Napoli, il conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo riapre come nel Seicento

Riapre il conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo
Riapre il conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo
di Donatella Longobardi
Giovedì 20 Aprile 2023, 11:00
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È lì, su via Tribunali, proprio di fronte alla chiesa dei Girolamini. La chiesa di Santa Maria della Colonna (la spagnola Vergine del Pilar) e l'attiguo conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, uno dei quattro antichi conservatori napoletani confluiti nel 1826 nel San Pietro a Majella. Dopo anni di abbandono, restauri e progetti confluiti nella riapertura del 2018 con i lavori realizzati con i fondi Unesco, sembra sia arrivato il momento della riscossa. Non un semplice recupero, ma una nuova scuola di musica per i giovani di famiglie disagiate napoletane, proprio come nel 600 quando questi istituti raccoglievano i ragazzini per strada e, attraverso la musica, trovavano loro un lavoro e un futuro. Sulla scorta di iniziative simili nate da tempo al rione Sanità, ma anche ai Quartieri Spagnoli e a Forcella, ecco dunque rinascere i Poveri di Gesù Cristo. La Fondazione Fare Chiesa e Città che si è occupata di restaurare questo gioiello storico e artistico, si è impegnata affinché i bambini possano accedere ai corsi a titolo gratuito: nella zona mancano centri sociali, strutture sportive e ricreative, istituzioni che si prendano cura dei ragazzi, che si affianchino nella loro crescita e ne stimolino le potenzialità. Grazie alla Regione sono stati anche acquistati alcuni strumenti musicali da destinare ai giovani allievi. Un pianoforte, due chitarre, alcuni strumenti a fiato e percussioni. Ma mancano i fondi per pagare i maestri. Ed ecco scendere in campo il Rotary Club Posillipo presieduto da Elio De Rosa che con il gruppo partenopeo ha organizzato un gala di beneficenza rivolto alla raccolta fondi per avviare le lezioni. L'appuntamento è alle 19.30 a Donnaregina, con tableaux vivants, «Cinema da ascoltare», tango argentino, Maurizio de Giovanni, Enzo Decaro, apericena, visita al museo, un gioiello da estrarre (25 euro).

«Tra 500 e 600 si faceva la questua per aiutare i più bisognosi, ora si ripete l'esperienza perché ancora oggi la musica può essere un valido elemento di crescita per i giovani napoletani visto che la Campania è la seconda regione in Italia per numero di ragazzi che hanno lasciato precocemente la scuola e tra i bambini ed i ragazzi che vivono in condizioni di disagio è elevatissimo il rischio di dispersione scolastica», spiegano alla Fondazione Fare Chiesa e Città, un organismo voluto dal cardinale Crescenzio Sepe in occasione del Giubileo per la città, nel 2011, che cogestisce anche il museo di Donnaregina e che fa capo al presidente, padre Adolfo Russo.

Da qui l'idea di puntare sulla struttura dei Poveri di Gesù Cristo nata durante la peste del 1589 grazie all'iniziativa di un romito francescano, Marcello Fossataro di Nicotera e chiusa dopo una rivolta degli allievi per i duri metodi di insegnamento e un cruento fatto di sangue nel 1743 (a quell'epoca il cardinale Spinelli vi spostò il seminario diocesano che vi rimase fino all'Unità d'Italia nel 1860 quando il complesso divenne convitto municipale chiuso con il terremoto dell'80). Un tempo di vita breve rispetto agli altri conservatori napoletani, Santa Maria di Loreto, Sant'Onofrio a Capuana e Pietà de' Turchini, ma che non impedì all'istituto di ospitare maestri come Gaetano Greco e Francesco Durante e allievi come Niccolò Jommelli, Nicolò Porpora, Leonardo Vinci, Giovanni Battista Pergolesi e Carlo Maria Michelangelo Nicola Broschi ovvero Farinelli, il castrato più celebre della storia che, giovanissimo, dalla natìa Andria allora nel regno di Napoli fu mandato a studiare nella capitale dove i grandi musicisti della scuola napoletana dominavano l'Italia e l'Europa. 

«E oggi sulla scorta di quell'esempio che valorizzava il ruolo dei mastricelli che erano gli allievi più grandi e più preparati che iniziavano ad insegnare ai più piccoli, vogliamo indirizzare all'insegnamento giovani diplomati e lasciare il ruolo di tutor ai musicisti più esperti che offriranno come volontari la loro opera», spiega Grima, direttore d'orchestra ed esperto di coralità, che segue il progetto della nuova scuola: «I locali sono pronti, gli strumenti anche. I primi allievi, una ventina, verranno intercettati da associazioni accreditate dall'arcidiocesi e dalle parrocchie, ad ognuno verrà associato uno strumento tra i più semplici in modo da facilitare il primo approccio, in pratica si deve solo cominciare». 

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