L'alveo Camaldoli esonda, il mare invaso dai rifiuti

Strade travolte da un fiume d'acqua, automobilisti intrappolati nelle auto

Le strade di Licola
Le strade di Licola
di Serena Palumbo
Lunedì 25 Settembre 2023, 07:24
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Le strade di Licola diventano mare a causa dell'esondazione dell'alveo dei Camaldoli. «Non vi illudete ironizza Umberto Mercurio, presidente dell'associazione Licola Mare Pulito - non siamo a Venezia, ma a Licola». Ieri, a partire dalle prime ore del mattino, una grande distesa d'acqua, che nulla aveva a che fare con le limpide e salate acque marine, ha invaso via Madonna del Pantano, riportando notevoli disagi a passanti e automobilisti. La causa è stata lo straripamento dell'alveo dei Camaldoli che, colmo di detriti, fogliame, rami e soprattutto spazzatura sversata illecitamente, non ha retto la cospicua portata d'acqua accentuata dalle forti piogge registrate in mattinata (come preventivamente era stato segnalato dalla Regione Campania) ed è esondato.

«Questo è un disastro già annunciato - denuncia Mercurio - ma ci ignorano.

Il canale non regge più la portata dell'acqua, poiché è quasi totalmente ostruito da rifiuti e detriti accumulati nel tempo. La situazione sta diventando sempre più pericolosa. L'acqua ha straripato nell'argine di sinistra, inondando e allagando i campi coltivati di Giugliano, nonché le strade. È da tempo che chiediamo al comune di intervenire, proprio per prevenire questi episodi che pongono in serio pericolo la vita dei cittadini, ma le istituzioni sono latitanti».

Il canale in questione nasce dalla collina dei Camaldoli, attraversa i comuni a nord di Napoli per circa 25 chilometri, fino a sfociare sulla costa di Licola. Ideato dai Borbone nel 1800, il suo compito dovrebbe essere quello di raccolta delle acque bianche, ma al suo interno viene sversata impropriamente la qualunque: «L'alveo dei Camaldoli è lungo oltre 20 km. Arriva dalla collina dei Camaldoli, scende giù per Qualiano, Marano, Mugnano, Calvizzano e Giugliano, sfociando in mare. È un canale che andrebbe monitorato e vigilato sempre, perché viene adoperato come discarica da parte di incivili cittadini, che preferiscono buttare immondizia al suo interno, senza smaltirla idoneamente. Con le forti piogge, i rifiuti accumulati scorrono, depositandosi sulla spiaggia». La tutela del canale borbonico dovrebbe essere sotto l'attenzione di ben quattro enti: Città Metropolitana, comuni interessati, Genio Civile e Consorzio Generale di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno.

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«L'amministrazione comunale subisce l'inquinamento che arriva dall'alveo dei Camaldoli e le conseguenze che ne derivano. Il comune di Giugliano dovrebbe avere un ruolo fondamentale nella tutela ambientale, ma è assente, la prova è lo scarico illecito consentito. La Procura della Repubblica alla quale ci siamo rivolti non interviene. Io ho molte denunce depositate negli anni, ma la situazione resta questa. I responsabili sono loro: politici e mala politica ambientale». Il presidente di Licola Mare Pulito, accorso tempestivamente sul posto, ha cercato di mettersi in contatto con il consorzio, per richiedere un immediato intervento di rimozione del materiale ostruente. Ma quello che Mercurio chiede oramai da anni, a nome della sua associazione e della popolazione, è un intervento e una tutela continuativa. Solo con una corretta manutenzione, una rigida sorveglianza contro gli sversamenti illeciti, si può porre la parola fine a una situazione drammatica che si protrae da anni a Licola, ma anche in tanti altri comuni dell'area Nord.

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