Chiusa la Feltrinelli a Napoli, a Chiaia cultura negata: per 100mila abitanti neppure una libreria

Feltrinelli chiude, niente libri nel quartiere: «Non va meglio a Pianura e ai Colli Aminei»

La chiusura per lavori della Feltrinelli di Chiaia
La chiusura per lavori della Feltrinelli di Chiaia
di Gennaro Di Biase
Martedì 17 Gennaio 2023, 23:45 - Ultimo agg. 19 Gennaio, 09:20
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Napoli è il contrario di una città del libro. Interi quartieri, periferici e non, sono sprovvisti di negozi di cultura e volumi. Chiaia e Posillipo, per esempio: circa 100mila abitanti che - con il restyling della Feltrinelli di piazza dei Martiri, chiusa fino a maggio-giugno - devono «arrivare in centro» per comprare una pagina. Lo stesso vale per i Colli Aminei (30mila cittadini), o per Soccavo-Pianura (100mila residenti anche qui) e San Giovanni a Teduccio (oltre 25mila anime). Va meglio al Vomero, con cinque librerie. Scampia e Ponticelli (40mila e 50mila abitanti) ne hanno una soltanto (rispettivamente la Scugnizzeria e Giunti, nel centro commerciale di via Argine). 

Fuorigrotta (71mila residenti), presenta un punto Mondadori in piazzale Tecchio e altre due attività culturali. Partenope, insomma, presenta un totale di meno di 30 esercizi dedicati esclusivamente al libro, senza contare il centro storico e Port’Alba, in cui si concentrano circa «20 librerie». Dai numeri indicati sopra - che saranno definiti in dettaglio da un censimento cui sta lavorando la commissione Cultura - sono escluse le cartolerie, cioè quelle attività che vendono oggettistica per la scuola ed espongono anche volumi sugli scaffali. E poi, naturalmente, c’è il centro storico, in cui si concentra il maggior numero di librerie: il triangolo Port’Alba-piazza Dante-Bellini conta 9 esercizi. Altri 6 in piazza Cavour, altre 3 tra Mezzocannone e Orientale, più Ubik in via Croce e The Spark in piazza Bovio. «In centro storico ci sono una ventina di librerie, considerando Port’Alba e fino a via Duomo, Corso Umberto e nella zona universitaria - dice Pasquale Langella, editore e libraio - Una grande concentrazione di attività purtroppo non sempre in salute. C’è poca affluenza di lettori. Tanti, per comodità, comprano online. La chiusura di Pironti è un altro duro colpo alla storica via della cultura». 

Tanta l’offerta, insomma, tra Decumani e dintorni. Ma la distribuzione sul territorio lascia a desiderare. «Napoli è una delle metropoli in cui si vendono meno libri d’Italia - spiega Diego Guida, editore e presidente nazionale del gruppo piccoli editori dell’Aie - Con la chiusura di Feltrinelli a Santa Caterina, per i 100mila abitanti di Chiaia e Posillipo praticamente non ci sono né biblioteche né librerie.

Niente, se si escludono un’attività di volumi per ragazzi e una d’antiquariato. E lo stesso accade in quartieri periferici. Gli spazi culturali in città sono mal distribuiti. Se si esclude il centro storico, più o meno c’è una sola libreria per ogni 34mila abitanti». 

Con 6 librerie, il Vomero, da qualche anno, fa eccezione alla regola. Proprio qui, a causa della desertificazione culturale, aprì nel 2009 Iocisto gestita da Alberto Della Sala: «Vomero a parte, i quartieri del centro sono senza librerie - osserva quest’ultimo - La motivazione riguarda i costi degli affitti: qui, a Chiaia e a Posillipo si pretendono cifre a tre zeri, impossibili da sostenere per chi vende solo libri. Ecco perché il bar e la cartoleria, oltre ai testi scolastici, servono a mantenere l’attività. Noi, per esempio, che siamo in uno scantinato senza affacci su strada e senza vetrine, paghiamo 3mila euro al mese. Se si va fronte strada bisogna moltiplicare il costo per 4. Le istituzioni pensino a incentivi per salvare le librerie. Un censimento del 2018 parlava di circa 200 esercizi tra Napoli e provincia, sono diventate meno di un quarto». Uno dei punti cruciali, appunto, è l’assenza di un monitoraggio delle librerie sul territorio. 

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Uno screening che dovrà essere condotto sulla base dei codici ateco, ma non solo. Un’attività che sceglie di vendere libri non è infatti necessariamente uno spazio culturale (si pensi ai supermercati o alle cartolerie). «Abbiamo avviato un censimento delle librerie con la Camera di Commercio, pronto per la prossima settimana - aggiunge Luigi Carbone, presidente della commissione Cultura in via Verdi - Napoli è stata capitale della stampa alla fine dell’Ottocento, e ci stiamo attivando per riaprire il museo di Arti Tipografiche Falcone al Mercato per non perdere questa traccia identitaria. L’emorragia di librerie ci preoccupa, proveremo a porre rimedio». Il mercato della cultura partenopea arranca. Napoli crea ma non apprende. Scrive e fa scrivere, ma legge poco.

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