Chissà se è la copia personale di Il postino di Neruda di Skàrmeta, piena di appunti a matita; l'ultima foto, a Cinecittà alla fine della lavorazione del film sul portalettere, un giorno prima di morire. O ancora il vestito di Pulcinella che calzò durante «Il viaggio di capitan Fracassa», o magari lo scatto in cui il reporter de «Il Mattino» Sergio Siano ritrae lui e Maradona al San Paolo, prima di una partita del cuore, a costituire la vera chicca della mostra «Troisi poeta Massimo», che finalmente apre oggi a Castel dell'Ovo dove resterà aperta sino al 27 luglio.
«Le chiedo di poter lavorare nel suo prossimo film in qualità di assistente alla regia. Spero molto in una sua risposta, negativa o positiva» scrive un ventunenne Paolo Sorrentino.
L'esposizione potrebbe portare come sottotitolo «Scusate il ritardo»: è già la terza volta che si cerca di inaugurarla a Napoli, dopo che è stata a Roma e Milano negli anni scorsi, per via dell'emergenza sanitaria. È organizzata da Maria Gabriella Macchiarulo per Istituto Luce, curata da Nevio De Pascalis con la supervisione di Stefano Veneruso, regista e nipote di Troisi. Si dispone su due piani di Castel dell'Ovo, affacciati sulla location di «Pensavo fosse amore e invece era un calesse». Al primo un itinerario cronologico, diviso in immagini e memorabilia dei film diretti e interpretati dall'attore, intermezzato da alcune foto come quella del matrimonio della sorella Annamaria, nello stesso ristorante in cui girerà il pranzo di nozze di «Ricomincio da tre»; e dalla statua che lo scultore Lello Esposito gli dedicò, con un filmato in cui esorcizza il folklore di quell'omaggio e che parla della sua voglia di sfuggire ai luoghi comuni, soprattutto quelli su Napoli.
Al secondo piano l'esposizione si distribuisce per spunti tematici sull'amicizia, la poesia e i dipinti che vari interpreti gli hanno dedicato Milo Manara, Vincenzo Mollica e Alessandro Rak, tra gli altri, mentre Brivido Pop ha realizzato una «wunderkammer» alla Mimmo Rotella. La fine del percorso è tutta per «Il postino»: ai bozzetti di scena, disegnati da Lorenzo Baraldi, e ai costumi di Gianna Fissi, sono state accostate le sequenze del film, a dimostrare quanto ciò che era nella testa sua e di Michael Radford, che firmò la regia, riuscisse a diventare realtà. O meglio grande cinema: «Zio Massimo era adorato dagli attori americani. Quando seppe che ero suo nipote Al Pacino mi si inginocchiò davanti, e nonostante il mio imbarazzo espresse la profonda ammirazione che aveva per lui», dice Veneruso. In autunno porterà in sala sperando che sia possibile «Da domani mi alzo tardi», tratto dall'omonimo romanzo di Anna Pavignano. L'irlandese John Lynch interpreta Troisi, Gabriella Pession la sceneggiatrice e compagna di vita. C'è un brano inedito di Pino Daniele, «Sirenuse», nella colonna sonora. L'ultima battuta di Veneruso: «Mi sono chiesto cosa avrebbe fatto mio zio durante in lockdown. Forse nulla di speciale, lui era in lockdown permanente. Eppure, da fermo la sua testa andava a 200 all'ora».