Il governo ha stabilito una priorità per la prossima manovra: confermare il taglio dei contributi pagati dai lavoratori dipendenti che guadagnano fino a 35 mila euro lordi l’anno. Il costo di questa misura è di circa 10 miliardi. Per rafforzare questa misura il vice ministro all’Economia, Maurizio Leo, sta spingendo per ridurre già da gennaio del prossimo anno le aliquote Irpef da quattro a tre, accorpando le prime due. In pratica il primo scaglione Irpef arriverebbe fino a 28 mila euro di reddito sui quali si pagherebbe un’aliquota del 23 per cento. Questa misura, secondo le prime stime, costerebbe circa 4 miliardi di euro. Ma quale sarà l’effetto sulle buste paga dei lavoratori dal prossimo mese di gennaio di questa doppia misura? La Fondazione Nazionale dei Commercialisti ha effettuato per Il Messaggero una stima degli effetti. Va precisato che il taglio del cuneo di sette punti percentuali per i redditi fino a 25 mila euro e di sei punti per quelli tra 25 e 35 mila euro, è una misura già in vigore. Il beneficio del taglio dunque, è già presente nelle buste paga dei lavoratori. La misura però scade il 31 dicembre del 2023. Significa che senza un rifinanziamento da parte del governo, il taglio cesserebbe già a partire dal mese di gennaio con una decurtazione delle paghe di circa 14 milioni di lavoratori già a partire dal primo mese dell’anno.
IL PASSAGGIO
L’accorpamento dell’aliquota Irpef del 25 per cento (il secondo scaglione) a quella del 23 per cento (il primo scaglione), sarebbe invece una misura del tutto nuova i cui benefici, dunque, si farebbero sentire per la prima volta sulle buste paga dei lavoratori dipendenti.
Per una retribuzione di 25 mila euro annui, invece, il beneficio del taglio del cuneo di sette punti, incide sulla retribuzione mensile del lavoratore per 96 euro. Se si aggiunge anche l’impatto della riduzione dell’Irpef, il beneficio mensile salirebbe a 112 euro. Stesso aumento in busta paga che si otterrebbe a 30 mila euro di retribuzione annua. Va ricordato che dopo i 25 mila euro, il taglio del cuneo contributivo si riduce da sette a sei punti. Quindi il beneficio mensile in busta paga dalla riduzione dei versamenti del lavoratore all’Inps, in questo caso, è di 90 euro mensili, a cui vanno aggiunti altri 22 euro che deriverebbero dalla riduzione delle aliquote Irpef portando il beneficio totale a 112 euro.
IL CONTEGGIO
A 35 mila euro di retribuzione annua, il taglio del cuneo contributivo incide per 99 euro al mese sulla busta paga del lavoratore dipendente. Insieme al taglio dell’Irpef l’aumento mensile raggiunge invece i 120 euro mensili. Il massimo consentito da questo doppio taglio. Mentre la riduzione dei contributi a carico del lavoratore esaurisce i suoi effetti a 35 mila euro, il taglio dell’Irpef si fa sentire su tutta la curva dell’imposta, quindi anche sui redditi più alti. Dopo i 28 mila euro l’impatto mensile sulle buste paga dovuto all’accorpamento delle aliquote Irpef è fisso e vale 22 euro. Sul tavolo della manovra ci sono anche altre misure fiscali, come la detassazione delle tredicesime per i redditi bassi. Ma è probabile che questa misura sia rinviata al prossimo anno.