Racket ad agenzia funebre di Pozzuoli: condannati due estorsori

Del gruppo facevano parte anche affiliati al clan del Bivio di Quarto e uomini del clan Sorianello del Rione Traiano

Racket ad agenzia funebre condannati due estorsori
Racket ad agenzia funebre condannati due estorsori
di Gennaro Del Giudice
Domenica 18 Febbraio 2024, 11:37 - Ultimo agg. 12:45
3 Minuti di Lettura

Quattro assoluzioni e due condanne per gli uomini del clan de «gli amici di Toiano» nel processo per la tentata estorsione ai danni di un'agenzia funebre di Pozzuoli. Il giudice del Tribunale di Napoli, Maria Gabriella Iagulli, durante il processo di primo grado celebrato con rito direttissimo ha assolto «per non aver commesso il fatto» il ras Emilio Capasso, 40 anni, attualmente detenuto, e Giuseppe Chiaro, 49 anni. Entrambi difesi dall'avvocato Luca Gili erano accusati di essere i mandanti dell'estorsione e del successivo raid intimidatorio ai danni dell'agenzia, messo in atto dopo le resistenze da parte del titolare che si oppose alla richiesta estorsiva di diecimila euro da parte del gruppo criminale.

Insieme a loro sono stati assolti anche Giuseppe Cammino, 30 anni e Fabio Pasquale Lucci, 43 anni. Sono stati condannati invece a due anni di carcere i pentiti di camorra Gennaro Alfano, 32 anni e Francesco Loffredo, 26 anni, ritenuti mandante ed esecutore del raid. Il settimo imputato, Gaetano Arcone, 36 anni detto «masaniello» ha invece scelto il processo con rito ordinario che è ancora in corso. 

I fatti risalgono al dicembre del 2021 quando il clan chiese 5.000 euro per ognuno dei due anni di attività dell'agenzia nella zona del Carmine. «Gli aveva cercato 10mila euro e gli aveva detto che altrimenti avrebbe dovuto chiudere ed andarsene da Pozzuoli» ha raccontato ai magistrati, a proposito di uno degli estorsori, il pentito Gennaro Alfano a sua volta ritenuto uno dei mandanti dell'estorsione insieme ad Arcone.  

Del gruppo - secondo i pentiti - facevano parte anche affiliati al clan del Bivio di Quarto e uomini del clan Sorianello del Rione Traiano che dopo il «no» dell'imprenditore avrebbero ordinato la punizione che fu eseguita da Francesco Loffredo e da un altro affiliato.

I due, durante le festività natalizie, cosparsero con liquido infiammabile la porta d'ingresso dell'agenzia funebre, lasciarono a terra una tanica di benzina e mimarono davanti a una telecamera del sistema di videosorveglianza che in quegli istanti stava riprendendo in diretta la scena il gesto dello sparo con una pistola. Segnale inequivocabile indirizzato al titolare che denunciò tutto ai carabinieri facendo scattare le indagini e gli arresti di Alfano e Arcone.

© RIPRODUZIONE RISERVATA