Per toccare con mano l'Olimpo ha indossato un costume color pervinca, volteggiato all'indietro su un'asse larga 10 centimetri e si è librata in aria su un quadrato fatto di gomma, legno e molle. Al settimo giorno della sua fatica iridata nell'arena di Stoccarda Simone Biles non ha riposato. Anzi ha sudato più del previsto, giacché dopo gli ultimi due trionfi alla trave e al corpo libero per accontentare i fotografi ha dovuto indossare tutte e cinque le medaglie d'oro della settimana mondiale nel Baden-Württemberg. Meno male che gli scatti sono stati rapidi, altrimenti lo scricciolo di 142 centimetri avrebbe avuto ripercussioni al collo. Prima di tuffarsi nella serata conclusiva dell'Oktoberfest, la ventiduenne nata in Ohio, ma cresciuta in Texas dopo essere stata adottata dai nonni materni, ha compiuto l'opera che si era prefissata alla vigilia: superare il bielorusso Vitaly Scherbo e diventare, con 25 metalli, la plurimedagliata al Mondiale di ginnastica artistica. Nella sua bacheca ci sono infatti 19 ori, 3 argenti e 3 bronzi, raccolti in cinque rassegne iridate. «Per la prima volta ho conquistato cinque ori in un colpo solo, quindi posso dire di aver fatto la miglior performance della carriera. Sono orgogliosa, ma anche stanca. Adesso posso pensare ai Giochi di Tokyo, dove mi attenderà un'altra sfida allettante». Salire cioè sul gradino più alto del podio almeno una volta in più rispetto alle quattro di Rio 2016.
Biles nella storia. Vince altri due ori ed è record di medaglie ai Mondiali: 25
LONTANO DALLE GARE
Lo sport, certo. Ma la Biles è tristemente famosa anche per vicende al di fuori della ginnastica. I primi anni della sua vita sono stati infatti sconvolti dalla situazione familiare: la madre, abbandonata dal compagno, passava le giornate tra alcool e droghe, così Simone finì all'orfanotrofio. Ne uscì quando il nonno, Ron Biles e la sua nuova moglie Nellie, l'adottarono insieme alla sorella minore. A sei anni, dopo essere stata ispirata da un'omelia di un prete, la scelta di entrare in palestra e il matrimonio con la ginnastica artistica. Allenamenti, sacrifici, vittorie, sempre scontrandosi contro qualcosa. All'infanzia difficile si aggiunge anche il colore della pelle. Quel nero che in alcuni ambienti americani provoca emarginazione e discriminazione. A 14 anni diventa la più brava del suo Stato, a 15 vince il titolo americano, a 16 la prima medaglia mondiale. Da lì una serie di successi, mentre impazzano i paragoni con Nadia Comaneci. Non ha la grazia della rumena, ma è più potente.