Con «Crudo» di Ornella Della Libera, storie di gioventù fragile e spavalda in un incontro dell'Associazione Pedagogica Italiana

Con «Crudo» di Ornella Della Libera, storie di gioventù fragile e spavalda in un incontro dell'Associazione Pedagogica Italiana
di Donatella Trotta
Martedì 8 Febbraio 2022, 18:00
7 Minuti di Lettura

«È più facile costruire bambini forti che riparare uomini rotti», sosteneva l’afroamericano Frederick Douglass (1818-1895): uno che di disagio infantile, vessazioni e violazioni di diritti se ne intendeva, eccome. Ne è convinta anche Ornella Della Libera, classe 1965, ispettore superiore della Polizia di Stato a Napoli — dove milita con onore dal 1986 — e “agente speciale” che si occupa di pedofilia, di reati commessi sui minori, di violenza sulle donne e di ogni forma di disagio familiare che lei sa affrontare non solo con il piglio dell’investigatrice armata di codici e manette, arti marziali e pistola, ma soprattutto con la forza nonvolenta della penna: che può colpire, come le parole-sassi nello stagno dell’indifferenza, più e meglio della spada. Ornella è infatti anche un’amatissima, generosa, eclettica e pluripremiata scrittrice per ragazzi che da vent’anni, con i suoi fortunati libri di storie vere o verosimili, perché ispirate dalla realtà vissuta in prima persona, ha capito da perfetta “poliscrittrice” che prevenire, precocemente, è meglio che curare. E in-formare, comunicare (nell’ascolto che genera dialogo) e accogliere, a scuola e a casa, è molto meglio che ignorare o reprimere: quando magari è troppo tardi.

Ne è prova e testimonianza concreta il suo ultimo libro, Crudo. Le storie vere che nessuno ti racconta, pubblicato da Marietti Junior in una graffiante veste grafica con illustrazioni e le altrettanto taglienti e allusive illustrazioni minimaliste di Pietro Piscitelli, che accompagnano, e chiudono con un dettaglio simbolico, ciascuno dei dieci tostissimi racconti dell’autrice: storie di preadolescenti fragili e spavaldi e, controluce, di adulti (genitori) distratti, disattenti o vistosamente criminali, in veste di insospettabili adescatori di ragazzini, minacciosi molestatori seriali, stalker depravati e vili manipolatori, nell’ombra del web, delle menti di giovani, fragili e insicure vite “oltre”. Vite invisibili ai più: tranne che a qualche docente attento e sensibile, pronto ad allertarsi senza girare la faccia dall’altra parte, proprio come l’agente di polizia Leslie, in servizio permanente, affettivo ed effettivo h 24 sul fronte delle emergenze minorili. Giovanissime vite a rischio, assurdamente in bilico sulla linea d’ombra della morte, virtuale o concreta, che passa per il cyberbullismo e il sexting, le sfide di autolesionismo estremo (dal binge drinking al cutting fino al suicidio) e le ludopatie da videogame violenti (con imprevedibili conseguenze indotte), ma annidandosi anche nelle pieghe di quella apparentemente innocua comfort zone della dipendenza da social (Instagram & c.) che a furia di mettere in scena on line tutto, con pericoli inimmaginabili off line, impedisce di fatto di assaporare consapevolmente l’attimo presente, i legami autentici, le esperienze vissute.

Non usa mezzi termini Ornella Della Libera, raccontando con il suo stile asciutto, paratattico, veloce, spesso amaramente ironico e visivamente cinematografico le storie dell’insicura Elena, 14 anni, e della sua “prova d’amore” per il cinico (anaffettivo?) Kekko; di Antonio e della sua ingenuità nel fidarsi di uno sconosciuto; della timida tredicenne Martina che per non disattendere le aspettative del gruppo rischia il coma etilico; di Fabrizio che obnubilato da troppe ore alla Playstation fa del male quasi in trance al fratellino; di Stella, 14 anni, che subisce a lungo in silenzio, per paura delle sue minacce alla famiglia, le molestie sessuali di uno stalker; di Francesca, salvata in extremis dalla spirale letale della Blue Whale; e poi di Alberto e Stefania, fratelli superdigital che per postare ogni frammento della loro vacanza forniscono involontariamente ad aggiornati topi di appartamento la facile opportunità di svaligiare casa in loro assenza; e ancora, di Ahmed e Miriam, compagni e amici per la pelle non a caso, perché “diversi” (lui ragazzo adottivo di origini marocchine in sedia a rotelle, lei brillante ragazzina dall’incarnato color cannella), e insieme nel mirino della moda dell’happy slapping — ennesimo termine inglese per comportamenti devianti ormai globalizzati —, ovvero l’”allegra” abitudine di branco (stupida, brutale e umiliante, nata in Inghilterra nel 2004) di tirare ceffoni sempre più pesanti a malcapitati presi di mira e ripresi con i telefonini.

