Cei, il vescovo Di Donna: «Il Papa ci ha spronato la Chiesa sia militante»

Il presidente della Cei Campania: abbiamo parlato dei mali della regione

Il vescovo Di Donna
Il vescovo Di Donna
di Francesco Gravetti
Domenica 14 Aprile 2024, 10:24 - Ultimo agg. 15 Aprile, 07:04
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«Con il Santo Padre ci siamo confrontati a lungo e ci siamo fatti soprattutto una domanda: quali sono oggi gli ostacoli alla dignità umana in Campania? Lui ha apprezzato il nostro essere autentici pastori, vicino alla gente e ai loro problemi». Monsignor Antonio Di Donna è il vescovo di Acerra e presidente della Conferenza episcopale campana. Con gli altri vescovi della Campania è reduce dalla visita ad limina, l'incontro che periodicamente i responsabili della diocesi tengono in Vaticano, al cospetto del Papa e dei dicasteri. L'ultima ci fu nel 2013.

Eccellenza come è andata?
«Ci tengo in primo luogo a sottolineare che è stato un incontro franco e diretto. Non abbiamo trovato un ambiente ovattato: il Papa ci ha chiesto anche di criticarlo, se lo ritenevamo necessario. La schiettezza, del resto, è una sua caratteristica. Lui ci ha detto che ci ha trovati pastori autentici, che avevamo l'odore delle pecore: è il suo modo per dirci che siamo vicini alla gente».

Ma la gente, invece, è vicina alla Chiesa?
«Ecco, questo è uno dei temi affrontati.

Ci siamo chiesti come annunciare il Vangelo oggi, alla luce del periodo che stiamo vivendo e che Francesco definisce "cambiamento d'epoca". Il Vangelo è sempre lo stesso, ma il linguaggio è cambiato, sono cambiate tante cose: non sempre noi ci facciamo trovare preparati, ma è necessario farsi questa domanda: "Come dire di Dio oggi?».

E la risposta quale potrebbe essere?
«Intanto, quello di oggi non è più un tempo di cristianità, purtroppo. Nel nostro territorio riscontriamo attaccamento ai sacramenti, alle processioni, alla tradizione. Tuttavia noi dobbiamo portare la gente da una fede di tradizione a una fede autentica. Io i parroci della Campania li ringrazio: vivono tante difficoltà, hanno il problema di conquistarsi un'autorevolezza che prima era quasi scontata, a volte sono oberati di cose da fare».

Ma basta una parrocchia solida?
«Evidentemente no. Infatti col Papa abbiamo parlato della famiglia, che non è più il luogo della trasmissione della fede, dei giovani e di molto altro. Gli abbiamo sommessamente fatto presente anche una critica». Quale?
«La Chiesa sta procedendo all'accorpamento di alcune diocesi, in alcuni casi è già avvenuto. Noi ubbidiamo, ma non siamo del tutto d'accordo. In Campania ci sono zone senza ospedali, senza tribunali. Se perdono il vescovo come punto di riferimento, la situazione diventa assai difficile».

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Ecco, la Campania. Avete parlato dei problemi della regione?
«In particolare con un Dicastero ci siamo fatti una domanda: quali sono oggi gli ostacoli alla dignità umana in Campania? È un elenco lungo, quasi una litania, e il fatto che su alcuni di questi problemi riscontriamo miglioramenti non ci deve fare abbassare la guardia. Penso alla criminalità organizzata, ma non solo a quella che spara: a quella dei colletti bianchi, quella che si annida nella grande finanza, ai settori deviati della massoneria, alla collusione della politica. A questi settori è collegato il sistema di corruzione del territorio. Ed è questo clima che favorisce l'insorgere di altre questioni sociali».

Quali?
«Per esempio la dispersione scolastica, che fa registrare dati preoccupanti. Poi c'è il problema dell'inquinamento ambientale, del lavoro nero, dello spopolamento delle zone interne, di un sistema sanitario non sempre all'altezza delle aspettative legittime dei cittadini».

In tutto questo quadro già preoccupante si inserisce l'autonomia differenziata. Lei non ha mai nascosto di essere contrario, giusto?
« Sarebbe la batosta definitiva per la Campania e per il Sud. Va anche detto che noi, come Chiesa del territorio, non siamo esenti da colpe».

Quali colpe?
«Registro un deficit di profezia: avremmo dovuto essere più presenti e propositivi. Dobbiamo meglio affermare la dottrina sociale della Chiesa e contrastare in maniera ancora più netta l'illegalità diffusa. Evidentemente non lo facciamo abbastanza».

E la politica?
«La politica vive l'irrilevanza dei cattolici oggi. È una diaspora che dura da tempo. Con i cattolici in politica c'è una questione aperta: noi diciamo loro che non propongono abbastanza e non si fanno sentire, loro ci rimproverano che la Chiesa non li accompagna nel percorso».

Fin qui le colpe. E i meriti invece?
«È indubbio che noi proponiamo un sistema di carità e assistenza sociale molto forte. Penso ai minori, all'accoglienza dei migranti, alla povertà. Le istituzioni, soprattutto quelle regionali, ci riconoscono questo ruolo: con la Regione collaboriamo e dialoghiamo molto, anche sul sostegno alle famiglie».

L'ambiente, invece?
« È un altro cruccio. Il 20 aprile ci incontriamo a Pietrarsa con tutti i vescovi della Campania. È un cammino comune teso proprio ad affrontare e risolvere la questione ambientale tutti insieme. La terra dei fuochi non è solo una. Qui ci sono tante terre dei fuochi».

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