Afragola, nelle piazze dei vecchi boss le nuove regole di clan africani

L’incubo di vendette dopo i ferimenti durante la processione di sabato sera

I ferimenti ad Afragola
I ferimenti ad Afragola
di Marco Di Caterino
Domenica 18 Giugno 2023, 22:52 - Ultimo agg. 19 Giugno, 16:04
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Vecchie ruggini e nuovi rancori dietro al duplice ferimento di Raffaele e Vincenzo Sepe, rispettivamente padre e figlio, avvenuto nella prima serata di sabato proprio mentre passava la processione in onore di Sant’Antonio, interrotta bruscamente con la statua del santo messa al sicuro nella basilica a lui dedicata. Dopo una notte di frenetiche indagini, i carabinieri della compagnia di Casoria, diretta dal maggiore Diego Miggiano, e quelli della locale caserma, con il luogotenente Raimondo Semprevivo, hanno denunciato in concorso con altre persone ancora da identificare, per tentato omicidio, porto e detenzione di arma da punta e taglio e falsa denuncia di reati Ekuebran Don Dekpo, 20 anni, nato nel Togo, incensurato, immigrato regolare, ufficialmente operaio edile.

L’immigrato nei minuti successivi al duplice ferimento di padre e figlio, si era presentato al pronto soccorso del presidio ospedaliero Villa dei Fiori ad Acerra, con ferite da taglio al polso sinistro e alla mano destra, denunciando di essere stato vittima di un tentativo di rapina del suo cellulare. Ricercato l’immigrato che ha esploso alcuni colpi contro padre e figlio.

Denunciati per rissa aggravata sia Raffaele Sepe, 44 anni, già noto alle forze dell’ordine, meglio noto negli ambienti della malavita afragolese come “millecinquecento”, che nello scontro è stato ferito da diverse coltellate all’addome e al torace, che suo figlio Vincenzo, che ha riportato lesioni da taglio meno gravi del genitore.

Padre e figlio sono ancora ricoverati all’ospedale San Giovanni di Dio di Frattamaggiore. Le loro condizioni sono in lento ma graduale miglioramento e sembra essere scongiurato, al momento, l’immediato pericolo di vita soprattutto per Raffaele Sepe. 

Una svolta decisiva nelle indagini è arrivata dalla visione delle immagini registrare da alcune telecamere di videosorveglianza installate nella zona, che hanno consentito agli inquirenti di ricostruire la dinamica di quanto accaduto e identificare il togolese, che si sarebbe ferito da solo, quando insieme a un gruppo di cittadini africani ha aggredito le due vittime. Gli inquirenti hanno anche accertato il movente del sanguinoso episodio, che sarebbe da inquadrare nella categoria dei “futili motivi”. Esclusa al momento, dunque, la pista del recupero crediti da parte dei Sepe, visto che gli inquirenti non hanno trovato alcun riscontro in tal senso. 

Gli investigatori ritengono che lo scontro sia avvenuto per pura casualità, circostanza questa che ha messo in rotta di collisione gli immigrati e i due feriti, che nei mesi precedenti pure si erano affrontati ma solo verbalmente. Un litigio con le sole “ maleparole” che sembrava essere finito lì, ma che invece è covato fino ad esplodere sabato sera, in concomitanza con la processione dedicata al santo patrono. Grazie alla visione dei video della telecamere di sorveglianza e alle testimonianze di alcuni testimoni, i militari hanno accertato che Raffaele e Vincenzo Sepe, mentre transitavano sullo scooter in corso Vittorio Emanuele, hanno incrociato Ekuebran Don Dekpo e il suo complice, quello armato con una pistola. E dopo un breve scambio di invettive sono passati alle mani. 

 

Nel corso del violento scontro fisico, padre e figlio hanno avuto la peggio, colpiti da più fendenti e rischiando anche di essere uccisi dal complice dell’arrestato che ha esploso almeno tre colpi, per fortuna andati a vuoto. Il rumore degli spari ha richiamato una decina di extracomunitari, che si sono diretti verso i due feriti, che visto la mala parata, nonostante le ferite sono riusciti a salire in sella allo scooter e a mettersi in salvo, infilandosi nella processione.

«Il grave episodio di ieri – ha commentato il professor Antonio Pannone, sindaco di Afragola – è il risultato della mancanza del controllo del territorio di questa città che conta più di cinquemila abitanti di Benevento, dove c’è la prefettura, un comando provinciale dei carabinieri e una questura, ma senza l’asfissiante presenza dI camorra e microdelinquenza che assilla la mia città. Occorre intervenire immediatamente». 

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