Caserta, cittadinanza onoraria per il genio di Vanvitelli

In attesa della visita del Presidente Mattarella

Caserta, cittadinanza onoraria per il genio di Vanvitelli
Caserta, cittadinanza onoraria per il genio di Vanvitelli
di Lidia Luberto
Domenica 25 Febbraio 2024, 09:08 - Ultimo agg. 16:00
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Caserta continua a farsi bella in onore del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il Comune ha, infatti, chiamato in aiuto le aziende che hanno “in adozione” piazza Carlo di Borbone (Reggia outlet), piazza della Prefettura (Tarì) e piazza Vanvitelli (Pascarella group). Immediata ed efficace la risposta delle tre imprese che stanno completando l'intervento, affiancando a quella ordinaria, una manutenzione straordinaria.

Intanto, i Comuni di Caserta e Casagiove onorano la memoria di Luigi Vanvitelli, che, con la sua opera continua a dare lustro alla città. Infatti, fra domani e martedì, verrà portata in giunta, a cura dell'assessore alla Cultura del capoluogo, Enzo Battarra, l'approvazione per l'attribuzione della “cittadinanza benemerita in memoria” al grande architetto. «Vanvitelli era già cittadino casertano, dunque, quest'iniziativa ha senso di un riconoscimento al suo genio», spiega Battarra. Allo stesso modo, l'amministrazione comunale di Casagiove, nel cui territorio si trova la chiesa di San Francesco di Paola, dove sono conservate le spoglie del maestro, gli assegnerà la “cittadinanza onoraria”. La cerimonia dovrebbe avvenire al termine della celebrazione eucaristica in suffragio prevista nella stessa parrocchia l'1 marzo, come avviene dallo scorso anno, come stabilito dal vescovo Pietro Lagnese.

Insomma, finalmente lo ricordano e gli rendono onore le due comunità che l'architetto ha nobilitato e reso celebri allora come ora. Un segno di gratitudine, sebbene tardivo, al genio che anche il presidente Mattarella, con la visita alla Reggia, ha voluto celebrare. «Con la venuta del Presidente si conferma la centralità della Reggia rispetto ad una geografia ampia ed il suo valore di entità nazionale che travalica la fisicità urbana con la città», riflette Raffaele Cutillo, architetto casertano di fama internazionale. «Questo fattore che appare punto di tradimento per Caserta (e morboso disagio nostalgico di appartenenza esclusiva per alcuni abitanti), nei fatti è una leva di forza, dono calato dal cielo.

Tra l'altro i nuovi spazi espositivi (e quelli auspicabilmente a venire), il teatro, i potenziali luoghi di incontro facilmente identificabili nella esuberanza spaziale interna ed esterna del complesso vanvitelliano, superando la stantia concezione tradizionale e riduttiva di solo monumento turistico, restituiscono al capoluogo di provincia una opportunità ineguagliabile».

Cutillo insiste sulle potenzialità dell'ala del Palazzo reale che verrà inaugurata il 29. «Questa apertura è una sfida per generare idee, ragioni di uso, iniziative di produzione culturale per una città troppo chiusa in sé e vagamente orgogliosa per la sola casuale vicinanza ad un luogo straordinario. Che, invece, potrebbe dare una spinta per uno sforzo di invenzione e creatività da parte di “questa città dormiente” che l'unica richiesta o proposta capace di fare nei confronti della Reggia è l'ingresso gratis per sgambettare».

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Per l'altra archistar casertana, Beniamino Servino, «la prestigiosa visita serve, così com'è avvenuto per altre visite illustri, o come avvenne in occasione del G7, come una sorta di spot per Caserta che, è bene ricordarlo, sta a fianco della Reggia per caso». Secondo Servino, infatti, «il Palazzo ha una scala e una dimensione extraurbane, va a definire un territorio, è il segno di un'altra epoca, e, in fondo, conta poco la sua presenza rispetto alla città che, di fatto, non ha generato e non condiziona. La Reggia, che ha una sua vita mentre la città ne ha un'altra, è irrilevante nello sviluppo di Caserta che ha seguito altre direttrici. Già negli ultimi decenni - aggiunge Servino - la città ha segnato una sua autonomia, ha una sua forma, una sua dinamica e sue priorità rispetto al Palazzo che è isolato nonostante sia dentro il tessuto urbano, e ha una sua autonomia espressiva e storica. Il Palazzo serve a se stesso, non ha relazione con la città soprattutto sotto il profilo della forma urbana, ed è giusto che non ne abbia. D'altra parte, il modo migliore per valutare la città è osservare la sua “quota zero”, ovvero le parti accessibili alla comunità, le strade, le piazze, gli spazi pubblici dove accade la vita, dove nasce il senso di appartenenza e dove si vede l'impianto culturale e politico di una città. E quando lo spazio pubblico è trascurato significa che la comunità interessa poco alla politica che l'amministra».

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