Chiara Colosimo a Caivano: «Blindiamo gli appalti contro i clan»

«Velocità ed efficenza sono sinonimi di certezza della pena»

Chiara Colosimo
Chiara Colosimo
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Lunedì 30 Ottobre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 31 Ottobre, 07:14
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Una immersione a Caivano, per fare il punto sugli approcci da mettere in campo contro camorra, malaffare e disservizi atavici. Eccola la presidente della commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo, oggi in missione a Caivano, all'indomani del passaggio al Senato del decreto ad hoc che punta a contrastare babygang e emergenza giovanile.

Presidente Colosimo, siamo in una zona storicamente infestata da clan, in cosa consiste la sua mission oggi?
«Siamo qui prima di tutto a rappresentare anche fisicamente la presenza dell'antimafia di Stato.

Era nostro dovere, soprattutto a seguito dello scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose. E in più, siamo qui per dare voce all'antimafia di popolo, studenti ed insegnanti dell'Istituto F. Morano che ci racconteranno come si sta fuori dal marcio criminale e ci diranno di cosa hanno bisogno, anche se sappiamo che perfino in un luogo dove si cerca di coltivare la cultura della legalità, come in tutti gli appalti pubblici a Caivano, ha provato ad allungarsi la mano della camorra. Presenza e ascolto, per poter produrre domani un'alleanza tra Stato e Popolo che vinca i clan».

Caivano è diventata simbolo di cattiva gestione del territorio ma anche di riscatto possibile, con investimenti mirati a garantire servizi e strutture finora inesistenti: qual è la strada da percorrere?
«Dal 2000 il comune di Caivano è stato per ben 8 volte destinatario di provvedimenti di scioglimento; quando per dimissioni di consiglieri o del sindaco e quando per infiltrazioni camorristiche. Una evidente incapacità politica che pesa sull'assenza di sviluppo e speranza. Ed è questa che deve tornare qui, la speranza di non essere più la più grande piazza di spaccio d'Europa, che diventerà realtà quando i ragazzi rincorreranno non i soldi facili del malaffare ma il sacrificio di costruirsi una famiglia e un futuro con i soldi del proprio lavoro».

Bastano le indagini su clan e piazze di spaccio per salvare Caivano?
«Servono. Sono assolutamente necessarie, perché nessuno pensi che tanto domani, quando ci sarà un minore spiegamento di forze dell'ordine e meno attenzione mediatica, tutto tornerà come prima. Ma certo, insieme serve anche che cresca quella ribellione sana che rifiuta il modello del boss e abbracci quello degli eroi del quotidiano».

Il modello Caivano adottato dal governo si avvale di un massiccio investimento di denaro pubblico, secondo lei esiste il rischio di infiltrazioni criminali nella cosiddetta economia pulita, alla luce dei lavori di riqualificazione previsti per strutture pubbliche e scuole?
«Il rischio esiste sempre. E ovunque. Ma non è mai un buon motivo per non investire. Siamo sempre lì, avere servizi funzionali e magari anche belli racconta che stare dalla parte dello Stato conviene! E quindi investire in strutture pubbliche e scuole è il passaggio che deve accompagnare la repressione, cioè la formazione».

Con un Comune sciolto sia per motivi politici che per infiltrazioni mafiose, come fare a blindare appalti e procedure amministrative?
«In queste circostanze si manda una commissione prefettizia, composta, come nel caso in questione, da prefetto, viceprefetto e dirigente. Siamo stati a Foggia, lì la nuova amministrazione troverà regolamenti e gare pubbliche per l'assegnazione di servizi. Qui si farà lo stesso, certamente non ci sarà un fratello che aiuterà un boss a vincere».

Una delle vicende più orrende accadute in Italia negli ultimi anni riguarda lo stupro di gruppo di due bambine: contro questo tipo di reati, anche per provare a riabilitare i presunti esponenti del branco, quali sono a suo giudizio le risposte da mettere in campo?
«Una vicenda sconvolgente che colpisce e turba profondamente le nostre coscienze. Anche per i minori non esiste riabilitazione senza pena. L'efferatezza di questo crimine ci spinge ad affermare questo senza alcuna esitazione, ma allo stesso tempo, in un contesto del genere e non solo, ai ragazzi che crescono tra droga, armi e atti delinquenziali di ogni tipo, a chi spetta insegnare loro cosa è giusto? Questo, ovviamente, è compito delle istituzioni, della scuola, dello sport e di tutta quella parte sana della società che deve combattere insieme per sradicare il male. Quel male che si nutre quotidianamente di violenza, paura e degrado. La riabilitazione deve passare necessariamente da quel percorso di recupero che ponga rimedio all'errore, in questo caso orrore, commesso».

Crede che il modello Caivano possa essere replicato nelle altre Caivano d'Italia?
«Credo che debba essere replicato nelle Caivano d'Italia. E se mi permettete, essendo stata all'R5 a Tor Bella Monaca penso di poter chiedere che sia la prossima da attenzionare.

Nel corso dell'insediamento del nuovo procuratore di Napoli Nicola Gratteri, i vertici della Dna hanno ricordato l'importanza di garantire processi veloci ed efficaci: qual è il suo impegno in questo senso?
«Non abbiamo competenze in materia, ma è evidente che una giustizia giusta cammina su processi che non tengono innocenti nel limbo per anni e colpevoli che godono di impunità per anni. Velocità ed efficenza sono sinonimi di certezza della pena». 

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