Al lavoro scavando con strumenti tecnici ma anche a mani nude, mentre a tratti le scosse di assestamento smuovono le macerie, rischiando di far sprofondare anche chi è impegnato nelle ricerche. Tra le rovine c'è chi si getta in ginocchio davanti ai socorritori implorando di salvare il figlio, la moglie o il marito. Ma loro, i soccorritori, devono fare una scelta e concentrarsi solo su quei pochi segnali che arrivano, le voci di chi è sepolto vivo e il latrato dei cani che fiutano qualcosa.
Terremoto in Turchia, i soccorsi
Il gruppo italiano del team Urban search and rescue, composto da cinquanta persone tra vigili del fuoco e personale del 118 partite lunedì, si trova in Turchia da poco più di un giorno e sembra di esserci già da un'eternità: finora ad Antiochia - a sud del Paese - sono riusciti ad estrarre vivi due giovani che si trovavano sotto i resti dei palazzi crollati.
Adesso il nostro team è al lavoro per cercare di estrarli dalle macerie. Al momento abbiamo sentito la loro voce», spiega l'infermiere Samuele Pacchi partito anche lui con gli Usar della Toscana, che ammette: «siamo costretti a scegliere chi salvare sulla base di dati oggettivi. Sono scene disperate, le persone si inginocchiano, piangono e ci implorano di intervenire. Diventa davvero difficile dire di no, ma purtroppo - afferma - siamo costretti a dover fare una scelta e dobbiamo per forza concentrarci di più sui dati oggettivi, come le voci che provengono dalle macerie oppure se uno dei nostri cani dei vigili del fuoco sente una scia». A tentare di spiegare il caos in cui è piombato il Paese da oltre 48 ore è anche Cristiana Lupini, team leader della squadra Usar del Lazio: «stiamo lavorando su un palazzo di sette piani, che crollando si è ridotto a soli quattro metri di altezza di macerie. E in ogni palazzo crollato ci dicono che ci sono famiglie, soprattutto bambini». La macchina dei soccorsi è solo all'inizio, anche perché bisognerà curare e gestire diverse migliaia di sfollati. Ai primi team 'Urban search and rescuè se ne aggiungeranno altri, come quello in arrivo del Veneto, e nelle prossime ore la nave San Marco della Marina militare partirà da Brindisi per portare l'ospedale da campo 'Emt2', messo a disposizione dalla Regione Piemonte per la Protezione civile.
L'operazione si avvarrà del supporto di un'equipe specializzata di medici e infermieri del reparto di Maxiemergenza della Regione. Due anni fa il team era già intervenuto in India, precedentemente in Mozambico e in diversi altri scenari di crisi internazionali. Intanto a fare la spola per gli aiuti ci sono i C-130 dell'Aeronautica militare: «le prime ore sono quelle più importanti per far affluire sul posto squadre specializzate, mezzi e materiali essenziali per far fronte alle prime urgenze», spiega un pilota della 46esima Brigata aerea, a capo dell'equipaggio atterrato nella base turca di Incirlik con a bordo i primi aiuti e le prime squadre provenienti dall'Italia. In campo c'è anche il mondo dell'associazionismo: una squadra composta da sette volontari del Centro sportivo educativo nazionale cinofilia da soccorso con cinque cani da ricerca al seguito, è partita da Fiumicino con un volo di linea per Istanbul, con l'obiettivo di raggiungere Adana, mentre l'agenzia di soccorso internazionale dell'Ordine di Malta ha inviato un team a Gaziantep.