Mafia, 30 anni della Dia a Lecce. Vallone: «Questa deve essere l'ultima generazione dei mafiosi»

Durante: «Una mafia che si è evoluta, passando dal carattere più aggressivo e violento ad una mafia col colletto bianco e con tanto di laurea».

Mafia, 30 anni della Dia a Lecce. Vallone: «Questa deve essere l'ultima generazione dei mafiosi»
Lunedì 14 Febbraio 2022, 12:38 - Ultimo agg. 17 Febbraio, 14:57
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Questa «deve essere l'ultima generazione dei mafiosi». Così il direttore della Dia Maurizio Vallone ha commentato la situazione attuale intervenendo a Lecce in occasione del 30ennale dell'organismo investigativo interforze, Dia, celebrato con l'arrivo della mostra "Antimafia itinerante" che attraverso 34 pannelli ne ripercorre i 30 anni di storia, dalla fondazione ai giorni nostri.

La mostra al Carlo V a Lecce e il Convegno

«I figli dei mafiosi sono ragazzi che oggi studiano nel Nord Italia, all'estero e che hanno della capacità nettamente superiori a quelle dei loro genitori» - ha dichiarato Vallone, questa «deve essere l'ultima generazione dei mafiosi».

«Chi di loro vuole continuare ad essere mafioso - ha detto il direttore della Dia - ha delle grandi capacità in più perché utilizza strumenti diversi, però tra di loro c'è anche chi avendo assaporato la libertà, che cosa gli può dare una vita libera, può decidere di cambiare strada ed è su questi ragazzi che dobbiamo puntare dando loro una nuova prospettiva di vita».

«Le mafie ormai agiscono di comune accordo fra di loro, le mafie pugliesi lavorano in stretto collegamento con le mafie albanesi, la 'ndrangheta calabrese opera attraverso altre mafie locali per arrivare poi allo spaccio su strada di grandi quantitativi di sostanza stupefacente che importa dal Sud America», ha proseguito Vallone. 

 

«Nessuna mafia è isolata - ha aggiunto - laddove non c'erano collegamenti oggi sono stati creati nelle carceri, quando queste persone escono, hanno collegamenti nazionali e spesso internazionali estremamente importanti.

Il carcere è un luogo dove bisogna lavorare molto ed è per questo che all'interno nel nostro organismo c'è anche personale della polizia penitenziaria».

Il direttore della Dia ha spiegato che «sono passati 30 anni da quando le mafie facevano saltare in aria le macchine dei magistrati e delle loro scorte» mentre oggi «non usano più i kalashnikov, gli esplosivi, ma hanno un modo ancora più insidioso di perseguire i loro scopi, ovvero fare soldi, fare affari, puntare a inserirsi nella società civile, cercare di ottenere appalti pubblici». «Oggi ci sono nuove frontiere - ha proseguito - che non sono più solo quelle del seguire il flusso dei soldi materiali come diceva un tempo Giovanni Falcone, oggi i soldi si muovono in maniera elettronica, velocemente, hanno frontiere anche immateriali come quella del metaverso e noi dobbiamo essere adeguati a queste nuove tecnologie, dobbiamo conoscerle, imparare a utilizzarle, dobbiamo imparare soprattutto a intercettare questi soldi, questi fondi per poterli bloccare anche in altre direzioni»

Intervista a Carla Durante

E su come sia cambiata negli anni la mafia è intervenuta anche la vice questore e capo della Dia Carla Durante. «Una mafia che si è evoluta, passando da una mafia dal carattere più aggressivo e violento ad una mafia col colletto bianco e con tanto di laurea». 

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