Ha lasciato il lavoro per dedicarsi a tempo pieno a suo figlio. Una scelta in Italia davvero poco usuale, se fatta da un uomo. Ed è proprio questa la decisione che ha preso per sé e la sua famiglia Carlo D'Alimonte. Ex project manager nel marketing online, ha 39 anni, vive a Milano con la moglie e il piccolo Noah.
«Di papà che si occupano a tempo pieno dei figli mentre la mamma continua a lavorare, come succede nella nostra famiglia, finora ne ho conosciuti solo due», ha raccontato D'Alimonte in un colloquio con Il Corriere della Sera. La decisione, maturata insieme alla moglie Julia, di lasciare il proprio lavoro per concentrarsi sul benessere del figlio nasce da una riflessione profonda sulle priorità e sulle possibilità economiche della coppia.
Le giornate di Carlo sono ritmate dagli impegni legati alla cura del figlio e della casa, un insieme di responsabilità che spesso la società tende a identificare come prettamente femminili. Alla mattina c'è il nido, all'uscita da scuola segue la passeggiata al parco, dove è l'unico uomo tra tante mamme. Alle 18 si torna a casa per la cena e la nanna, mentre la mamma non torna prima delle 20. Tuttavia, la scelta di Carlo non è esente da sfide e pregiudizi. La figura del «papà a tempo pieno» si scontra ancora con stereotipi e visioni tradizionaliste del ruolo maschile nella famiglia. Ma l'ex manager affronta con spirito positivo i commenti e gli sguardi che talvolta tentano di sminuire o giudicare il suo percorso, mantenendo saldo il focus sul benessere di suo figlio e sul sostegno alla carriera della moglie.
La gestione economica della famiglia riflette questa dinamica non convenzionale, con Julia che copre le spese familiari, permettendo a Carlo di vivere serenamente la sua scelta senza sentirsi a disagio o meno valido: «Quando mia moglie dice che è lei a mantenere la famiglia riceve molti sguardi incuriositi, e a volte anche di disapprovazione. Senza contare quelli che danno a me del mantenuto». La coppia vive questo cambiamento come un'opportunità di crescita e di bilanciamento tra le esigenze lavorative e familiari, basando le proprie decisioni sulle necessità del nucleo familiare piuttosto che su aspettative esterne.