l'ho affrontata eliminando l'abbonamento annuale esclusivamente per i giardini e unificandolo con quello del museo, per far capire che la Reggia non è il parco della città, dove andare a correre, ma un luogo monumentale da vivere nella sua interezza».

Ritiene che Capodimonte dovrebbe far pagare l'ingresso al bosco?
«Posso parlare dell'esperienza fatta da noi che prevede una sola formula per parco e museo e anche l'ingresso gratuito a tutte le mostre, sconti al ristorante, in caffetteria e altri benefit».

Quali progetti per i giardini?
«Tra gli interventi speciali, puntiamo ad aprire il nuovo accesso alla città, sul lato orientale, e a riqualificare il Giardino inglese, il Bagno di Venere, la Grande peschiera. Con i fondi Pnrr, a restaurare l'Acquedotto Carolino, l'impianto di irrigazione, le fontane, e a riqualificare il bosco di San Silvestro, dove nessuno aveva mai messo mano».

Cosa resta delle celebrazioni vanvitelliane che si chiudono in questi giorni? Si poteva fare di più?
«Le nuove sale permanenti dedicate al geniale architetto, le monete d'artista, il volume Treccani sugli atti dei convegni. E, spero in due anni, per la fine del mio mandato, la riapertura del suo teatro».

La prossima sfida?
«Concludere quest'ultimo progetto e gli altri già avviati, tra cui c'è il nuovo centro congressi. E far diventare la Reggia un polo culturale impegnato nella ricerca con le università e nella promozione di grandi mostre».

Cosa chiede, in concreto, al ministro Sangiuliano?
«Autonomia dei musei anche nella scelta delle figure da reclutare; concorsi per territori regionali e non solo nazionali per evitare, come è accaduto, che il 20 per cento rinunci nel tempo. Un decreto per imporre sanzioni amministrative agli incivili: chi fa il bagno nelle fontane, getta l'immondizia, si arrampica sugli alberi. Noi, come gli altri musei, oggi possiamo intervenire solo quando il danno è fatto. E sarebbe importante accelerare per ottenere la restituzione di altri locali, al piano terra, nella disponibilità dell'Aeronautica, essenziali per i servizi di accoglienza e i depositi da aprire anche al pubblico». 

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