Melillo nel Parco Verde di Caivano: «Patto civile anti-clan»

«Avevo promesso a don Maurizio che sarei venuto a Caivano, e io mantengo sempre le promesse»

Il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo al Parco Verde di Caivano
Il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo al Parco Verde di Caivano
di Marco Di Caterino
Lunedì 18 Settembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 17:03
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Una domenica con due omelie nella parrocchia del Parco Verde di Caivano. Una, quella laica, lucida, a volte impietosa, è stata tenuta da Giovanni Melillo, procuratore nazionale Antimafia ed ex capo della procura di Napoli. L'altra, quella canonica, l'ha tenuta don Maurizio Patriciello, sacerdote sotto scorta massima per le minacce di morte ricevute della camorra che tiene sotto scacco da quarant'anni quest'area, trasformata nella piazza di spaccio più grande d'Europa. Omelie che per tratti sono state a due voci, e che si sono intersecate più volte, accompagnate da cenni di assenso e tanti applausi da parte della gente perbene che abita in questo posto e che non ha perso dignità e impegno civile. Una domenica da segnare. «Avevo promesso a don Maurizio che sarei venuto a Caivano, e io mantengo sempre le promesse», ha esordito Giovanni Melillo, reduce da una missione in Argentina dpve ha monitorato le nuove strade del narcotraffico. Una visita e la testimonianza della sua vicinanza a Caivano, ancora sotto choc per lo stupro di gruppo del branco su due ragazzine che adesso hanno 11 e 13 anni. Sollecitato dalle domande e dall'affettuoso incalzare di don Maurizio sull'assenza dello Stato a Caivano, Giovanni Melillo ha sottolineato: «È vero. Lo Stato ha fallito, ma non per la sua totale assenza: qui c'è stata solo una parte dello Stato. Posso testimoniare che la Procura di Napoli ha sempre considerato Caivano una priorità. Ma non basta. Quello che è mancato è lo Stato dell'inclusione sociale, della protezione sociale, quella parte di Stato cui competono politiche educative». Poi l'analisi lucida, a 360 gradi, sul perché esistano tante Caivano nel nostro Paese. «Siamo abituati - ha detto Melillo - a girare la testa da un'altra parte. È un errore nelle democrazie, perché come tutte le cose umane, queste nascono, si possono ammalare o peggio morire. Le dobbiamo curare, salvaguardare, farle stare in salute. Ed è ompito di tutti noi. Voi ha spiegato rivolgendosi alle persone che affollavano la chiesa dovete essere cittadini consapevoli, che vivono partecipando democraticamente alla vita del Paese, nel nostro piccolo quotidiano dobbiamo essere tutti sentinelle della legalità, soprattutto nel Sud, perché la questione meridionale è ancora, dopo un secolo, di drammatica attualità». 

«Nel Sud - ha continuato il capo della Superprocura - il 70 per cento delle opere pubbliche sono incompiute. Un cittadino su due non riesce a leggere e a comprendere un testo, la sanità è allo sbando. Questo perché ci voltiamo da un'altra parte». E ancora: «Abbiamo scoperto migliaia di truffe sul bonus 110%. Quei soldi potevano essere impiegati per la rigenerazione delle periferie». Sulle misure adottate dal governo dopo la visita della premier Giorgia Meloni a Caivano, Melillo è stato più che chiaro: «Penso sia importante quella visita, insieme ad alculni ministri.

E trovo incredibile che ci si possa dividere sul fatto che sia importante che lo Stato dimostri capacità di essere presente. Su alcuni argomenti come mafia e corruzione, il Paese non deve dividersi mai. Credo che su questo terreno non siano consentite divisioni che rischiano di far marcire le radici di una comunità democratica ed è importante che sia stata Caivano a offrire questa prova di tenuta». E se all'intervento dello Stato sono seguite stese, è la stessa Meloni a ribadire, ieri nel corso di una registrazione di una trasmissione televisiva: «Caivano è una sfida. Credo che in uno Stato giusto - ha detto la premier - le zone franche non possano esistere. Portiamo sicurezza, strumenti per offrire alternative, luoghi dove si possa avere altro rispetto al degrado. Nelle case popolari bisogna avere il coraggio di entrare, non c'è neanche un censimento. Capita anche che il reddito di cittadinanza lo gestisca la camorra. E a casa mia la camorra non gestisce i soldi dello Stato. E non pensino che mi fanno paura con le loro stese, con le loro mitragliate. Perchè rispondiamo colpo su colpo».

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Da almeno dieci giorni, il Parco Verde è super sorvegliato. Di mattina è presidiato dai carabinieri, di pomeriggio dalla polizia, presenze che in qualche modo hanno reso tranquillo il quartiere tanto che finalmente si vedono per strada mamme con i passeggini e bambini impegnati nelle classiche partitelle di calcio che durano fino al calare delle sera. La mattinata di questa domenica special, si è conclusa con una foto ricordo sul sagrato della parrocchia. Appena il tempo di far salire in auto Giovanni Melillo che don Maurizio, più burbero che mai, provato dall'influenza, richiama i fedeli per la messa di mezzogiorno, fuori orario. Nella sua ancor più appassionata omelia ha esortato i suoi parrocchiani a seguire le orme del Vangelo che sempre più spesso incrocia la nostra Costituzione. Dopo la messa è crollato, tanto che è stato chiamato un medico. Stress e influenza è stata la diagnosi. Riposo e tranquillità la cura. Che don Patriciello non seguirà per niente. Garantito. 

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