Ma sono proprio loro, come la stessa Leslie che a un certo punto racconta ai suoi lettori, sempre in prima persona, il suo personale “segreto” — ombra che ha generato la luce della luminosa traiettoria della sua storia — a dare una svolta creat(t)iva alla vicenda di soprusi di cui sono vittime, inizialmente passive. E dopo aver visto con la scuola il film «La vita è bella», con un Roberto Benigni che riesce a sublimare in sorriso persino l’orrore della Shoah, trovano allora il modo di mettere nel sacco tutti: bulli e autorità costituite, spiazzando ciascuno con sorprendente intelligenza emotiva e pensiero divergente che dimostrano come utilizzare il cervello possa avere, talvolta, meglio sulle mani usate senza cervello né anima. Non è facile, certo. Ma nemmeno impossibile, sembra dirci Ornella Della Libera/Blondie/Leslie: he con cognizione di causa, e un immancabile espediente/vademecum pratico finale (Il semaforo di Leslie) per sintetizzare a grandi e piccoli le semplici “regole” per vivere e condividere il rispetto che porta alla legalità, mette in guardia ragazzi (e adulti) contro le trappole della disintermediazione digitale, che possono fare inciampare e sprofondare nel buco nero dell’irreparabile dove non sempre si trova una poliziotta amica pronta a salvarti, con o senza la sua squadra. Perché l’emancipazione è un cammino faticoso di liberazione, individuale e comunitaria, che può persino portare a farcela da soli: come nella storia che chiude il libro, dove i due protagonisti (Andrea e Andrea), stesso nome ma genere diverso e comune aspirazione a (in)seguire i propri sogni non convenzionali (ballerino lui, calciatrice lei) indipendentemente dagli stereotipi maschili e femminili in cui tutti vorrebbero ingabbiarli, si salvano al fotofinish da un esito fatale della loro avventura di infelicità proprio grazie all’aiuto dello scalcagnato gruppo di “sfigati” amici, protagonisti delle precedenti storie.

Un messaggio preciso, ma sotteso al testo senza moralismi, retorica né pedanterie didascaliche, quello dell’autrice: che dopo aver fatto divertire, riflettere (e in diversi casi salvare) i suoi ormai numerosissimi giovani lettori che la seguono da quando esordì nella narrativa per ragazzi, con i primi tredici “casi” dell’agente speciale dal nome in codice Blondie (poi, con i racconti de I nuovi casi dell'agente speciale Blondie. Storie di una poliziotta dalla parte dei ragazzi, vincitore anche del Premio Procida-Il mondo salvato dai ragazzini 2018 e via via, passando dall’umorismo/denuncia sociale della storia di Florian del cassonetto al romanticismo anch’esso pretestuoso contro comportamenti devianti de Il primo bacio di PennyLu), affonda ora impietosamente la lama delle parole. Con meno sorrisi e più crudezza, appunto: perché nel mondo attuale, e nella crisi postpandemica, il tempo dell’emergenza educativa stringe. Il disagio di civiltà è sotto gli occhi di tutti. E il richiamo alla corresponsabilità riguarda, allora, ciascuno di noi, nessuno escluso: come il presidente Sergio Mattarella ha ribadito nel suo discorso di fine anno 2021, riportando le toccanti parole-testamento per i suoi studenti del professore di Storia Filosofia Pietro Carmina, morto nell’esplosione di Ravenusa: «Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha.

Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non adattatevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa. Voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare…»

Anche per questo Ornella Della Libera è stata invitata dall’Associazione Pedagogica Italiana (AsPeI), presieduta da Donatella Lombello — studiosa Senior dello Studium patavinum, già Professoressa associata di Letteratura per l’infanzia e di Pedagogia della Biblioteca scolastica e per Ragazzi nel Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata (Fisppa) di Padova — a parlare di Crudo, uso e abuso e rischi del digitale, all’incontro mensile dell’AsPeI: in programma giovedì 10 febbraio su piattaforma Zoom dalle ore 15.00 alle 17.30 (libero e aperto a tutti, prenotazioni entro oggi al link: donatella.lombello@unipd.it). Con Della Libera, a riflettere sulla civiltà dell’infanzia e ad esplorare la relazione dei bambini con il mondo adulto di oggi ci saranno altre autorevoli relatrici: Margherita Rimi, neuropsichiatra dell’infanzia e dell’adolescenza, poetessa e scrittrice, autrice di Il popolo dei bambini. Ripensare la civiltà dell’infanzia (Marietti 1820); Anna Antoniazzi, professore associato di Letteratura per l’infanzia e pedagogia della lettura all’università di Genova, che affronterà le caratteristiche e l’uso dei videogiochi; e Arianna Thiene, professore associato presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara, dove insegna Istituzioni di diritto privato e Diritto civile, che spiegherà come tutelare i minori nell’uso del digitale.

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