Finora il governo si è limitato a guardare i dati delle banche italiane, mettendo nel mirino i super ricavi realizzati con i tassi d’interesse sui mutui alle famiglie. Da qui la stangata sugli extra-profitti con una tassa del 40% entro il tetto dello 0,1% del totale attivo che gli istituti puntano ad alleggerire. Nessun accenno, fra le motivazioni che hanno spinto l’esecutivo a varare la discussa manovtra fiscale sugli extra profitti degli istituti, al confronto internazionale. Eppure, se il premier, Giorgia Meloni, si limitasse a un rapido sguardo alle statistiche della Banca centrale europea, si accorgerebbe che le banche del nostro Paese hanno spinto l’asticella dei tassi, dopo l’aumento del costo del denaro, molto più in alto rispetto a quanto fatto nel resto d’Europa.
I dati dicono che chi chiede, oggi, un mutuo per comprare casa dentro i nostri confini della Penisola trova le peggiori condizioni dell’area euro.
Dove risiedono i motivi di questi anomali spread sui tassi per i mutui casa in Europa? Sembra difficile, come accennato, trovare spiegazioni ragionevoli nell’ambito dei parametri di rischio di credito. Se si guarda in particolare al confronto con la Germania, l’anno scorso le banche italiane offrivano condizioni sui mutui più convenienti rispetto alla concorrenza tedesca: 3,34% contro 3,52%. Nell’arco di pochi mesi, durante i quali la Bce ha portato il costo del denaro da zero al 4,25%, si è ribaltato tutto con lo spread di 18 punti favorevole all’Italia ora in terreno negativo per 52 punti. La sensazione è che le banche italiane, 45 miliardi di margine d’interesse nel 2022 (su 88 miliardi di fatturato totale), grazie al quale gli utili hanno oltrepassato la vetta dei 25 miliardi, abbiano spinto un po’ troppo sulla leva dei tassi per massimizzare i profitti, lasciando contemporaneamente la remunerazione dei conti e depositi della clientela a livelli bassissimi. Quella offerta dalla Bce era una formidabile occasione, per i banchieri, per macinare proventi straordinari. Ma ai piani alti dei big del credito non avevano messo in conto la mannaia fiscale del governo Meloni.