Sonrisa, il Castello delle Cerimonie è abusivo: niente ruspe per salvare 200 posti di lavoro

I Polese fuori dalla futura gestione della struttura

Sonrisa abusiva
Sonrisa abusiva
di Dario Sautto
Domenica 18 Febbraio 2024, 11:42 - Ultimo agg. 14:25
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Centinaia di cerimonie già prenotate per i prossimi due anni (e alcune anche per quelli successivi), le assunzioni dei lavoratori stagionali ferme e la prospettiva di una chiusura almeno per alcuni mesi, se non definitiva. Sono i primi dubbi legati alla vicenda che riguarda il Grand Hotel La Sonrisa di Sant'Antonio Abate, quello che in tv è noto come «Il Castello delle Cerimonie» della famiglia Polese. Una struttura ricettiva di lusso, che la Corte di Cassazione ha definitivamente bollato come frutto di una lottizzazione abusiva durata circa quarant'anni.

Una vera e propria industria della ristorazione e dell'intrattenimento, tra cerimonie, spettacoli e programmi televisivi, che ora rischia di scomparire.

I giudici hanno disposto la confisca degli immobili e dei terreni per circa 44mila metri quadrati, una fetta della zona agricola di Sant'Antonio Abate che diventerà di proprietà del Comune non appena partiranno le notifiche della sentenza.

Una storia quella della Sonrisa che ha vissuto alti e bassi, luci e ombre, spettacoli raffinati e ostentazione del trash, tra mille contraddizioni. Le vicende giudiziarie sono iniziate nei primi anni Duemila, quando l'allora procuratore di Torre Annunziata, Diego Marmo, mise in esecuzione la demolizione di un intero piano dell'albergo abusivo. Da quel momento sono partiti gli ulteriori accertamenti, culminati con la sentenza divenuta definitiva giovedì e che ha sancito la sussistenza del reato di lottizzazione abusiva, pur essendo ormai prescritta ogni accusa, disponendo la confisca. Una contraddizione che ha spinto i legali della famiglia Polese ad annunciare ricorso alla Corte di Strasburgo, puntando su un precedente simile in Puglia. Ora, però, come annunciato dalla sindaca di Sant'Antonio Abate, Ilaria Abagnale, partirà l'interlocuzione tra le varie autorità coinvolte. Prefettura, Procura Generale di Napoli e Procura di Torre Annunziata siederanno probabilmente attorno ad un tavolo, insieme al Comune abatese, perché la vicenda Sonrisa riguarda anche tanti posti di lavoro a rischio. Un centinaio circa quelli diretti tra stagionali, la maggior parte, e fissi e altrettanti nell'indotto economico che gira attorno al «castello». 

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Dopo l'acquisizione dei beni a patrimonio del Comune, sono diverse le alternative, ma tutte vedono l'esclusione della famiglia Polese dalla gestione diretta o indiretta della struttura ricettiva. Essendo ritenuti loro i responsabili di una lunga serie di abusi edilizi perpetrati nei decenni, non potranno avere voce in capitolo. La via più drastica porterebbe alla demolizione dell'intero complesso, ma al momento è la strada che a livello istituzionale si proverà ad evitare. Alternative portano alla chiusura temporanea della struttura, in attesa di una nuova gestione da individuare tramite un bando comunale, dal quale il Comune incasserebbe un fitto fisso, con la salvaguardia del maggior numero possibile di posti di lavoro. La terza ipotesi porta alla chiusura definitiva dell'attività ricettiva, con la destinazione degli immobili e dell'area che la circonda per finalità di pubblico interesse, un po' come avvenuto per una villetta abusiva che, grazie ai fondi Pnrr, sarà trasformata in un asilo nido a Sant'Antonio Abate. Ma, in questo caso, l'area da trasformare è immensa. 

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