Museo Diocesano di Napoli, «Antonello da Messina incontra Ettore Spalletti» fino al 20 marzo

Uno dei più antichi dipinti di Antonello da Messina conservato nel Duomo di Siracusa, sinora mai uscito dalla Sicilia

L'opera al Museo Diocesano
L'opera al Museo Diocesano
Martedì 7 Marzo 2023, 20:54
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E’ stata prorogata al 20 marzo la mostra «Antonello da Messina incontra Ettore Spalletti» al Museo Diocesano che è stata visitata da oltre quindicimila persone. Ancora due settimane per ammirare uno dei più antichi dipinti di Antonello da Messina.

L’opera di particolare fascino del più celebre pittore del Rinascimento meridionale, Antonello da Messina (1430 circa-1479), una grande figura di San Zosimo su fondo d’oro, è considerato un caposaldo della sua attività giovanile.

L’occasione rara di avere in prestito dall’Arcidiocesi di Siracusa questo dipinto così importante e prestigioso – sin qui mai esposto fuori dalla Sicilia – e di poterlo per la prima volta mostrare al grande pubblico internazionale in condizioni di visibilità ottimali, rende possibile un piccolo ma importante focus sulla cultura artistica meridionale al passaggio dagli anni di Alfonso I (1442-1458) a quelli di Ferrante d’Aragona (1458-1494), affiancando all’opera del giovane Antonello da Messina, alcuni dipinti su tavola di artisti meridionali suoi contemporanei.

Nella stessa sala sarà esposto, in un dialogo tra arte antica e arte contemporanea, il dittico rosa di Ettore Spalletti, quadro a tempera e foglia d’oro su tavola di grandi dimensioni. Ettore Spalletti (Cappelle sul Tavo 1940-Spoltore 2019) a partire dalla metà degli anni ‘70 ha creato un linguaggio sospeso tra pittura e scultura, in un’attenzione rivolta alla luce ed allo spazio, ricordando tanto l’astrazione moderna quanto le geometrie della pittura rinascimentale. Un artista celebrato da numerose prestigiose istituzioni, tra cui Documenta, Kassel e la Biennale di Venezia. La ricerca artistica di Spalletti si fonda su un attento e primordiale studio della superficie e del colore.

Il supporto diviene per l’artista la culla di un’epidermide su cui affiora la presenza di un significato.

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