La guerra e l'arte boicottaggio senza senso

Venerdì 8 Marzo 2024, 08:03 - Ultimo agg. 10 Marzo, 08:20
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Gentile Direttore de Core,

a meno che non si tratti di celebrare l’arte come un party da vanity fair: come il divertimento per consessi chiusi di uomini troppo annoiati, mi sembra allora illusorio chiedere l’esclusione di Israele dalla Biennale d’arte di Venezia, richiamando a quanto sta avvenendo a Gaza. I giochi di Olimpia interrompevano i conflitti per rispetto degli dei, che avevano le sembianze dell’atleta: per celebrare quindi l’uomo. L’arte, quando è tale, celebra l’umanità. Quel sentimento che durante la seconda guerra mondiale fece disobbedire agli ordini il pilota Anthony Clarke di bombardare la città ove erano custodite le opere di Piero della Francesca. Gli artisti dovrebbero ispirarsi a lui, come a Banksy, a Canova, a Pasolini che hanno saputo correggere le incoerenze dell’uomo attraverso l’ortopedia dell’arte, contro ogni sopruso, senza esclusione di colpi. Che ne pensa

Giovanni Negri

Il direttore risponde 

 

Caro Giovanni, partiamo da una considerazione di carattere generale: ogni boicottaggio è una sconfitta. È la resa della intelligenza, della condivisione, del compromesso (nell'accezione nobile del termine), del rinunciare a qualcosa di sé per aprirsi alle ragioni dell'altro. Non trovo altre parole, francamente.

Se poi la censura entra a piedi uniti nel mondo dell'arte, che dovrebbe rappresentare il senso di libertà per eccellenza, allora resto sconcertato. Sono nato e cresciuto in un mondo di pittori: era una ricchezza dello spirito sentir parlare, discutere, pure animatamente, artisti che cercavano di rappresentare universi non immediatamente visibili, non subito percepibili, ma svelandone l'intima realtà, la natura nascosta. Mai una conventio ad excludendum verso chicchessia. Nei discorsi di bottega come nelle questioni di politica internazionale. Dichiararsi, non chiudersi; confrontarsi, non alzare muri. Già ce n'erano troppi, ancora negli anni ottanta, prima che il più grande simbolicamente, quello di Berlino, venisse giù come cartapesta. Chiedere di escludere la delegazione di Israele dalla Biennale di Venezia, al di là di come la si pensi sul tremendo conflitto mediorientale, è una sconfitta per l'Occidente, già imbolsito di suo. Un terribile passo indietro. E mi viene da pensare come la straordinaria arte passata e contemporanea, dagli affreschi riemersi a Pompei ai Caravaggio che oggi ripunteggiano il centro storico fino alla rinascita della Venere degli stracci di Pistoletto, renda ancora più fertile, intrigante e magica l'atmosfera di Napoli, città aperta e cosmopolita come poche altre.

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