Statali, bonus una tantum anche nel 2024. Da 20 a oltre 100 euro in più nello stipendio (in attesa dei rinnovi)

L’importo medio è di 30 euro al mese che può salire fino a 100 per i dirigenti

Statali, bonus una tantum anche nel 2024 (in attesa dei rinnovi): ecco a quanto ammonta
Statali, bonus una tantum anche nel 2024 (in attesa dei rinnovi): ecco a quanto ammonta
di Francesco Bisozzi
Mercoledì 20 Settembre 2023, 00:01 - Ultimo agg. 21 Settembre, 09:20
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Arrivano i soldi per gli statali: il governo punta sulla riconferma del bonus una tantum per il 2024. Con la Funzione pubblica e Mef a caccia delle risorse per rinnovare i contratti del pubblico impiego in vista della prossima legge di Bilancio. Per avviare le trattative con i sindacati il ministro Paolo Zangrillo ha chiesto al Tesoro sei miliardi in legge di Bilancio (ne servono trenta per allineare gli stipendi all’inflazione da qui al 2024) e attende lumi con cauto ottimismo. L’esecutivo, secondo fonti governative, punta a una soluzione ponte, ovvero al bis dell’emolumento una tantum, l’incremento dell’1,5% dello stipendio introdotto in via temporanea con la scorsa legge di Bilancio e che già nel 2023 ha portato nelle tasche dei lavoratori dello Stato aumenti mensili superiori a 100 euro per i ruoli apicali.

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IL PROCESSO

Sui rinnovi dei contratti il ministro per la Pubblica amministrazione però non indietreggia. «Ho incontrato il ministro Giorgetti prima delle ferie e gli ho rappresentato la necessità di prendere in considerazione il processo di rinnovo dei contratti come una delle priorità», ha ribadito ieri il numero uno di Palazzo Vidoni a margine di un evento pubblico.

La Corte dei Conti, già prima dell’estate, nella sua relazione sul coordinamento della finanza pubblica, era stata premonitrice. «In attesa dei fondi per il rinnovo dei contratti scaduti nel 2021 e a fronte delle elevate stime previste per il recupero dell’inflazione – si legge nel documento – appare difficile non prevedere l’estensione dell’una tantum per gli statali». 

L’incremento dell’1,5% dello stipendio è una misura contro il caro-prezzi, pensata per rendere meno penalizzante il mancato rinnovo dei contratti degli statali per il triennio 2022-2024 in un contesto dominato da un’inflazione galoppante. Adesso l’inflazione sta rallentando, è vero, ma in assenza dei rinnovi (e degli aumenti di stipendio a loro connessi) la mancata riconferma del bonus verrebbe vista da tre milioni di dipendenti pubblici come un taglio della busta paga. Insomma, il bis sembra essere al momento una strada quasi obbligata. 
Nel 2023 l’una tantum è costata allo Stato un miliardo di euro (più altri 800 milioni spalmati sugli enti locali). Trattandosi di un aumento lineare sono stati chiaramente i dirigenti con più stellette a beneficiare degli aumenti più generosi, mentre i semplici operatori si sono dovuti accontentare di molto meno, ossia di poco più di 20 euro al mese. Più nel dettaglio: il dirigente di un ministero oggi si porta a casa circa 60 euro in più al mese grazie al bonus, ossia quasi 800 euro l’anno di extra, mentre un funzionario viaggia tra i 29 e i 44 euro e un semplice assistente non va oltre i 30 euro di incremento mensile.

Va ricordato poi che nel 2023 il bonus si è manifestato in busta paga con abbondante ritardo. Gli statali hanno iniziato a ricevere l’incremento solo ad agosto, al lordo degli arretrati maturati da gennaio, a causa di problemi tecnici e a una serie di lungaggini di carattere burocratico. Nel Documento di economia e finanza di quest’anno non sono state indicate nuove risorse per il pubblico impiego. Appuntamento rinviato alla Nadef, la nota di aggiornamento che verrà presentata il 27 settembre, la settimana prossima. E intanto sale il pressing dei sindacati che al governo ricordano che i contratti sono scaduti da 20 mesi. 

IL RAPPORTO

Nel 2021 la retribuzione complessiva media annua lorda degli impiegati della Pubblica amministrazione (ministeri, agenzie fiscali, funzioni locali) è stata pari a 31.766 euro, ha certificato l’Aran di Antonio Naddeo nel suo ultimo rapporto semestrale. Il medesimo rapporto ha registrato poi, a fronte degli ultimi rinnovi contrattuali, incrementi di stipendio superiori al 4% per tutti i comparti, superiori dunque alla crescita nel triennio 2019-2021 dell’indicatore dei prezzi al consumo al netto dei prodotti energetici importati (+2%). 

«Siamo quasi alla fine del 2023 e i rinnovi fanno riferimento al 2022-2024 – ha risposto il ministro Zangrillo ai sindacati – ma vorrei ricordare che quando sono arrivato al ministero l’anno scorso c’erano ancora 2,4 milioni di dipendenti pubblici a cui non erano stati rinnovati i contratti relativi al triennio 2019-2021. Li stiamo finendo di rinnovare adesso e auspico che entro questo mese si chiuda quello per i dirigenti sanitari». 

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