Conti pubblici, Pil in calo del 9% con rimbalzo al +6% nel 2021

Conti pubblici, Pil in calo del 9% con rimbalzo al 6% nel 2021
Conti pubblici, Pil in calo del 9% con rimbalzo al 6% nel 2021
Mercoledì 30 Settembre 2020, 00:07 - Ultimo agg. 12:07
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Un rimbalzo del Pil fino a +6%, grazie a una manovra da 40 miliardi tra margini di deficit e anticipo dei fondi del Recovery Plan. Al termine di una lunga giornata di riunioni tecniche e politiche il governo trova una «forte intesa» sul nuovo quadro macroeconomico da disegnare con la Nota di aggiornamento al Def, che sarà presentato domani in serata in Consiglio dei ministri per essere approvato, però, in una riunione successiva domenica, quando sul tavolo del governo arriveranno anche le modiche ai decreti sicurezza.

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L'Italia è «resiliente» aveva assicurato il premier, Giuseppe Conte, in mattinata, ribadendo che il Pil, nonostante la crisi innescata dal Coronavirus, registrerà un crollo ma a una sola cifra. Il prodotto interno lordo nella Nadef sarà atteso infatti a -9% nel 2020, con un rimbalzo al +6% nel 2021 - con il debito al 158% del Pil - grazie anche alla «forte ripresa degli investimenti pubblici» spinta dal Recovery Plan.

Un ritmo di crescita così sostenuto sarà garantito infatti sia dai fondi Ue sia da una «espansione fiscale molto significativa» per il 2021, con l'indebitamento che da 5,7 tendenziale sarà portato al 7%. Si aprono quindi margini di deficit per la manovra da circa 21-22 miliardi che, uniti ai primi fondi europei garantirà risorse per 40 miliardi, come ha spiegato in tv il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. Proprio l'utilizzo - e la relativa contabilizzazione - dei fondi europei anti-Covid è uno dei nodi che ha rallentato e reso più complessa la stesura del documento che farà da cornice alla prossima legge di Bilancio. Una riunione di maggioranza, di prima mattina, non era bastata per trovare quel «consenso politico necessario» per varare la Nadef evitando ulteriori slittamenti, che inciderebbero sulle altre scadenze di finanza pubblica, come ha spiegato Luigi Marattin, al tavolo per Italia Viva.

Il secondo round serale è servito a chiudere il cerchio per portare domani in Cdm il documento che di certo, viene spiegato, non includerà nelle stime gli effetti di un eventuale utilizzo del Mes. Ma il fondo Salva Stati potrebbe essere citato nella Nadef: il fondo per le spese sanitarie già compariva nel Def di aprile, elencato tra gli strumenti messi a disposizione dall'Europa, indicando come solo vincolo il suo utilizzo per le spese sanitarie. Accedere al prestito, entro la scadenza di dicembre, è una scelta che comunque la maggioranza dovrà compiere - come precisato più volte da Conte - con un voto in Parlamento, una scelta invocata anche dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi e, «come ogni giorno», dal segretario Pd Nicola Zingaretti.

Altra incognita quella della riforma fiscale: la maggioranza, dal Pd al M5S, si dice pronta a riaprire il tavolo - «c'è un'ampia convergenza tra le principali forze di maggioranza» dice Luigi Di Maio, «la gente ci chiede di abbassare le tasse» - ma i tempi sono sempre più stretti per riuscire ad anticipare già in manovra un nuovo «modulo» della riforma. Italia Viva preme, «un pezzo potrebbe essere anticipato sull'anno prossimo» secondo Marattin, ma non c'è solo «la revisione della struttura delle aliquote» Irpef, c'è anche «l'assegno unico, deve essere completato tutto insieme».

Sull'assegno per i figli la Camera ha votato all'unanimità, e la commissione Lavoro, in un parere sul Recovery chiede che si faccia il prima possibile perché si tratta di una «riforma strutturale e immediatamente realizzabile» con ricadute positive sul lavoro femminile, che potrebbe rientrare tra i progetti da finanziare con i fondi Ue. Per rilanciare l'occupazione l'esecutivo starebbe pensando anche a un nuovo round di sgravi contributivi (al 100% per i giovani neoassunti, al 50% per gli altri una delle ipotesi) che si potrebbero affiancare allo sconto del 30% per tutti gli assunti a tempo indeterminato già previsto per il Mezzogiorno, che scatterà dal 1 ottobre e che avrà bisogno di circa 5 miliardi per proseguire anche il prossimo anno.

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