«Lavoro in smartworking, un collega mi ha mandato la polizia a casa a controllare come stessi perché non mi presento in ufficio da 2 settimane»

Sheryl ha chiesto agli agenti il nome della persona che li ha contattati, ma quando le è stato detto non lo ha riconosciuto e certamente non lavora per la sua azienda

«Lavoro in smartworking, un collega mi ha mandato la polizia a casa a controllare come stessi perché non mi presento in ufficio da 2 settimane»
«Lavoro in smartworking, un collega mi ha mandato la polizia a casa a controllare come stessi perché non mi presento in ufficio da 2 settimane»
Venerdì 12 Aprile 2024, 17:03
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Lavorare in smartworking, con i suoi vantaggi e svantaggi, è per molti dipendenti una decisione consapevole, una preferenza, mentre per altri si tratta di una scelta obbligata dal fatto di vivere in un'altra città (o, in alcuni casi, un altro Paese). 

Al di là del motivo per cui si lavora da remoto e della sempre maggiore diffusione di questa modalità, ci sono ancora molte persone che disapprovano fortemente e si mettono in antagonismo con i colleghi non presenti in ufficio. 

Sheryl ha dovuto affrontare una situazione di questo tipo quando la polizia ha bussato alla porta di casa sua perché qualcuno dal suo posto di lavoro ha fatto presente che non si era vista in ufficio da circa due settimane e ha richiesto una visita per accertarsi che stesse bene. 

Il fatto curioso (e preoccupante) di questo avvenimento è che Sheryl lavora ormai da tempo in smartworking.

Mentre qualcuno ipotizza scherzi o vendette da parte di colleghi, alcuni utenti hanno commentato la vicenda facendo presente che potrebbe trattarsi di un furto di identità. 

La vendetta di un collega?

«Mi è successa una cosa strana. Sono rimasta scioccata e non so cosa pensare - esordice Sheryll nel video pubblicato sul suo account TikTok - Mi hanno bussato alla porta ed erano due agenti di polizia e un'assistente sociale, e hanno detto che erano qui per assicurarsi che io stessi bene». Negli Stati Uniti questo tipo di controllo si chiama wellness check ed è avviato, solitamente, dalla famiglia, dagli amici o dai vicini nel momento in cui si interrompono in maniera inaspettata e improvvisa i contatti. 

Il pensiero iniziale di Sheryl è stato: hanno sbagliato persona. Il motivo è che «qualcuno dei colleghi di lavoro li ha contattati e ha fatto presente che non mi presentavo in ufficio ormai da due settimane. Io lavoro da remoto, quindi questo fatto, voglio dire... è strano, no? Sono in videochiamata con i colleghi praticamente ogni giorno, tutti possono vedere che ci sono, sto bene, anche il mio capo vede che sto lavorando». 

A quel punto Sheryl chiede di sapere il nome della persona che li ha contattati, ma quando le è stato riferito la situazione si è fatta ancora più misteriosa: «Non avevo mai sentito quel nome prima d'ora, nessuno dell'azienda, o delle risorse umane. Comunque, per esserne sicura l'ho cercato nel sistema e non risulta nulla». Gli agenti le hanno chiesto anche se avesse per caso cambiato casa, ma alla fine se ne sono andati perché stava chiaramente bene. «Sono davvero confusa. Dovrei preoccuparmi?», conclude Sheryl.

Nei commenti gli utenti sono altrettanto confusi e preoccupati e le consigliano di contattare il dipartimento di polizia locale per capire se si trattasse di agenti a tutti gli effetti. «Mi chiedo se tu abbia uno stalker», scrive qualcuno, mentre c'è chi propone: «Forse hanno usato le tue informazioni per un altro lavoro? Cioè, ti hanno rubato l'identità?».

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