Adotta un bambino e chiede di lavorare da remoto perché il neonato è in terapia intensiva: il capo la licenzia

La chiamata dall'agenzia di adozione è arrivata a fine dicembre: il piccolo è nato prematuro e per i suoi problemi di salute dovrà rimanere in terapia intensiva fino a fine marzo

Adotta un bambino e chiede di lavorare da remoto perché il neonato è in terapia intensiva: il capo la licenzia
Adotta un bambino e chiede di lavorare da remoto perché il neonato è in terapia intensiva: il capo la licenzia
Venerdì 19 Gennaio 2024, 13:00
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La gioia di avere un figlio è certamente il punto più alto e luminoso di un percorso a volte tortuoso, fatto di visite mediche, attese estenuanti e paure, specialmente quando si parla di adozione. Nel caso di Marissa, poi, la situazione è stata resa ancor più complicata dalla risposta negativa della sua manager alla richiesta di poter lavorare da remoto, e più nello specifico dall'ospedale dove il neonato appena adottato si trovava ricoverato in terapia intensiva. 

Il rifiuto ha scatenato forti polemiche e Ying Liu, fondatrice del brand di abbigliamento per cui lavorava Marissa, ha pubblicato due video di scuse nei confronti di Marissa in cui ammette il proprio errore di valutazione.  

Marissa Hughes, impossibilitata a concepire a causa di un problema di sterilità, ha deciso - insieme al suo compagno - di ricorrere all'adozione e dopo lunghe attese hanno ricevuto, alla fine di dicembre, una chiamata dall'agenzia. 

Judah, il neonato che possono finalmente chiamare loro figlio, è nato a 22 settimane, prematuro, e pesa meno di mezzo chilo, motivo per cui è stato ricoverato nel reparto prenatale di terapia intensiva, a nove ore di distanza da quelli che ora sono i suoi genitori.

I problemi di salute del piccolo Judah richiedono un lungo soggiorno in ospedale e si pensa non sarà dimesso prima di fine marzo. 

Per aiutare il neonato è stata anche aperta una raccolta fondi e in poco tempo sono stati raggiunti i 40mila dollari. Marissa è corsa, insieme al compagno, al capezzale di Judah e ha richiesto alla manager di poter lavorare direttamente dall'ospedale. Tuttavia, la proprietaria del brand Kyte Baby ha rifiutato la richiesta, spiegando che in un primo momento, dato le mansioni di Marissa, le è sembrato impossibile che potesse lavorare a distanza. 

Dopo le numerose critiche suscitate dalla decisione, la manager Ying Liu ha deciso di pubblicare un video sui social per scusarsi, scatenando una reazione ancora peggiore: gli utenti hanno pensato che si trattasse di scuse false, come se stesse leggendo un vero e proprio copione.

A quel punto, Ying Liu ha rilasciato un secondo video in cui ammette di essere stata lei a prendere la decisione, una decisione che oggi riconoscere essere «terribile, egoista e insensibile». «Voglio davvero chiedere scusa a lei e a tutti quanti», dichiara la donna,

«In quel momento ho pensato soltanto al fatto che il suo lavoro è sempre stato svolto in presenza e non vedevo alcuna possibilità di farlo da remoto. Non posso immaginare lo stress a cui è stata sottoposta, tra il neonato in terapia intensiva e la consapevolezza di non poter tornare a lavorare. Ripensandoci ora, mi rendo conto che è stato un orribile errore e me ne prendo il 100% di responsabilità». Poi, riguardo il futuro, aggiunge che saranno riviste le politiche e le procedure dell'azienda in questi casi e che Kyte Baby «deve dare l'esempio». Infine, si rivolge a Marissa: «Il tuo ruolo è sempre disponibile se volessi tornare con noi, anche da remoto».

Per quanto riguarda le condizioni del piccolo Judah, Marissa ha affermato che si trova ancora in terapia intensiva per un blocco intestinale, un'infezione e dei fori nei polmoni e al cuore

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