«La famiglia ricca per cui lavoro mi ha usata come esempio per indicare "i poveri": sono corsa a piangere in bagno»

Inizialmente la ragazza era grata dell'aiuto della famiglia dato che la mamma le ha anticipato i soldi per riparare la macchina, ma le sue parole successive l'hanno ferita profondamente

«La famiglia ricca per cui lavoro mi ha usata come esempio per indicare "i poveri": sono corsa a piangere in bagno»
«La famiglia ricca per cui lavoro mi ha usata come esempio per indicare "i poveri": sono corsa a piangere in bagno»
di Hylia Rossi
Lunedì 22 Gennaio 2024, 16:00
5 Minuti di Lettura

All'interno del recinto del proprio quotidiano ritroviamo un mondo familiare, in cui sappiamo muoverci senza troppi problemi. Non è certo senza ostacoli, ma sono ostacoli conosciuti, già visti prima, e questo li rende in qualche modo rassicuranti. Quando ci avviciniamo all'esterno, però, e sbiriciamo oltre la realtà che abbiamo sempre vissuto, ciò che vediamo può essere difficile da comprendere, solo forme indistinte. 

Uno di questi recinti, che divide due realtà profondamente diverse, è quello tra le persone particolarmente facoltose e la così detta gente comune: giovani, vecchi, donne, uomini che vivono in case ordinarie, magari in qualche periferia o provincia, con lavori altrettanto ordinari e la speranza di riuscire a mettere da parte qualcosa per fare un viaggio anziché dover spendere quei risparmi per un'emergenza. 

La storia raccontata da Antoinette ci descrive la vita nel suo recinto e, soprattutto, quanto le abbia fatto male essere guardata con pietà da chi si trova dall'altra parte solo perché non poteva permettersi di riparare la sua auto. 

@amoneymoves #stitch with @louie ✨ Pls don’t compare yourself to rich people bc I promise you they’re not as benevolent or thrifty as we think they are. Their actions are self-serving, and that’s how they get and stay rich. #storytime #richpeoplebelike #richpeoplestories ♬ original sound - Antoinette

La ragazza ha deciso di condividere sul suo account TikTok la terribile esperienza avuta con la famiglia facoltosa del bambino a cui faceva ripetizioni.

Tutto è iniziato quando, mentre si dirigeva al lavoro, la sua auto ha smesso di funzionare e si è vista costretta a contattare la mamma del bambino per informarla dell'impossibilità di continuare con il suo impiego finché non fosse riuscita a mettere da parte circa 1.500 dollari per riparare la macchina. 

Antoinette è rimasta sorpresa quando le hanno risposto di raggiungerli così da poterla aiutare con il suo problema e risolverlo: «Non sapevo cosa pensare, mi sono detta che forse avrebbe chiamato un Uber che ogni giorno mi portasse alla loro villa, o magari mi presterà una delle loro 10 automobili». 

«Quando sono arrivata», continua la ragazza, «mi hanno fatta sedere, mi ha guardato negli occhi e ha detto: ti darò un anticipo sullo stipendio dato che mio figlio non sarà promosso senza il tuo aiuto. E aveva ragione dato che continuavano a partire per vacanze in giro per il mondo mentre io gli scrivevo tutti i temi e gli completavo i progetti. Mi ha scritto un assegno per 1.500 dollari e mi ha dato il riferimento del meccanico del marito, dicendo che mi avrebbe fatto uno sconto». 

Con l'assegno e la raccomandazione della donna, Antoinette sprizza gratitudine da tutti i pori e ha «quasi le lacrime agli occhi». La gioia, tuttavia, si trasforma in orrore non appena il discorso prende una piega decisamente inaspettata, come racconta la giovane: Lei si gira verso il figlio e gli fa: Vedi, tesoro? Ecco perché dobbiamo aiutare persone come lei. Ecco perché abbiamo i soldi. Alcune persone non possono permettersi nemmeno di riparare la macchina e dovresti essere grato di essere così privilegiato».

Poi, il colpo di grazia: «Si sono girati entrambi verso di me e mi hanno lanciato uno sguardo così pieno di pietà che ho dovuto chiedere scusa, alzarmi e correre a piangere in bagno, perché la mia auto a quel tempo mi permetteva di vivere, di andare al lavoro, all'università; senza non avrei potuto frequentare e lavorare. Lei, però, mi stava aiutando soltanto perché aveva bisogno di me e ha finito per usarmi come esempio di vita, della serie: guarda tesoro, i poveri! Così deboli, così fragili, è nostra responsabilità aiutarli». 

Alla fine Antoinette ha dovuto accettare i soldi della famiglia, perché non poteva proprio permettersi di rifiutare. In ogni caso, quei soldi non sono certo stati un dono o un gesto di carità, dato che le sono stati sottratti dalla paga successiva. Per altri tre anni, la ragazza ha continuato a fare ripetizioni al bambino e alla fine «non si è nemmeno degnata di inviarmi l'ultimo stipendio, dicendo che c'erano stati problemi a causa del Covid. Ho passato a casa loro 10 ore a settimana per anni, e comunque non gliene fregava nulla di me».

Gli utenti hanno deciso di condividere altre storie simili di contatti non propriamente positivi con persone particolarmente facoltose: «Ho fatto il corriere Amazon per un po' e durante i giorni di caldo intenso i clienti con meno soldi mi davano sempre dell'acqua o della Gatorade. I milionari nemmeno un grazie», «Il mio capo era miliardario e spesso si dimenticava di accreditare il rimborso spese. Sì, a me quei 200 dollari servono, per me valgono qualcosa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA