Caivano, la moglie del ras guidò la rivolta contro le famiglie delle cuginette

Un video diventa virale: «Troppo clamore, ora andate via»

Un frame dal video
Un frame dal video
di Luigi Sabino
Martedì 5 Settembre 2023, 23:01 - Ultimo agg. 7 Settembre, 07:22
4 Minuti di Lettura

L’ombra della camorra sulle minacce rivolte alla famiglia di una delle due bambine di Caivano vittime del branco. Alcuni giorni fa, ma sulla data precisa sono ancora in corso accertamenti, sul web è comparso un video che riprende un gruppo di donne che, dopo essersi presentate nello spazio antistante al palazzo dove abita una delle ragazzine, hanno iniziato a inveire. I toni sono accesi e non ammettono repliche. Le bambine e le loro famiglie devono lasciare le loro abitazioni. Sono all’incirca una decina e di età diverse. Particolarmente animata è una delle contestatrici che, forse perché consapevole di essere ripresa, ribadisce a gran voce che «quello è il rione Iacp non il Parco Verde». 

Una donna dalla crocchia di capelli neri, addosso una canotta bianca con una fantasia e i pantaloni di una tuta grigia, sembra essere a capo dell’animata delegazione tant’è che una sua accompagnatrice più avanti negli anni, la invita, con un gesto della mano, a darsi una calmata. Troppo tardi perché la sua intemperanza viene immortalata su un cellulare e il video, in pochi minuti, finisce sulla rete. Tanto basta ad attirare l’attenzione dei carabinieri che seguono le indagini sull’atroce episodio di violenza ai danni delle due minorenni. La donna, infatti, non è una sconosciuta. Tutt’altro, è la moglie di un esponente di spicco della cosca Gallo-Angelino, il sodalizio che ha soppiantato i Ciccarelli-Sautto nella gestione delle attività illecite nel complesso di edilizia popolare del Parco Verde. 

Il motivo dell’animata manifestazione e, soprattutto, della presenza della donna, per gli stessi carabinieri, sarebbe la diretta conseguenza del clamore e dello sdegno che la triste vicenda ha suscitato nell’intero paese. All’improvviso, infatti, il resto della nazione ha riscoperto l’esistenza del Parco Verde e, soprattutto, del suo degrado. Gli appelli della politica e della società civile, che hanno raggiunto il loro apice con la visita della premier Giorgia Meloni e la promessa di un’immediata risposta dello Stato, avrebbero preoccupato, e non poco, le organizzazioni criminali che, invece, per proliferare hanno bisogno del silenzio.

Da qui la protesta andata in scena sotto l’abitazione di una delle bambine e, soprattutto, la precisazione da parte della moglie del ras che «quello non è il Parco Verde». 

 

Un dettaglio, anche questo, da tenere in considerazione perché, in questo modo, la donna ha voluto rimarcare l’invisibile confine che separa il caseggiato popolare dove vive con la sua famiglia e opera il clan. Una maniera, nemmeno tanto velata, di ribadire l’estraneità del sodalizio a quanto accaduto e, pertanto, di non meritare una così indesiderata attenzione. D’altronde, che il gruppo Gallo-Angelino, voglia stare lontano dai riflettori delle forze dell’ordine e dell’opinione pubblica non è una novità. 

Video

Nell’ordinanza che portò alla cattura del marito della donna si scoprì, grazie a una intercettazione, che l’uomo stava organizzando l’omicidio di un altro residente del Parco Verde sospettato, con le sue lamentele, di minare l’operatività della piazza di spaccio che gestiva. Aveva fatto troppo rumore, questa la sua colpa e, perciò, doveva essere eliminato in maniera eclatante. Il ras, infatti, progettava di rapirlo, ammazzarlo e, infine, sbarazzarsi del corpo sciogliendolo nell’acido. Di lui, solo perché sospettato di volersi ribellare al clan, non doveva rimanere più alcuna traccia. Non una semplice minaccia. Quando i carabinieri fecero scattare il blitz, scoprirono che la vasca, in cui dovevano essere sciolti i resti dell’uomo, era già pronta. Se è bastato un semplice sospetto per ideare un progetto omicida disumano è facilmente intuibile quindi quale sia stata la reazione dei ras e dei loro congiunti dinanzi alla minaccia, mai tanto concreta, di un intervento deciso dello Stato in quella che considerano la loro roccaforte. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA