Sparatoria a Caivano contro i rom, il killer voleva la strage: bambini sfiorati

L'ipotesi del ritardo nella consegna di armi ai clan

Spari di camorra contro i rom
Spari di camorra contro i rom
di Marco Di Caterino
Lunedì 2 Ottobre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 3 Ottobre, 16:03
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Ha i contorni di un giallo il raid a colpi di pistola esplosi sabato notte contro il campo rom di Caivano, in località Trivio delle Janare. Questa volta non si è trattato di una delle scellerate stese della camorra, con raffiche di mitra e pistole a sparare colpi in aria, per ribadire chi comanda. A rendere inquietante il raid sono state le modalità con le quali sono stati esplosi una decina di colpi calibro nove all'interno del campo. Il killer ha agito per uccidere. Mirando ad altezza d'uomo. Per fare una strage. Evitata solo per circostanze fortuite. Il gravissimo episodio ha nuovamente elevato a livello di guardia tensione e terrore, in una Caivano superblindata dalla massiccia presenza delle forze dell'ordine, scattata dopo il lurido stupro di gruppo su due ragazzine di dieci e dodici anni. E con blitz continui e perquisizioni a tappeto che non danno tregua alle piazze di spaccio. Un clima pesante al punto da far saltare i nervi ai familiari dei capi della cosca Ciccarelli-Sautto, che due giorni fa si sono esposti pubblicamente - comportamento mai visto prima - minacciando in modo brutale Bruno Mazza, responsabile dell'associazione “Un'infanzia da Vivere” molto attiva nel propugnare la legalità nel Parco Verde. 

Nessun dubbio che il raid sia stato deciso dalla camorra, ma sul movente è ancora buio pesto e gli inquirenti non escludono alcuna pista.

Ma a questi ultimi è ben noto che tra i clan di Caivano, Afragola e Acerra e alcuni personaggi, noti alle forze dell'ordine per reati quali traffico di armi e droga, cavalli di ritorno e furti in appartamenti, e che abitualmente risiedono nel campo rom preso di mira sabato sera, c'è un continuo scambio di affari: dal traffico di armi da guerra fabbricate nell'ex Jugoslavia e fornite dalla mala dei rom, alla custodia di ingenti quantitativi di stupefacenti che arrivano nel Napoletano seguendo la rotta balcanica. Affari che quasi mai hanno sussulti o contano morti ammazzati, quando però le condizioni ambientali lo consentono. Equilibri che invece svaniscono come neve al sole quando, come in questo momento, non solo il clan del Parco Verde ma anche quelli di Afragola (dove è in atto una faida) e quelli di Acerra sono sotto scacco da parte delle forze dell'ordine. In queste situazioni dove l'unica regola è il «si salvi chi può», ogni inciampo, ogni ritardo nella consegna di armi o droga può far entrare in azione i killer. Non è escluso dunque che l'azione di fuoco possa essere stata la risposta a una mancata consegna di armi - già pagata perché così è la regola - da parte di uno dei clan che operano in questo triangolo delle Bermude della camorra, impossibilitato ad accedere direttamente alla propria armeria, proprio per gli asfissianti controlli di carabinieri e polizia. Ma non è escluso nemmeno che il raid possa essere stata la risposta al furto in un appartamento di qualche intoccabile, o anche soltanto di un'auto in uso a personaggi di rispetto. 

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Sabato sera i carabinieri della locale compagnia, diretta dal capitano Antonio Maria Cavallo, hanno rinvenuto e sequestrato nove bossoli calibro 9. Tre proiettili hanno sfiorato i componenti di una famiglia composta da quattro bambini piccoli, la mamma in avanzato stato di gravidanza e il marito. Un altro proiettile invece ha colpito, trapassandolo di lato in lato, un altro modulo abitativo, dove non era presente nessuno, mentre altre due ogive hanno sforacchiato il muro di cinta del campo. A sparare è stata quasi sicuramente una sola persona, che si è poi dileguata rapidamente nel buio del reticolo di stradine. 

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