Il Piano Mattei è già realtà: ecco i nove progetti pilota

Il recupero di un lago in Etiopia per aiutare la popolazione

Piano Mattei
Piano Mattei
di Nando Santonastaso
Martedì 21 Maggio 2024, 08:05 - Ultimo agg. 17:26
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Si può immaginare di utilizzare l'energia da fonti rinnovabili, nella fattispecie quella solare, per creare "l'agricoltura desertica", ovvero per coltivare frutta e verdure in pieno Sahara? L'Algeria ci sta provando e ha previsto di realizzare nel deserto il primo villaggio alimentato da energia solare con cui risparmiare acqua e lavorare i campi. E sapevate che sono quasi mille (991 per la previsione, fonte Miur) gli accordi sottoscritti dalle università italiane con atenei africani negli ultimi 30 anni, e oltre 200 i progetti di cooperazione attivati negli ultimi 5 anni in oltre 30 Paesi di quel continente? Forse no ma quello che conta è che dall'agricoltura "desertica" alla formazione, passando per l'energia, l'acqua e la salute, le infrastrutture materiali e digitali sono proprio queste le prime priorità d'intervento già operative del Piano Mattei. Ovvero, di quello che l'ambasciatore Fabrizio Saggio, punto di riferimento del Piano per Palazzo Chigi, ha definito «un metodo, un approccio che il Governo italiano ha voluto avviare nel complesso dei rapporti con l'Africa». In una dimensione, sono ancora parole di Saggio, «che supera la logica donatore-beneficiario per dare vita a rapporti paritari, lontani da qualsiasi logica predatoria, e fondati sul dialogo, la collaborazione, la condivisione e l'ascolto».

È la candidatura dell'Italia a ruolo di cerniera tra Europa e sponda sud del Mediterraneo ma in una chiave di concretezza che è testimoniata dai progetti giù partiti. Nove i Paesi pilota (Etiopia, Costa d'Avorio, Mozambico, Kenya, Congo, Tunisia, Algeria, Marocco, Egitto) ma già si ipotizza di estendere il Piano a cerchi concentrici, a ulteriori Nazioni del Continente, cioè. Per ora ci sono 5,5 miliardi di risorse stanziate, più della metà dal fondo per il Clima, in attesa che l'Europa colga l'opportunità italiana e destini a questo sforzo ben altri finanziamenti, com'è avvenuto per il Pnrrr. Nove anche gli interventi messi già a terra, tutti condivisi con le autorità locali e in ogni oro fase, dall'elaborazione fino all'attuazione concreta.

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L'agricoltura

Come nel caso dell'agricoltura "desertica". Italia e Algeria lavorano insieme nella parte sud-orientale del Sahara algerino dove si punta a sfruttare l'enorme potenziale del fotovoltaico che sfrutta bene il suolo e fornisce sicurezza alimentare, riduce le emissioni di gas serra e fa risparmiare anche sugli sprechi di acqua. A come agricoltura anche in Mozambico: qui, in collaborazione con la Farnesina e l'AICS, l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, si prevede la costruzione di un Centro agroalimentare nella provincia di Manica (nord-ovest del Paese), «che possa rafforzare la competitività agroalimentare del Paese» spiega l'ambasciatore Saggio. In Tunisia invece, grazie al potenziamento delle stazioni di depurazione delle acque non convenzionali, con l'installazione di sistemi fotovoltaici si punterà ad aumentare sensibilmente la capacità produttiva agricola della regione nord-est del Paese.
È sempre l'agricoltura a muovere il progetto del Piano Mattei concordato con l'Egitto: al Cairo, «siamo impegnati a sostenere la modernizzazione della produzione agricola egiziana e a rafforzare la filiera agricola con investimenti in macchinari, sementi, tecnologie». Ma A vuol dire anche acqua. In Etiopia lItalia si sta impegnando «nel recupero ambientale del lago Boye nella città di Jimma (nell'ovest del Paese) mentre nella Repubblica del Congo stiamo migliorando l'accesso all'acqua per la popolazione locale attraverso lo scavo di pozzi e la creazione di reti di distribuzione».

L'energia

E poi l'energia che già vede l'Italia impegnata in prima fila con Eni ed Enel nel continente (c'è chi dice che sono state proprio le due più grand aziende pubbliche del Paese ad aprire la strada agli altri interventi). L'ambasciatore Saggio conferma la volontà di attivare «attività complementari a quanto già realizzato da Eni in Kenya, sostenendo il Paese nello sviluppo dei biocarburanti. Grazie al Piano Mattei per l'Africa, nel momento di pieno sviluppo, l'iniziativa coinvolgerà circa 400 mila agricoltori entro il 2027 e interesserà un'estensione di terreni degradati di oltre 400 mila ettari». In particolare, in Marocco si metterà a frutto una collaborazione con l'Università Mohamed VI per il lancio di percorsi di studio sul tema delle energie rinnovabili aperti a tutti gli studenti africani. Da qui prenderà il via la creazione di un Centro di eccellenza per la formazione sempre nel settore delle rinnovabili, la cui sede potrà essere il complesso immobiliare dello Stato italiano situato a Tangeri. Nel continente giovane per eccellenza, una delle priorità del Piano Matei è la salute.

Si è partiti con progetti pilota concernenti la riqualificazione infrastrutturale di alcune strutture sanitarie della Costa d'Avorio, in collaborazione anche con ospedali italiani, e con il rafforzamento della diffusione di nuove tecnologie mediche per monitorare e assistere le persone fragili in Marocco.

La formazione

E poi la sfida forse più esaltante, quella dell'istruzione e della formazione. Il Piano Mattei per l'Africa ci punta parecchio perché, come spiega Saggio, "la totalità degli interventi previsti o come iniziativa principale o come azioni complementari rispetto al progetto principale, prevede la creazione di centri di formazione o l'avvio di corsi di formazione professionale, in collaborazione con tutto il "Sistema Italia". Una scelta in gran parte obbligata: entro il 2050 la popolazione del Continente africano supererà i 2,5 miliardi di persone, portando l'attuale quota di persone in età lavorativa dal 23% al 48% entro la fine del secolo". Di qui il ruolo di istruzione e formazione professionale per garantire l'acquisizione di competenze, occupazione e indipendenza economica personale e familiare. Tutti obiettivi che devono essere sostenuti anche finanziariamente: non a caso la Caina di regia del Piano ha già avviato una serie di interlocuzioni sia con le principali Istituzioni finanziarie internazionali, prima fra tutte l'African Development Bank, sia con attori italiani, a partire da Cassa Depositi e Prestiti. Ma, come detto, sarà la risposta dell'Europa (e non solo) la chiave di lettura per il futuro. Dice Saggio: «Siamo perfettamente consapevoli del fatto che un pieno coinvolgimento nel "metodo" Mattei delle principali Organizzazioni internazionali e delle Istituzioni finanziarie internazionali (Banca Mondiale, Banca Africana di Sviluppo, ecc.), è cruciale per un pieno successo del Piano». Il coinvolgimento dei privati sarà l'altro aspetto da approfondire. E da questo punto di vista il ruolo già svolto in questi anni dalle aziende italiane (e non solo da quelle energetiche) è tutt'altro che sconosciuti ai Paesi africani. Qualche esempio? Webuild, il colosso delle grandi infrastrutture, ha realizzato il 70% della più grande centrale idroelettrica africana, in Etiopia, con una potenza installata di 6,45 gigawatt. Sono italiane le firme di tante arterie stradali per la mobilità da Gibuti a Mogadiscio e Addis Abeba. E lo stesso vale per l'asse ferroviario Il Cairo-Alessandria d'Egitto, le dighe di Arror, Kimwarer e Itare in Kenya. E così via. Storia di grandi progettualità e di fortissima innovazione, titoli di merito che segnalano l'Italia come partner affidabile e serio. E che ci fanno apprezzare all'estero molto più di quanto pensiamo a casa nostra.
 

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