La Campania è in pareggio di bilancio sui conti della sanità dal 2013 ed è l'unica Regione italiana, nell'ultimo anno, ad avere impiegato tutto il riparto nazionale di 80 milioni su 1,1 miliardi del Fondo per le terapie innovative (prevalentemente nuovi farmaci per curare i malati di cancro e affetti da malattie rare), messi a disposizione dal ministero della Salute. «Un percorso difficile e faticoso, in un contesto generalmente critico e sottofinanziato e sotto stress dopo il Covid per la notevolissima pressione della domanda di salute della popolazione, all'interno di un quadro nazionale che vede una parte delle Regioni in deficit sui conti della sanità», ha detto l'assessore regionale al Bilancio Ettore Cinque, intervenuto al focus sull'accesso delle Regioni alle terapie innovative, promosso a Napoli da Motore Sanità.
La Campania, in ogni caso, chiede una programmazione chiara per le terapie innovative. «Sulle Car-T, ad esempio, cura rivoluzionaria salvavita per alcuni tumori - ha sottolineato Cinque - vogliamo dire con chiarezza ai regolatori nazionali che non si possono accreditare i centri solo sulla base dei risultati e delle performance storiche, altrimenti il Sud non si risolleverà mai, ma bisogna farlo sulla base delle competenze che creano le premesse per realizzare nuove realtà.
Anche sui Lea, ha annunciato l'assessore, nel 2022 «la Campania sarà adempiente su tutte le aree del nuovo sistema di garanzia (prevenzione, ospedaliera e territoriale), ma occorre che tutte le Regioni siano messe alla pari. Per potenziare la ricerca è in arrivo un protocollo d'intesa stilato tra il presidente della Regione ed il neo presidente di Farmindustria». In tema di innovazione delle cure, «nonostante l'impegno delle autorità regolatorie internazionali e nazionali - ha evidenziato Claudio Zanon, direttore scientifico di Motore Sanità - ancora oggi la tempistica di accesso reale per il paziente può richiedere molti mesi, a causa di diversi ulteriori passaggi richiesti dalla burocrazia regionale. Dalla indicazione dei centri prescrittori e dei clinici alle valutazioni e indicazioni delle commissioni regionali, fino alla comunicazione sulle procedure di erogazione tra Hub&Spoke, comunicazione agli enti, procedura di acquisto da parte di ente regionale accentrato o farmacia ospedaliera».
La questione invece irrisolta per la Campania, come per le altre Regioni - hanno spiegato gli esperti riuniti a Napoli - è quella che, alla scadenza di 3 anni dalla qualifica di innovatività di una nuova cura, devono poi accollarsi per intero il costo spesso ingentissimo. «Cure che possono andare avanti per anni e che reclutano ogni anno nuovi pazienti. Questo comporta insostenibilità strutturale di procedura definita a livello nazionale che rema contro chi, come la Campania, ha messo in campo buone pratiche per garantire più guarigione e cure efficaci a malati di cancro e di altre malattie croniche e degenerative».