La riforma del Superbonus entra ufficialmente nel Pnrr. O meglio, nel capitolo aggiuntivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il cosiddetto “RepowerEu”, finanziato con poco più di 19 miliardi. Agli sgravi fiscali per le ristrutturazioni energetiche vengono destinati 4 miliardi di euro: 2 il prossimo anno e altri due nel 2025. Ma la misura (come anticipato dal Messaggero del 19 luglio scorso) cambierà, sarà più selettiva. «In passato», spiega il documento esaminato ieri nella Cabina di regia del governo, «gli interventi sono stati prevalentemente attivati per gli edifici privati a prescindere dalla fascia di reddito dei proprietari, mentre ora l’incentivo è destinato solo a famiglie a rischio di povertà energetica e ai giovani». Dunque saranno messi dei limiti di reddito e anche di età. Una delle ipotesi è che si replichi il meccanismo già utilizzato per tagliare il Superbonus sulle villette, limitato solo alle persone con reddito fino a 15 mila euro, aumentabile in base ai componenti del nucleo familiare. Anche la percentuale del bonus sarà rivista. Attualmente è del 90 per cento (il prossimo anno scenderebbe al 70 per cento). Per chi ha redditi bassi sarà fissata al 100 per cento dell’investimento (e non più al 110 per cento). E per questi ultimi dovrebbe tornare anche la possibilità di sconto in fattura.
L’altro grande capitolo del RepowerEu riguarda le imprese, alle quali vengono destinati poco più di 6 miliardi di euro per la transizione “verde”.
Fisco/Lotta all’evasione, la crisi economica fa saltare gli obiettivi
A sorpresa il governo cambia anche gli obiettivi della lotta all’evasione fiscale. Nel Piano originario era stato fissato per il 2023 un target di riduzione della “propensione” a evadere le imposte del 5 per cento rispetto al 2019. Obiettivo che poi saliva al 15 per cento nel 2024. Ma, spiega il governo, «ci sono alcune ragioni oggettive che suggeriscono la modifica del target». Quali sono queste ragioni? «Le condizioni macroeconomiche». Come dire, c’è la crisi e le imprese hanno meno liquidità. Dunque hanno una maggiore propensione a non versare al Fisco quanto dovuto. Così gli obiettivi saranno rivisti con altri rientranti nella sfera di controllabilità dell’amministrazione fiscale. Ma nel piano, almeno per ora, non è specificato di quali possano essere questi obiettivi.
Infrastrutture/La Roma-Pescara slitta a dopo il 2026 con l’uso di altri fondi
Con la rimodulazione del Piano escono dalla scadenza del 2026 la tratta ferroviaria Roma-Pescara, due lotti della Palermo-Catania e una parte degli investimenti per l’Ertms, l’innovativo sistema europeo di gestione del traffico ferroviario. Tutto verrà finanziato con altri fondi. Le risorse del Pnrr saranno invece utilizzate su altri lotti delle tratte Napoli-Bari e Palermo-Catania. In questo modo, secondo il ministero delle Infrastrutture, sarà più facile completare tutte le opere in tempi ragionevoli. Sui fondi del Repower Eu, poi, il Mit ha chiesto fondi aggiuntivi per 1,5 miliardi per l’efficientamento energetico nelle case popolari, 400 milioni per l’elettrificazione delle banchine nei porti e 600 milioni per i nuovi vagoni dei treni pendolari e del trasporto pubblico locale.
Scuola e Sanità/Case di Comunità, ridotto il numero. Più soldi agli asili
La Missione sulla Salute del Piano nazionale di ripresa e resilienza subisce un ridimensionamento a causa dell’aumento dei costi legati alla congiuntura internazionale. Le Case della Comunità per la presa in carico della persona passano da un target di 1.350 strutture a 936 interventi. Ridotto anche l’intervento per l’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero. Sul fronte dell’istruzione, invece, arrivano altri 900 milioni per gli asili nido con l’ambizione di raggiungere l’obiettivo di 260 mila nuovi posti entro il 2026. Sempre a causa del caro-materiali, poi, saranno ridotti gli interventi per la messa in sicurezza e la riqualificazione delle scuole . Slitta, infine, anche l’entrata in vigore del nuovo sistema di reclutamento per i professori.
Giustizia/Personale stabilizzato e ci sarà più tempo per smaltire l’arretrato
Ci vorrà più tempo del previsto per abbattere l’arretrato nei tribunali civili. L’obiettivo iniziale fissato nel Pnrr era di arrivare ad un taglio dei vecchi procedimenti del 65 per cento entro il 2024 e del 90 per cento entro il 2026. Su 140 tribunali il 68 per cento è riuscito a ridurre l’arretrato in media del 28 per cento, mentre per i restanti tribunali i procedimenti pendenti sono addirittura aumentati. Per questo gli obiettivi saranno rivisti. Uno dei problemi individuati sta anche nelle dimissioni di massa degli addetti all’Ufficio del processo, personale assunto a tempo per aiutare i giudici a smaltire le pratiche. Per questo, spiega il nuovo piano, il ministero propone di procedere ad una riprogettazione dei cicli di assunzione degli addetti all’Ufficio del processo.