Premio Messaggero per i giovani/Paolo Di Paolo: «I ragazzi hanno le parole
per andare oltre la rabbia»

Premio Messaggero per i giovani/Paolo Di Paolo: «I ragazzi hanno le parole per andare oltre la rabbia»
Premio Messaggero per i giovani/Paolo Di Paolo: «I ragazzi hanno le parole per andare oltre la rabbia»
di Francesco Musolino
Venerdì 11 Dicembre 2020, 23:59 - Ultimo agg. 13 Dicembre, 08:03
4 Minuti di Lettura

«La ricerca dei valori nei ragazzi è ardua ma necessaria. Il confronto con il foglio bianco è un momento cruciale per capire chi siamo davvero».

Paolo Di Paolo – scrittore, saggista e drammaturgo romano (1983) - promuove a pieni voti il concorso indetto da questo giornale - Che cosa è importante per me? - del resto è costantemente fra gli autori più richiesti e amati dagli studenti proprio per la sua capacità d’ascolto, riuscendo a porsi senza alcuna altezzosità, capace di raccontare i classici della narrativa nella loro attualità. Da pochi giorni è tornato in libreria con “Svegliarsi negli anni Venti” (Mondadori) - «avere vent’anni nel 2020 significa essere sganciati dal peso del Novecento, senza alcuna ipoteca valoriale, uno slancio di libertà che può anche farli smarrire» - e si dissocia da chi condanna Roma: «È un alibi troppo semplice. Gli intellettuali devono anche saper agire».

Premio Messaggero per i giovani/Paolo Maria Reale: «C’è un’urgenza educativa, il concorso una sfida alta»

“Che cosa è importante per me”, la lezione di Emanuele e Willy


La maxi-rissa sulla terrazza del Pincio fa ancora discutere. Cosa ne pensa?
«Un evento da censurare ma credo consequenziale a ciò che stiamo vivendo.

Non intendo assolutamente giustificarli ma con la cronica mancanza di spazi, cresce il rischio di un assembramento inaccettabile e violento».


La rabbia giovanile c’è sempre stata?
«Assolutamente. Dopo la morte di Willy Monteiro Duarte ho parlato con i ragazzi di Colleferro, mi hanno detto “ci siamo trovati tante volte in situazioni davvero pericolose”. La tensione è nell’aria, palpabile, basta una provocazione e possono saltare tutti i freni».


Perché succede?
«Credo che talvolta la violenza possa essere quasi un riempitivo, la furia come unico modo di ribellarsi ad una realtà considerata ripetitiva e monotona».


Oggi la scuola che ruolo gioca?
«La scuola è un’ancora di salvezza. Per chi proviene da contesti socio-culturali poco attrezzati, la scuola è l’unico contatto con scorci di mondi diversi, alieni dal contesto abituale. Semmai, il problema può essere la famiglia».

 
Ovvero?
«L’alleanza scuola-famiglia si è spezzata e c’è chi guarda con diffidenza agli educatori, contestandone l’autorità, contribuendo a far montare una rabbia che può esplodere anche in atti violenti».


Le piace il concorso Che cosa è importante per me?
«Tanto. È una domanda giusta, una vera sfida a tutte le età. Scrivere su carta la nostra gerarchia di valori è fondamentale per capire cosa conta davvero, definendo quali siano i nostri punti fermi contro il caos».


Lei è divenuto padre durante la pandemia. Che futuro vede per Roma?
«Questa città ha sempre un futuro. Chi la condanna dicendo “Roma fa schifo” in fondo, se ne sta lavando le mani e credo sia un alibi troppo facile per molti. Dopo aver preso atto del degrado, come possiamo disinteressarcene?».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA